Bolzano, 29 giugno 2009 – L’80% dei pazienti richiede trattamenti complementari. E dal prossimo autunno l’ospedale di Merano li fornirà. Non vanno sottovalutati i costi e le possibili interazioni farmacologiche
“Siamo contrari alla contrapposizione ideologica tra medicina tradizionale e medicina non convenzionale: esiste solo la medicina dell’evidenza. Ma non abbiamo pregiudizi alla possibilità che le terapie impropriamente definite non convenzionali vengano utilizzate, purché vi siano studi clinici che ne confermino l’efficacia”. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) chiarisce la sua posizione su un tema controverso e l’occasione è il convegno “Medicine non convenzionali in oncologia all’interno di un sistema regolato: miti e realtà” che si svolge oggi a Bolzano. La scelta di organizzare l’incontro in Trentino Alto Adige non è casuale: dal prossimo autunno infatti l’ospedale Tappeiner di Merano fornirà servizi ambulatoriali di agopuntura, osteopatia, fitoterapia e omeopatia ai pazienti oncologici. Il progetto avrà la durata sperimentale di due anni e, in caso di successo, potrà essere esteso anche ad altre strutture sanitarie della Regione. “Non abbiamo certezze – spiega il prof. Francesco Boccardo, Presidente nazionale AIOM – ma l’obbligo di porci domande e interrogativi: vogliamo dare un messaggio chiaro a tutela degli utenti e dell’intero sistema. Queste sostanze possono avere effetti positivi per i pazienti soprattutto per controllare alcuni effetti collaterali indotti dalle cure ma possono avere anche interazioni con l’assorbimento o il metabolismo dei farmaci antitumorali. Solo una corretta sperimentazione e lo studio delle possibili interferenze con i farmaci antitumorali possono consentire di inserirle nei protocolli terapeutici”. La gente comunemente crede che tutti i rimedi naturali siano innocui, anche molti medici non sanno che alcune sostanze contenute negli alimenti e nelle bevande possono interagire con i farmaci, compresi quelli oncologici. “È provato – afferma il dott. Marco Venturini, Segretario nazionale AIOM – che il succo di pompelmo può aumentare la tossicità di una molecola registrata per il tumore al seno. Va anche sottolineato che al Congresso americano di oncologia di quest’anno è stato presentato uno studio randomizzato che ha dimostrato che il ginger contribuisce ad alleviare la nausea. Ma nella stragrande maggioranza dei casi non vi sono studi clinici che confermino l’efficacia delle cosiddette terapie complementari”. Ogni anno in Trentino Alto Adige più di 4000 persone sono colpite da tumore (1962 donne e 2208 uomini). La sperimentazione condotta a Merano, secondo i sostenitori del progetto, risponderebbe a precise richieste dei pazienti oncologici: già oggi l’80% ricorre a questi trattamenti rivolgendosi a strutture private. Quindi, perché non assecondare le richieste dei malati? “Il problema esiste e va affrontato – sottolinea il dott. Claudio Graiff, Direttore della Divisione di Oncologia Medica dell’Ospedale Centrale di Bolzano -. Con questo convegno diamo un segnale di apertura, ci poniamo in un’ottica di assoluta collaborazione, non di competizione o di alternatività”.Altro aspetto da non trascurare, soprattutto nel momento attuale di crisi economica e di scarsità di risorse, è quello dei costi e dell’eventuale rimborsabilità delle terapie non convenzionali. A Merano sarà possibile fruirne, almeno inizialmente, solo su prescrizione dello specialista ospedaliero al costo variabile tra i 30 e gli 80 euro di ticket o in esenzione per chi ne abbia diritto (cioè i cittadini con reddito sotto il minimo vitale). “Il nostro Servizio sanitario nazionale – continua il prof. Boccardo – opera in base al principio di sussidiarietà. E i livelli essenziali di assistenza oggi includono prestazioni che solo fino a 10 anni fa non erano considerate. Però non potrebbero non nascere dubbi e perplessità qualora le medicine complementari fossero erogate gratuitamente dal servizio sanitario senza che prima ne venga dimostrata inequivocabilmente l’efficacia e la sicurezza, come è richiesto per tutti gli altri tipi di prestazioni sanitarie”. “Tra le spese di gestione di un malato oncologico – afferma il dott. Graiff – quella farmaceutica incide in maniera decisiva, ma vi sono anche molte altre variabili. L’oncologo deve attenersi sempre ai criteri dell’appropriatezza e della buona pratica clinica. Regole che dovranno essere condivise anche da coloro che si occupano di medicine complementari. Lo stanziamento per questi trattamenti nella nostra provincia non potrà andare a discapito del finanziamento oncologico globale, ma sarà auspicabilmente una voce aggiuntiva, senza sottrarre risorse a quanto già stabilito”. “Non mettiamo in discussione l’importanza della continuità delle cure – conclude il dott. Carmelo Iacono, presidente eletto AIOM -, e che vi siano specialisti, come già accade per i palliativisti, che svolgono un ruolo essenziale in alcune fasi della malattia. Queste figure possono essere inserite nel processo di cura, collocandole accanto all’oncologo, e avere uno stretto collegamento funzionale con le strutture di assistenza. Il principio della multidisciplinarietà è infatti parte integrante del nostro sistema. Il nostro servizio sanitario però può rimborsare solo le prestazioni che rispondono a determinati modelli (trattamenti evidence-based e percorsi dignostico-terapeutici basati sull’efficacia), a cui anche le medicine non convenzionali si devono attenere”. Al convegno di Bolzano sono stati invitati, tra gli altri, il dott. Richard Theiner, Assessore provinciale alla Sanità, i vertici dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige che saranno rappresentati dal Direttore Sanitario dott. Oswald Mayr, e il responsabile del nuovo reparto di medicina complementare a Merano, dott. Christian Thuile.