Presentati per la prima volta i risultati dello studio Benefit con interferone beta-1b. Meno 40% la probabilità di sviluppare danni permanenti
Rodi, 19 giugno 2007 – Aggredire la sclerosi multipla fin dal suo esordio: l’inizio del trattamento con interferone beta-1b subito dopo il primo sintomo indicativo della malattia riduce del 40% il rischio di sviluppare un danno neurologico permanente. Questi i dati dello studio BENEFIT dopo tre anni di osservazione su pazienti che hanno iniziato immediatamente la cura, rispetto a quelli che hanno invece atteso nuovi episodi clinici. “Quando si presentano i primi sintomi della malattia alcuni pazienti hanno già sviluppato danni neurologici significativi che possono condurre a disabilità – spiega il prof. Giancarlo Comi, Presidente della Società Europea di Neurologia, Direttore della Neurologia e del Servizio di Neurofisiologia Clinica e Direttore dell’unità di Neuroriabilatazione del San Raffaele di Milano -. I risultati dello studio BENEFIT confermano che un trattamento tempestivo può ridurre quei danni e le conseguenze disabilitanti della sclerosi multipla. Proprio per questo va potenziata l’informazione a medici e pazienti: è fondamentale insegnare loro a riconoscere la malattia fin dai primi stadi”.
I dati, attesi con grande interesse dagli esperti, vengono presentati oggi per la prima volta al Congresso Europeo di Neurologia, in corso a Rodi fino a domani, che vede riuniti oltre 2500 specialisti.
La sclerosi multipla colpisce 54 mila persone in Italia (con circa 2.000 casi ogni anno) e 2,5 milioni nel mondo. Rappresenta la prima causa di invalidità di origine neurologica nel giovane adulto. È più frequente nelle donne rispetto agli uomini e si manifesta prevalentemente fra i 20 e i 40 anni, con un picco intorno ai 20-30. È caratterizzata dalla distruzione della mielina, la guaina che avvolge le fibre nervose che, funzionando da isolante elettrico, consente di migliorare ed aumentare la velocità di trasmissione degli impulsi nervosi.
“E’ una malattia con importanti implicazioni sociali ed elevatissimi costi personali: per questo è necessario fare tutto il possibile per diagnosticarla e curarla precocemente – continua il prof. Comi -. Dobbiamo bloccarne l’evoluzione e impedire che distrugga altre parti del cervello”.
Nell’estensione a 3 anni dello studio BENEFIT i pazienti che avevano ricevuto l’ Interferone beta 1b subito dopo il primo attacco (trattamento immediato) venivano comparati con quelli che avevano ricevuto per due anni o comunque fino alla prima ricaduta il placebo per poi passare al trattamento con Interferone beta 1b (trattamento ritardato). “Le persone che hanno avuto un trattamento immediato hanno riportato una riduzione del 41% del rischio di sviluppare la sclerosi multipla clinicamente definita – aggiunge il prof. Comi -, e del 40% di accumulare una progressione della disabilità rispetto a quelli che hanno ricevuto un trattamento ritardato: risultati che i medici, ma anche gli stessi malati, dovrebbero tenere in grande considerazione nella scelta della strategia terapeutica. I sintomi iniziali possono essere piuttosto blandi, come debolezza e affaticamento, disturbi della vista, della sensibilità o motori, per questo spesso i pazienti attendono troppo, prima di rivolgersi al medico” – conclude il professor Comi.
“La nostra Associazione richiama l’attenzione già da molti anni sull’importanza della terapia precoce, così come dimostrato da numerosi studi scientifici – dichiara il prof. Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla – . La scelta terapeutica più opportuna deve essere concordata tra il medico curante e la persona con sclerosi multipla, che deve poter scegliere il trattamento precoce senza ostacoli, per questo l’Associazione chiede la rimborsabilità del farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale e garantisce l’informazione attraverso, il proprio sito, le riviste e tutti gli altri canali”.
Il trattamento con interferone beta-1b rappresenta attualmente un’alternativa unica per i pazienti: nessun’altra molecola per la sclerosi multipla ha infatti dimostrato questi risultati. Il BENEFIT è uno studio multicentrico condotto in 98 centri in 20 paesi, Italia compresa. Ha incluso 487 pazienti con un singolo episodio clinico di sclerosi multipla randomizzati in gruppi per il trattamento con interferone beta-1b o placebo. Obiettivo era identificare l’effetto del trattamento precoce con interferone beta-1b, iniziato dopo il primo evento demielinizzante, sullo sviluppo di un secondo attacco e sulla diagnosi di sclerosi multipla clinicamente definita.