A Roma fino al 6 novembre il XXV congresso dei farmacisti ospedalieri. In primo piano la lotta agli errori di terapia e alle inefficienze per migliorare la gestione dei medicinali in Italia. E nuove forme di distribuzione per contenere i costi
Roma, 4 novembre 2004 – Garanti della sicurezza e della qualità dell’assistenza farmaceutica del cittadino ricoverato in ospedale o che accede ai distretti, sono responsabili della farmacovigilanza, della preparazione e distribuzione di farmaci-chiave come gli antitumorali. I farmacisti ospedalieri e delle ASL – oltre 2500 in Italia – sono figure di primo piano nel migliorare l’assistenza farmaceutica negli ospedali e nelle ASL: svolgono un ruolo indispensabile per monitorare attentamente le prescrizioni, evitare errori nelle terapie farmacologiche somministrate ai pazienti e per limitare gli sprechi. Ma il loro lavoro è troppo spesso misconosciuto. Oltre a gestire centri di informazione “indipendente” per aiutare medici ed amministratori a valutare efficacia e costi dei farmaci, sono impegnati attivamente per mettere a punto strategie e strumenti utili a contenere i costi della spesa pubblica. Di tutte queste competenze e iniziative si parla nel corso del XXV Congresso della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera o SIFO che si svolge a Roma dal 4 al 6 novembre. “Obiettivo dell’incontro – spiega la dottoressa Annamaria Nicchia, presidente del Congresso – è migliorare la qualità dell’assistenza farmaceutica nelle tre dimensioni: soddisfazione del cittadino, qualità professionale e qualità della gestione”. Grazie a nuove modalità di distribuzione applicabili ad una lista di farmaci definita dal Ministero e che sarà presto aggiornata dalla nuova Agenzia del farmaco, le farmacie ospedaliere sono in grado di garantire ai cittadini le terapie necessarie, con una spesa minore per il SSN.
La questione degli errori in terapia è particolarmente importante. Non sono disponibili statistiche nazionali ufficiali. Ma da una ricerca che sta conducendo la SIFO su alcuni ospedali italiani è emerso che per ogni 100 prescrizioni di farmaci possono essere commessi fino a 15 errori, di gravità variabile. “Si tratta di un dato preliminare che ci incoraggia a proseguire la ricerca – spiega la dottoressa Giovanna Scroccaro, presidente della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera – In gran parte si tratta di errori evitabili: ricette scritte in modo poco leggibile, dosaggi sbagliati, trascrizioni errate, indicazioni terapeutiche fornite verbalmente. Modalità di gestione dei farmaci che possono essere modificate sin da subito all’interno degli ospedali, con una migliore organizzazione e qualche investimento tecnologico”. Ma non si parlerà solo di migliore assistenza. Si analizzeranno i modi di ottimizzare le risorse e ridurre la spesa sanitaria. Le strategie sono diverse ma due spiccano per i risultati positivi ottenuti: la distribuzione diretta e il sistema di gara per equivalenza terapeutica.
“La distribuzione diretta è prevista dalle legge 405 del 2001 – precisa il dottor Mauro De Rosa, direttore del Dipartimento farmaceutico dell’Azienda USL di Modena e membro del direttivo SIFO – Comporta notevoli vantaggi il più importante dei quali è che i farmaci vengono acquistati dagli enti sanitari con uno sconto fino al 60-70% rispetto al prezzo al pubblico”. “Per esempio in Veneto lo sconto medio di acquisto è del 45% cui si aggiunge il 3% dei costi di distribuzione –sottolinea la dottoressa Scroccaro – Ciò significa che il costo medio per il sistema sanitario nazionale è il 58% del prezzo al pubblico. Se invece gli stessi farmaci vengono acquistati e distribuiti nelle farmacie convenzionate il SSN spende l’85% del prezzo al pubblico”.
Ma questa modalità non premia solo il sistema sanitario nazionale. “Grazie alla distribuzione diretta dei farmaci – aggiunge infatti il dottor De Rosa – regioni come l’Emilia Romagna, la Toscana, l’Umbria e la Campania hanno evitato forme di compartecipazione, il pagamento cioè di ticket da parte del cittadino”. Risparmio assicurato quindi, anche grazie al sistema di gara per equivalenza terapeutica. Attraverso questo metodo infatti “la competizione tra le aziende è maggiore e permette agli ospedali di ottenere sconto medi fino al 60-70%”.
Un’assistenza di qualità si traduce in parte in un’assistenza più sicura. E in quest’ottica i farmacisti ospedalieri e la SIFO promuovono la nomina di responsabili di vigilanza non solo per i farmaci ma anche per i dispositivi medici. “Se meccanismi di controllo sono già messi in pratica nel campo dei farmaci nel campo dei dispositivi vi è ancora molta strada da percorrere, per arrivare ad una razionalizzazione del loro impiego: il Ministero della Salute ha a questo proposito istituito la CUD (Commissione Unica dei Dispositivi) ed ha recentemente riorganizzato e potenziato la Direzione generale che si occupa dei dispositivi.” Lo sottolinea la dottoressa Scroccaro che aggiunge “Così come avviene per i farmaci, la responsabilità dell’acquisto e della distribuzione dei dispositivi medici negli ospedali e nelle ASL, con l’eccezione delle attrezzature, di competenza dei Servizi di ingegneria clinica, dovrebbe essere affidata ai Servizi farmaceutici. Questo oggi succede solo in alcuni ospedali. e non per gli stessi dispositivi”.
Ma per raggiungere questi obiettivi ambiziosi i farmacisti non possono e non dovrebbero agire da soli. “In sanità – spiega la dottoressa Nicchia – convivono diverse figure professionali sanitarie ma è indubbio che i veri ordinatori di spesa sono i medici. Risulta quindi necessario coinvolgerli nei dibattiti riguardanti i criteri e gli indicatori per misurare l’efficacia degli interventi sanitari. I medici sono infatti i primi a generare costi ma anche i primi che possono incentivare il risparmio che può essere utilizzato per aumentare la qualità dei servizi”.