Firenze, 7 gennaio 2003 – “Non credo che un tema come la disfunzione sessuale femminile possa essere risolto stabilendo se si tratti o meno di una patologia creata a tavolino per interessi economici. A mio avviso la sessualità femminile va analizzata nella sua specificità, nella singolarità del suo svilupparsi e nell’estrema differenza rispetto al ciclo sessuale maschile, elementi questi che spiegano per esempio la difficoltà nell’approcciare i disturbi correlati”.
Ad affermarlo è Raffaella Michieli, responsabile nazionale dell’area Salute della Donna della Società Italiana di Medicina Generale. Michieli – che interviene nel dibattito aperto da un articolo pubblicato sul ‘British Medical Journal’ dello scorso 3 gennaio, in cui si sosteneva la tesi che questo “nuovo disordine” fosse stato “ideato e definito negli ultimi 6 anni in meeting sponsorizzati dalle società del farmaco” – porta all’attenzione l’esperienza della SIMG in questo settore.“A dimostrazione di quanto la sessualità e i suoi eventuali disturbi siano ben presenti nella quotidianità del nostro lavoro – spiega Michieli – nel corso dell’ultimo congresso nazionale SIMG, svoltosi a novembre, abbiamo presentato i risultati di una ricerca, ideata con il responsabile dell’area Andrologica, Aurelio Sessa, che ha coinvolto 1300 medici di famiglia in tutta Italia e con cui abbiamo cercato di analizzare le loro conoscenze e l’interesse verso l’argomento. Cosa è emerso? In primo luogo che il 62% dei medici di medicina generale ha un interesse personale elevato e che oltre il 50% dei loro assistiti, sia uomini che donne, vorrebbe parlare della propria sessualità. Una percentuale non di poco conto, ma che potrebbe ricevere spiegazioni e cure adeguate se il medico avesse più conoscenze, come pensano il 34% degli intervistati. Per quanto riguarda la disfunzione sessuale femminile, la maggioranza dei colleghi (60%) ritiene che riguardi solo il 4% delle donne. Abbiamo infine indagato la possibile influenza del battage pubblicitario di nuovi farmaci nella presa di coscienza del problema. Per oltre il 50% dei medici non si tratterebbe comunque di un fatto negativo. Tra breve – conclude Michieli – saranno disponibili anche i risultati di un questionario sottoposto a circa 1500 pazienti, maschi e femmine, che aveva lo scopo di esplorare la loro consapevolezza delle problematiche sessuali. I risultati permetteranno di valutare l’entità del fenomeno “disfunzione sessuale” in campo maschile e femminile”.