“PNAS” PUBBLICA UN LAVORO DELL’ UNIVERSITA’ DI MODENA SU CELLULE STAMINALI
I ricercatori hanno manipolato in provetta alcune cellule staminali prelevate dal midollo osseo dei topi inserendo un virus-bandierina che si integra permanentemente nel genoma. In questo modo si può seguire l’evoluzione delle staminali e il percorso anche nelle cellule figlie dopo aver trapiantato cellule in un topo compatibile. Così i ricercatori hanno osservato la presenza del virus-bandierina sia nelle cellule progenitrici del sangue sia in quelle delle ossa e della cartilagine. ”E’ come se i nostri globuli bianchi e gli osteociti siano originati da una medesima cellula staminali midollare madre dopo trapianto – ha spiegato Dominici. La natura di queste cellule staminali non e’ ancora del tutto chiarita; si tratta presumibilmente di cellule identificate con l’antigene sca-1 (stem cell antigen-1)”. ”Questo tipo di cellule staminali – ha sottolineato Conte – hanno alcuni vantaggi rispetto alle altre: non sono di origine embrionale, possono essere estratte anche da tessuto adiposo e sono facilmente coltivabili e manipolabili geneticamente”. Cosi’ mentre in autunno a Memphis comincera’ uno studio con l’utilizzo di queste cellule staminali su bambini affetti da una grave malattia delle ossa (osteogenesi imperfetta) che procura continue fratture, a Modena si sta tentando di utilizzarle per inserire dentro di esse geni che inducono ma morte cellulare nelle cellule tumorali.