Torino, 13 febbraio 2018 – Le 3 neoplasie più frequenti sono quelle del colon retto (4.350), seno (4.200) e polmone (3.500). Nella Regione il 63% delle donne e il 53% degli uomini sconfiggono la malattia
Negli ultimi tre anni, le diagnosi di tumore in Piemonte sono aumentate del 9,8%. Nel 2017 nella Regione sono stati registrati 30.900 nuovi casi (16.200 uomini e 14.700 donne), nel 2015 le stime erano pari a 28.128 (16.100 uomini e 12.028 donne). Una tendenza che rispecchia quella nazionale con un andamento stabile delle nuove diagnosi fra gli uomini e un incremento fra le donne. Fra i piemontesi i tumori più frequenti sono quelli del colon retto (4.350), seno (4.200) e polmone (3.500). La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è in linea con la media nazionale, raggiunge infatti il 63% fra le donne e il 53% fra gli uomini (in Italia rispettivamente 63% e 54%). È la fotografia dell’‘universo tumore’ in tempo reale raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM e presentato oggi a Torino in Assessorato alla Sanità della Regione Piemonte.“I nuovi dati confermano la riduzione della mortalità nei due sessi per il complesso dei tumori e per molte neoplasie a più elevato impatto – commenta il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore Oncologia Medica all’Università di Torino -. Quello che veniva un tempo considerato un male incurabile è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire o con cui si può convivere a lungo con una buona qualità di vita. Oggi abbiamo a disposizione armi efficaci per combattere il cancro, come l’immuno-oncologia e le terapie target che si aggiungono a chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche dall’AIOM, si traduce nel costante incremento dei cittadini vivi dopo la diagnosi, che nella nostra Regione sono più di 274.100”.
“Ogni giorno nel nostro territorio vengono diagnosticati circa 85 nuovi casi – spiega la prof.ssa Silvia Novello, membro del Direttivo Nazionale AIOM, Ordinario di Oncologia Medica all’Università di Torino e responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale di Oncologia Toracica del San Luigi di Orbassano -. Preoccupa in particolare il notevole incremento, pari al 36%, delle diagnosi di tumore del polmone fra le donne, passate da 919 nel 2015 a 1.250 nel 2017. Il vizio del fumo è sempre più femminile e le conseguenze negative sono evidenti, come dimostrano i numeri. Per questo è fondamentale promuovere campagne di prevenzione a 360 gradi rivolte a tutte le fasce della popolazione: no al fumo, attività fisica costante e dieta corretta. Il 40% del totale casi, 12.360 in Piemonte solo nel 2017, potrebbe essere evitato seguendo uno stile di vita sano. È scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione”.
In Piemonte insomma serve uno sforzo maggiore per migliorare gli stili di vita e raggiungere il grado di prevenzione necessario ad evitare l’aumento dei casi: il 33,4% dei piemontesi è sedentario, il 28,4% è in sovrappeso e l’8% obeso. I fumatori sono il 24,2% della popolazione e il consumo a rischio di alcol riguarda il 19,1% dei cittadini (PASSI 2013-2016). In Piemonte l’ultimo dato Istat disponibile (anno 2014) fa registrare 14.624 decessi attribuibili a tumore: la neoplasia con il maggior numero di decessi è quella del polmone (2.742), seguita da colon retto (1.601), seno (1.071), pancreas (919) e stomaco (695).
“‘Prevenzione Serena’ è il programma organizzato dalla Regione Piemonte per gli screening oncologici- afferma la dott.ssa Patrizia Racca, coordinatore AIOM Piemonte -. Gli screening per i tumori della mammella, della cervice uterina e del colon-retto sono inseriti nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e i dati sull’adesione ai test di screening in Piemonte sono in alcuni casi migliori rispetto alla media nazionale”. Nel 2014 nella Regione il 67% delle donne ha eseguito la mammografia, esame indispensabile per individuare in fase iniziale il tumore del seno (57% Italia); il 53,8% ha aderito al programma di screening cervicale (Pap test +Test HPV) per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero (40,5% Italia). Leggermente inferiore rispetto al dato nazionale (44%), l’adesione complessiva al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (43,1%) per individuare in fase precoce il cancro del colon retto, che nel 2014 non ha raggiunto lo standard accettabile (>45%).
“Avere dati epidemiologici costantemente aggiornati – sottolinea la dott.ssa Lucia Mangone, presidente AIRTUM – permette ai rappresentanti delle Istituzioni di programmare campagne di prevenzione mirate. Il Registro Tumori Piemonte, primo in Italia ed in tutta l’Europa meridionale, collabora in maniera sistematica con le altre articolazioni del Centro di Riferimento per l’Epidemiologia e la Prevenzione Oncologica in Piemonte (CPO), soprattutto nella valutazione dei programmi di screening”. “Le tendenze generali osservate in Piemonte – riporta il dott. Roberto Zanetti, Direttore del Registro Tumori Piemonte e past President dell’International Association of Cancer Registries – sono in linea con quanto si osserva a livello internazionale nei Paesi industrializzati”.
“Da molti anni si parla di Reti Oncologiche Regionali, ma solo poche Regioni, tra cui il Piemonte, hanno intrapreso un reale percorso di attivazione – evidenzia il prof. Umberto Ricardi, Direttore del Dipartimento di Oncologia della Città della Salute e della Scienza di Torino -. Il vero salto di qualità dell’assistenza può essere messo in atto solo a partire dalla realizzazione di un vero sistema di reti oncologiche regionali, per garantire uniformità di comportamenti ed equità di accessi in tutte le fasi della malattia e per tutte le differenti potenziali offerte terapeutiche. La strutturazione in rete può inoltre razionalizzare l’impiego delle tecnologie, con un’ottimizzazione dei costi, e migliorare la partecipazione a studi clinici e la diffusione delle terapie innovative a tutti i pazienti. Un’organizzazione di questo tipo deve prevedere un approccio multidisciplinare e multiprofessionale e l’accessibilità a cure di qualità su base territoriale”. “Con la rete è possibile realizzare un sistema di accessi diffusi nel territorio che consente al cittadino di entrare nei percorsi di cura direttamente nel proprio luogo di residenza e di disporre di una valutazione multidisciplinare, raggiungendo risultati importanti in termini di qualità dell’assistenza – afferma il dott. Oscar Bertetto, Direttore del Dipartimento Interaziendale Interregionale Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta presso la Città della Salute e della Scienza di Torino -. Da un lato coordinando ed integrando la fase di diagnosi precoce si hanno meno malati in stadio avanzato; dall’altro riorganizzando la fase di cura e comprendendo anche l’assistenza a domicilio resa possibile da una integrazione tra servizi specialistici e territoriali coordinati dal dipartimento di rete oncologica, si decongestionano gli accessi in ospedale nel cui contesto è prevista una scala gerarchica di prestazioni in base alla complessità del caso trattato”.
“La mortalità – continua il prof. Massimo Aglietta, Direttore Divisione Universitaria di Oncologia Medica, Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro, IRCCS Candiolo (Torino) – continua a diminuire in maniera significativa in entrambi i sessi come risultato di più fattori, quali la prevenzione primaria, la diffusione degli screening su base nazionale e il miglioramento diffuso delle terapie in termini di efficacia e di qualità di vita in un ambito sempre più multidisciplinare e integrato. Più pazienti hanno lunghe sopravvivenze e più persone guariscono dal cancro: sono importanti risultati di sanità pubblica”.
L’Assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, ha sottolineato che il Piemonte è stata la prima Regione a individuare, nell’ambito del proprio Dipartimento di rete oncologica, anche questo unico in Italia, i Centri di riferimento per la cura delle singole patologie tumorali. Si tratta di un provvedimento molto importante, non solo sotto il profilo organizzativo e della razionalizzazione del sistema, ma soprattutto dal punto di vista della qualità delle cure: individuare i centri di riferimento significa fornire ai malati oncologici le risposte più appropriate rispetto alle complessità delle patologie, assicurando qualità delle prestazioni e la presa in carico in tutto il percorso di cura.