Hucare è la prima esperienza nazionale per applicare l’umanizzazione in corsia. Un paziente su tre in cura per il disagio psicologico. 36 i centri italiani coinvolti, 23 lombardi
Milano, 17 novembre 2008 – Il cancro, più di ogni altra patologia, porta con sé ansia e depressione: un paziente oncologico su tre ne soffre, al punto da richiedere una terapia dedicata. Una malattia nella malattia. E ben il 70% patisce un disagio psichico generale. Ma investire su comunicazione e informazione può ridurre drammaticamente questi dati, fino a dimezzarli: è questo l’obiettivo ambizioso del progetto HUCARE (Humanization in CAncer caRE), che oggi al circolo della Stampa di Milano promuove il convegno “Parlare di Cancro”. Durante e al termine del percorso, nel 2010, gli ospedali che avranno compiuto con profitto il “cammino di umanizzazione” saranno identificati e premiati con un bollino blu che certifica lo svolgimento di questo cammino. Si tratta della prima esperienza in Italia, una fra le prime in assoluto al mondo. “I dati mostrano che sono soprattutto le donne a sviluppare ansia e depressione, più i pazienti del sud Italia rispetto al nord, in particolare quelli che non ricevono in reparto un’assistenza psicologica – spiega il dr. Rodolfo Passalacqua, coordinatore nazionale del progetto, membro del direttivo nazionale Aiom e primario di oncologia a Cremona. Siamo già riusciti a ridurre il disagio psicologico grave dal 34 al 29% con la sola attivazione non sistematica e non aggiornata del Punto Informativo di Supporto (PIS). Ma l’obiettivo è ridurre queste percentuali sotto al 20%, una volta che avremo avviato in modo strutturato l’intero percorso che prevede di investire sulla comunicazione tra medico e paziente, sull’informazione ed educazione sanitaria e sul supporto psicosociale”. HUCARE è reso possibile grazie a finanziamenti pubblici, pari a mezzo milione di euro, del Ministero della Salute e della Regione Lombardia, che ha inoltre un ruolo di primo piano con 23 centri partecipanti su un totale di 36. Tra i promotori anche l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che ha organizzato il convegno di oggi, a progetto già avviato da alcuni mesi: “Il nostro obiettivo – commenta il presidente nazionale dell’Aiom Francesco Boccardo – è far conoscere il più possibile questa esperienza di assoluto livello, sia fra gli operatori che al grande pubblico, ma anche testimoniare l’ impegno della Società scientifica sul fronte di una sempre più competente risposta ai bisogni globali del paziente”.Il progetto “Humanization of CAncer caRE in Italy: implementation of evidence-based recommendations” (HUCARE) è particolarmente originale proprio perché è il primo progetto di implementazione nella pratica di una serie di interventi di supporto psicologico e sociale. Si propone di applicare anche alla comunicazione e all’informazione i principi della medicina basata sulle evidenze. Per ciascuno degli obiettivi prefissati sono infatti stati identificati specifici strumenti attuativi ed indicatori di efficacia. “Uno dei più importanti strumenti è il Punto Informativo di Supporto (PIS) da attivare in tutti i reparti – spiega Passalacqua -. Si tratta di un servizio molto utile per ridurre il disagio psicologico e migliorare la soddisfazione. Sarà gestito da personale infermieristico appositamente formato, dotato di una biblioteca per pazienti con materiale informativo specifico in diversi formati (cartaceo, video, ecc.), e con l’accesso ad internet e alle banche dati. Un altro strumento molto utile è l’elenco delle “domande chiave” che il malato può rivolgere all’oncologo: sarà quindi definita e validata una lista di domande per facilitare il colloquio con il medico all’inizio del percorso diagnostico-terapeutico, ma porremo anche attenzione ad identificare le modalità che facilitano l’utilizzo di queste domande nella pratica”. Il progetto, prevede di coinvolgere oltre agli specialisti anche gli infermieri che operano nei reparti oncologici: per entrambi saranno attivati corsi specifici per migliorare le competenze di comunicazione. Del gruppo di lavoro che sta mettendo a punto questa modalità formativa fa parte anche la prof.ssa Lesley Fallowfiel, ospite oggi al convegno. La Fallowfield, che lavora alla Univerity of Sussex, è una psico-oncologa di fama internazionale, fra i massimi esperti al mondo sulle problematiche psicologiche del malato di cancro. “Fra gli obiettivi del progetto – conclude il dr. Passalacqua – vi è anche la garanzia del supporto psicosociale. Per raggiungerlo sarà definita una scala comune, validata a livello nazionale, per lo screening del disagio psicologico e una checklist condivisa per la rilevazione dei bisogni sociali”. Il progetto possiede un ulteriore valore aggiunto perché prevede il coinvolgimento diretto, oltre che degli oncologi, anche delle associazioni dei pazienti, fra cui l’Associazione Italiana Malati di Cancro (AIMaC), la Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), la Fondazione Federico Calabresi onlus e l’associazione MEDEA. Il coordinamento sarà a cura della U.O. di Medicina e Oncologia di Cremona.