Padova, 30 luglio 2009 – La conferma da una pubblicazione sulla rivista Hepatology del gruppo del professor Alfredo Alberti di Padova su 2.035 persone in nove centri europei e statunitensi
Fino ad oggi era l’esame più sicuro anche se spesso molto fastidioso per il paziente: la biopsia epatica, una tecnica invasiva per estrarre cellule direttamente dal fegato. Oggi esiste un’alternativa rappresentata da FibroTest, che con un semplice prelievo di sangue consente di diagnosticare con precisione il danno epatico. Il FibroTest è stato validato da un recente studio multicentrico internazionale pubblicato nella rivista scientifica Hepatology il cui coordinatore è un italiano, il prof. Alfredo Alberti, Ordinario di Gastroenterologia, Dipartimento di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Università di Padova. Condotto su più di 2.000 pazienti con epatite C in nove centri europei e statunitensi, gli autori hanno osservato che con questo test non invasivo si siano evitate biopsie nel 46,5 percento e nell’81,5 percento rispettivamente in presenza di fibrosi e di cirrosi. “Con un prelievo di sangue – spiega la dottoressa Giada Sebastiani dell’Unità di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Clinica dell’Ospedale dell’Angelo, Venezia, primo autore dello studio, – vengono determinati i valori di alcuni parametri che dopo l’elaborazione forniscono lo stato della malattia epatica. Dalla loro valutazione lo specialista epatologo/gastro-enterologo potrà decidere se eseguire la biopsia o ulteriori esami del sangue” L’approccio che gli autori dello studio pubblicato nella rivista Hepatology chiamano ‘SAFE BIOPSY’, permette di ridurre il numero di biopsie epatiche e, insieme al FibroTest, consente di definire lo stadio della fibrosi epatica.Quello citato non è l’unico studio che dimostra l’importanza del FibroTest per valutare il grado di fibrosi, altri studi internazionali recentemente pubblicati lo hanno considerato una valida alternativa alla biopsia. La biopsia epatica, ancora considerata lo standard di valutazione della malattia epatica, non può essere eseguita troppo frequentemente per le complicazioni soprattutto emorragiche nei pazienti che già presentano una patologia avanzata. La fibrosi epatica è il primo segno del danno cronico del fegato ed è provocata principalmente da infezione con virus dell’epatite B o C (il 3% della popolazione italiana), oppure da malattie metaboliche o dall’eccessivo consumo di alcool. Il processo di riparazione di questo danno è rappresentato proprio dalla fibrosi, una cicatrice che sostituendo nel corso degli anni le cellule epatiche evolve in cirrosi e, in rari casi, in epatocarcinoma. È importante determinare il grado di fibrosi del fegato per rallentare la progressione verso la cirrosi con opportune misure, quali il cambiamento dello stile di vita e l’utilizzo di sostanze anti-infiammatorie e anti-ossidanti, quali la silibina ed i fosfolipidi (Realsil). In Italia sono 58.000 i casi di cirrosi diagnosticati ogni anno e il carcinoma epatico, che spesso ne deriva, è causa di morte nel 3% della popolazione. Il FibroTest è disponibile a pagamento su richiesta dello specialista in laboratori analisi in tutto il territorio nazionale (http://www.biopredictive.com/list-laboratories?country=it). È distribuito in Italia da Ibi-Lorenzini, su licenza esclusiva della francese BioPredictive.