La neoplasia al testicolo è la più diffusa negli uomini fra i 20 e i 40 anni. Si guarisce in oltre il 90% dei casi. “Da qui parte la battaglia per una nuova qualità di vita”
Pescara, 18 aprile 2007 – Sono sempre di più i figli del dopo. “Dopo” il cancro al testicolo, prima causa di tumore fra i giovani di età compresa fra i 20 e i 40 anni. La lotta a questo tipo di neoplasia si può considerare un vero successo della ricerca e della medicina: oggi guarisce più del 90% delle persone colpite. Uomini che possono tornare a guardare al futuro, che significa una vita “normale”: il lavoro, la famiglia, i figli. “Spesso infatti – spiega il prof. Francesco Boccardo, presidente eletto dell’Associazione italiana di Oncologia Medica (AIOM) – ci si dimentica che un paziente di 28 anni, una volta guarito da un tumore del testicolo, potrebbe volere un figlio. La chemioterapia può deprimere la spermatogenesi e non tutti i pazienti recuperano autonomamente la funzione procreativa. Per questo è importante che questi ragazzi si sottopongano allo “sperm-banking”, ossia al deposito del seme”. Un modo concreto, reale per affrontare a tutto tondo l’argomento tumori in questa fascia d’età. Significa entrare in problematiche non solo cliniche e scientifiche, ma anche psicologiche, sociali, esistenziali, che coinvolgono pesantemente i pazienti proprio mentre cercano nuovi equilibri negli studi, nel lavoro, negli affetti, nella famiglia.
Proprio per questo, per discutere di come garantire la migliore qualità di vita, l’AIOM ha deciso di dedicare la XIV Conferenza nazionale ai tumori urologici. Per tre giorni, dal 18 al 20 aprile, oltre trecento fra i massimi esperti italiani si confrontano su questi tumori, sui successi della terapia, sui problemi legati al “dopo”. “Già, perché parlare del dopo è ormai un traguardo spesso raggiunto – aggiunge il prof. Emilio Bajetta, presidente nazionale Aiom – per i tumori del testicolo e della vescica. Ma anche per quelli del rene: fino allo scorso anno gli oncologi medici disponevano di armi terapeutiche poco efficaci. Ma poi anche in Italia sono state registrate molecole che promettono di potere migliorare i risultati della terapia anche in questa neoplasia. Ma quando si parla di tumori urologici, l’attenzione si focalizza sul cancro della prostata: ben 23 mila persone ogni anno in Italia si ammalano di questo tipo di cancro (con oltre 7 mila decessi), diventato il tumore più diffuso fra gli uomini in Europa, superando quello al polmone. “La lotta contro questi tumori impegna sempre di più un’équipe multi-specialistica – sottolinea Boccardo – in cui giocano un ruolo importante, oltre all’urologo, l’oncologo medico e il radioterapista. Tutte figure che l’Aiom ha voluto coinvolgere nel suo Convegno. La Conferenza annuale si apre tra l’altro con la testimonianza di alcune persone che sono riuscite a sconfiggere il tumore, un segnale importante di attenzione da parte del mondo medico-scientifico. “A fronte dei più innovativi approcci e della possibilità di combattere con molte armi la patologia – continua il prof. Bajetta – diventa sempre più determinante la condivisione della scelta della strategia terapeutica non solo fra i vari specialisti, ma soprattutto con il paziente. Come società scientifica ci siamo posti due obiettivi fondamentali: stimolare la collaborazione fra operatori sanitari ed ascoltare le esigenze dei pazienti, per garantire la migliore assistenza al malato. Va letta in questo senso anche l’iniziativa di istituire il Numero Verde, servizio che l’Aiom ha attivato alcuni anni fa e che continua a svolgere un prezioso servizio di informazione e supporto per tutti i cittadini che si trovano ad affrontare problemi oncologici”.
“Cancro che vede nell’Abruzzo un’isola felice – commenta il dott. Marco Lombardo, direttore del dipartimento di oncologia della AUSL di Pescara – con un tasso medio di casi inferiore del 20% rispetto alla media italiana. Questo dato, che andrebbe ulteriormente analizzato, va sicuramente correlato con il rispetto ambientale, lo stile di vita, la politica di prevenzione regionale, l’organizzazione capillare del territorio su cui insistono sei comprensori oncologici”.