Firenze, 30 novembre 2017 – Oggi solo il 10% di questi malati è trattato dai generalisti. Il presidente Claudio Cricelli: “L’evoluzione del Servizio Sanitario è inevitabile. Entriamo in un nuovo ciclo della professione. Non possiamo continuare a subire limitazioni nella prescrivibilità dei farmaci innovativi”
Tutti i cittadini colpiti da malattie croniche nel nostro Paese dovrebbero essere a carico della medicina generale. I risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sarebbero consistenti grazie alla riduzione dei ricoveri in ospedale e delle visite specialistiche, ma oggi non è così, perché solo il 10% di questi pazienti è seguito dal medico di famiglia. Gli ostacoli sono rappresentati dai limiti imposti a questi professionisti nella prescrizione dei farmaci innovativi e dai cosiddetti silos economici, cioè dalla spesa farmaceutica fissata per legge e non per efficienza. In 4 anni (2013-2016) gli investimenti in sanità sono diminuiti del 38,4%. E, a farne le spese, è stata soprattutto la medicina generale. Un paradosso, se si considera che questo comparto costituisce una delle voci meno pesanti all’interno della spesa sanitaria pubblica, pari all’11% (il 44%, cioè la quota maggiore, è costituito invece dall’assistenza ospedaliera). Non solo. Nell’ultimo anno, a causa della mancata intesa tra Governo e Regioni a Statuto Speciale si è ridotto anche il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale (-422 milioni di euro rispetto a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2017), che si è attestato a 112,6 miliardi di euro. Il cambiamento profondo è tracciato nel primo Manifesto programmatico della Medicina Generale, presentato al 34° Congresso SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), che si apre oggi a Firenze. “L’evoluzione del Servizio Sanitario Nazionale è inevitabile e la strada da percorrere sarà indicata nel Manifesto – spiega il dott. Claudio Cricelli, presidente SIMG -. Il nostro è uno dei pochi sistemi sanitari universalistici rimasti nel mondo e non può privarsi di un comparto di cure primarie forte. Il buon funzionamento della medicina generale consente di migliorare l’efficienza di tutto il sistema, liberando l’assistenza specialistica da funzioni improprie. Ma la medicina generale, per mantenere il livello attuale di qualità delle cure, deve essere destinataria di più investimenti. Il Manifesto vuole presentare un modello alternativo in cui la nostra professione si prepara ad accogliere prestazioni un tempo effettuate ad altissimo costo solo dalla medicina specialistica. Il Servizio Sanitario non può più permettersi queste spese, serve un nuovo modello di assistenza”. Milioni di italiani sono colpiti da patologie croniche come tumori, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari e respiratorie (ad esempio asma e BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva). Bastano pochi dati per comprendere l’impatto economico di queste condizioni croniche. In base a un’analisi condotta da Health Search, il database della SIMG, i cittadini con ipertensione arteriosa (nel 2015) hanno assorbito il 67,4% di tutte le prescrizioni farmaceutiche a carico del SSN e hanno pesato per il 50,9% delle richieste di visite specialistiche; i pazienti affetti da diabete mellito tipo 2 hanno pesato per il 24,3% delle prescrizioni a carico del SSN e per il 18% delle richieste di visite specialistiche. “Oggi – afferma il dott. Ovidio Brignoli, vicepresidente SIMG – siamo di fronte a una realtà drammatica: i pazienti oncologici non vengono presi in carico dal medico di famiglia, perché continuano a essere seguiti dallo specialista anche dopo i 5 anni dalla diagnosi, quando dovrebbero invece passare al ‘territorio’. Anche tutti i pazienti diabetici o con BPCO dovrebbero essere assistiti dalla medicina generale, ma ostacoli burocratici e legislativi impediscono il cambiamento”. “Non possiamo continuare a subire limitazioni nella prescrivibilità dei farmaci innovativi perché abbiamo dimostrato che l’uso corretto delle terapie determina una diminuzione della spesa in altri settori – sottolinea il dott. Cricelli -. La situazione attuale è inaccettabile, anche perché siamo l’unico comparto del Servizio Sanitario completamente controllabile sul piano dei costi. Va ribaltata la logica che esclude i medici di medicina generale dalla prescrizione di intere classi di farmaci per esclusive ragioni di spesa, impedendo di fatto ai cittadini italiani di ricevere le cure migliori sul territorio, col pretesto dell’esclusiva competenza dello specialista. Chiediamo ad AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) di concludere l’esperienza dei piani terapeutici compilati dagli specialisti che ci escludono dalla prescrizione delle terapie innovative e di consentire la prescrizione solo sulla base di criteri scientifici e di appropriatezza fondati sulle linee guida. Con il Manifesto entriamo in un nuovo ciclo della vita della medicina di famiglia, per questo si deve aprire una nuova fase dell’appropriatezza. Dalle anacronistiche e illogiche limitazioni prescrittive basate sui titoli professionali, si deve passare alla rigorosa appropriatezza fondata su regole condivise e valide per tutti i professionisti, indipendentemente dal comparto di appartenenza. L’accontabilità, il rigore professionale, la competenza clinica e la valutabilità dei comportamenti devono essere l’unico criterio di valutazione dell’operato del medico”.Il Manifesto programmatico è un’importante opera aperta, lasciata per ora in bianco. “Lo affideremo – continua il dott. Brignoli – ai giovani medici e ai futuri camici bianchi. La compilazione del documento è anche compito dei medici più anziani perché vi trasferiscano la loro eredità. Ci sarà un sito internet, un luogo condiviso nella Rete, nel quale ciascuno offrirà il proprio contributo. E qui verranno definiti i punti cardine del Manifesto: competenze, ruolo, formazione, organizzazione e obiettivi della nostra professione. La medicina generale è il primo comparto del Servizio Sanitario in grado di recepire e adattarsi ai cambiamenti epidemiologici: percepiamo in tempo reale tutte le modificazioni delle malattie, dei bisogni e dello stato di salute dei cittadini e delle nuove popolazioni emergenti. Inoltre solo la medicina generale ha la straordinaria capacità di adattarsi alle diversità territoriali del nostro Paese”.
“Il percorso delineato nel Manifesto – conclude il dott. Cricelli – dovrà portarci alla liberazione dalla ‘galera’ asfissiante dei silos economici, dei piani terapeutici astrusi, del finanziamento privilegiato dell’elevata intensità per lasciare solo le ‘briciole’ alle cure primarie. I silos, che determinano l’allocazione dei fondi solo in base al valore economico dei singoli comparti, vanno eliminati e sostituiti da un sistema sanitario longitudinale in cui ogni comportamento determini un aumento di efficienza e di qualità con risparmio dei costi. Con questo Manifesto chiudiamo il primo ciclo della nostra storia e indichiamo la traccia per lo sviluppo della professione. Un futuro anti-corporativo, appartenente ad una visione propria di una disciplina moderna”.