A Firenze, il XIX Congresso nazionale della Società scientifica
Firenze, 15 novembre 2002 – Un’attenzione maggiore al paziente, cure personalizzate, lotta al sommerso, per portare alla luce le decine di migliaia di potenziali ipertesi, asmatici o diabetici che sfuggono al medico o si presentano troppo tardi alla sua attenzione. Il tutto senza far spendere un euro in più al Sistema sanitario nazionale, che in un momento di tagli e di razionalizzazione non è poco. La ricetta, firmata da Claudio Cricelli, presidente nazionale della SIMG, arriva da Firenze, dove dal 14 al 16 novembre si tiene il XIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale.
“Per cambiare la sanità – spiega il presidente della SIMG – non bisogna tener d’occhio il portafoglio, né imporre rivoluzioni o norme vessatorie ai medici. La nostra proposta è semplice: si tratta di una sorta di sfida alla ‘buona salute’ che consiste nel visitare con particolare accuratezza il paziente, attraverso una serie di protocolli redatti con la collaborazione degli specialisti, per scoprire le persone a rischio di una qualche patologia cronica o per valutare meglio quelle che un rischio sappiamo l’hanno già”.Solo così – sostiene Cricelli – è possibile arginare questo vero e proprio esercito di senza volto che costituiscono un arcipelago vastissimo, poco conosciuto, solo stimato, talvolta doppio rispetto ai dati epidemiologici ufficiali. “Prendiamo per esempio gli ipertesi: dei 12 milioni conteggiati dalle statistiche, solo la metà sa di esserlo e soltanto un quarto si cura. Di contro i farmaci prescritti sono tantissimi: solo ad un terzo delle persone a rischio viene però messo regolarmente al braccio lo sfigmomanometro. Ma se la pressione arteriosa non viene controllata è come se non venisse trattata. Non basta cioè dare all’iperteso una terapia e poi dimenticarsene perché, come dimostrano sempre le statistiche, si ha diminuzione del rischio solo con un attento controllo: negli ultimi 15 anni, nei pochi pazienti ipertesi ben seguiti e trattati, si è ottenuto il 25% di riduzione di infarti e angine e quasi il 40% degli ictus, mentre le percentuali sono migliorate di poco nella popolazione non altrettanto controllata. Lo stesso discorso vale per i diabetici: le cifre parlano di circa 1 milione e mezzo di malati, ma per ogni paziente c’è n’è un altro che ignora la sua condizione. Idem gli asmatici. Due milioni e mezzo è il dato conosciuto: la ragione ci induce però a pensare ad almeno un 40% che non ha mai parlato con un medico, e magari fuma. Alla lista potremmo aggiungere i 3 milioni di obesi che non fanno alcuna dieta o gli 800.000 anziani non autosufficienti non curati. Tutti pazienti che nel giro di poco, magari per una banale influenza, rischiano il ricovero in ospedale e talvolta la vita”.
La sfida della SIMG e il messaggio lanciato anche agli altri medici si può dunque sintetizzare così: più attenzione, cultura e conoscenze mediche applicate al meglio, dialogo con il paziente, ottimizzazione del tempo dedicato alla visita che, se necessario, va allungato oltre i 7-10 minuti attuali di media.
“Dal prossimo gennaio tutti 10 milioni di assistiti dai camici bianchi della SIMG riceveranno un’attenzione particolare, che consisterà in una serie di accorgimenti: dalla misurazione della pressione a quella della glicemia, alle auscultazioni polmonari… prestazioni che già facciamo, ma che verranno applicate alla lettera, a 360°, in maniera estensiva, adottando tutte le risorse, le tecniche e le conoscenze che scienza e medicina moderne mettono oggi a disposizione”.
Un altro fattore di rischio a cui la SIMG dichiara guerra è il fumo. “La percentuale di assistiti ai quali attualmente i medici riescono a far dimenticare le ‘bionde’ è del 5%. Il nostro obiettivo è in questo caso di arrivare al 10%”. Una prova altrettanto impegnativa è quella che si gioca sulle tavole del bel paese. “Nonostante il 40% degli italiani sia soprappeso e gli obesi siano 4 milioni, solo il 20% dei cittadini pingui segue una dieta corretta, diminuendo il rischio di infarto e diabete; in questo caso i medici della SIMG si impegnano ad abbassare l’ago della bilancia ad almeno il 10% degli assistiti soprappeso.
“La gara della ‘buona salute’ – conclude Cricelli – è anzitutto una sfida a noi stessi, il cui beneficio verrà visto e percepito dai pazienti e dai cittadini di questo Paese, perché nel giro di alcuni anni contiamo di ridurre la mortalità per le grandi patologie e le complicazioni. L’augurio finale è ovviamente che tutti gli altri medici italiani intendano partecipare a questa sfida per una qualità totale in sanità”.
“Le radici del futuro” è il titolo del XIX congresso nazionale della SIMG: per tre giorni, fino a sabato 16 novembre, oltre mille medici di famiglia si confrontano su alcune fra le spinose questioni della medicina generale: dalla formazione continua, alla gestione del paziente con le patologie più diffuse (ipertensione, diabete, asma ecc.) fino a quelle ritenute fino a ieri di esclusiva competenza dello specialista, come l’Aids, il Parkinson e l’Alzheimer.