Venezia, 6 marzo 2009 – Il prof. Patrizio di Yale “Boom di “esili riproduttivi” all’estero”. Il prof. Genazzani “Chiediamo un confronto col legislatore”. Il prof. Artini “Ma l’Italia può diventare apripista per la vitrificazione degli ovociti”
Le coppie italiane che ricorrono alla fecondazione assistita avranno, in un caso su 4, due gemelli. E nel 5% dei casi addirittura un parto trigemellare, con tutti i rischi che questo comporta, per la donna e per i bambini. Un trend opposto a quello degli altri paesi europei, dove ogni anno si registra una lenta ma costante diminuzione delle nascite multiple, tanto che l’incidenza di gravidanze trigemine è ridotta quasi allo 0%. In Italia invece, dal 2004 non si è più registrato alcun miglioramento. Sono le anomalie del Belpaese, frutto della legge 40 del 2004. “Una norma che penalizza le italiane – sottolinea il prof. Pasquale Patrizio, direttore del Centro della Fertilità dell’Università di Yale (USA), una delle massime autorità mondiali nel settore – e che determina effetti paradossali: sono in crescita i parti multipli nelle donne giovani (under 37) ed è aumentato il numero di cicli necessari per ottenere le stesse chance di successo, soprattutto nelle donne con più di 38 anni. Si tratta di un’anomalia che ci vede da soli fra tutti i Paesi occidentali e che costringe le donne ad un vero e proprio “esilio riproduttivo””. Una norma che ha determinato limiti di intervento ma anche lo sviluppo di linee dei ricerca del tutto peculiari. In occasione del XIII Congresso mondiale della International Academy of Human Reproduction, in corso fino all’8 marzo a Venezia, i maggiori esperti italiani si confrontano con i colleghi internazionali sui temi più attuali legati a fertilità e riproduzione. “Il nostro obiettivo è partire dai dati e dal raffronto con altri Paesi per portare al legislatore elementi concreti in base a cui valutare l’impatto delle norme adottate – afferma il prof. Andrea Genazzani, Direttore della Cattedra di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Pisa e presidente del Congresso -. Questa mattina abbiamo attivato un collegamento in diretta con il Parlamento Europeo per seguire la discussione sulle sfide della medicina riproduttiva in Europa. Un dibattito su cui, da esperti, possiamo portare un contributo determinante per indirizzare le scelte di politica sanitaria. All’estero si utilizzano tecniche di selezione degli embrioni estremamente avanzate, tanto che le percentuali di successo, anche con l’impianto di uno solo, raggiungono il 50%. In Italia invece è vietato il congelamento degli embrioni”. “Unico aspetto positivo di questa norma – spiega il prof. Paolo Artini, segretario scientifico del Congresso e Presidente della Società Italiana di Embriologia – è che ha spinto i nostri ricercatori ad affinare la ricerca sui gameti – spermatozoi e ovuli – e a sviluppare in particolare la vitrificazione degli ovociti. Tecnica che mostra i primi incoraggianti risultati, sia in termini il profilo della integrità biologica della cellula uovo dopo lo scongelamento, che in termini di percentuale di gravidanze portate a termine. Il resto del mondo guarda all’Italia come avamposto per questa nuova metodica, che potrebbe portare, una volta consolidata, allo sviluppo di “banche” di ovociti, sia eterologhe che omologhe, per preservare la fertilità”. Il meeting di Venezia, che si ripete ogni 4 anni e vede riuniti oltre 2.000 fra i maggiori esperti al mondo, punta l’attenzione anche su temi come l’oncologia ginecologica, la gravidanza, le infezioni genitali, l’endometriosi, la chirurgia laparoscopica, il dolore pelvico, la diagnosi prenatale, la contraccezione.Dopo l’introduzione della legge 40 è cresciuto il fenomeno dei viaggi per la fecondazione eterologa. A un anno dall’entrata in vigore, il numero delle coppie che si erano recate all’estero era quasi triplicato (3.610) e a fine del 2006 è cresciuto ulteriormente (4.173). “La fertilità è in calo in tutto il mondo industrializzato – continua Genazzani – . Da un lato, incide la sempre più elevata età della madre al parto: se dai 17 ai 34 anni una donna perde il 20% della propria capacità riproduttiva, da allora in poi le possibilità si riducono del 10% ogni anno. Dall’altro conta moltissimo l’ambiente: stress e inquinamento minano la fertilità, sia femminile che maschile. Se nel 1960 un uomo possedeva in media circa 100 milioni di spermatozoi per millilitro, oggi è frequente osservare maschi che ne possiedono solo 20 milioni”. Le coppie sterili in Italia sono circa tre milioni: di queste, in circa il 35,4% dei casi è l’uomo a presentare il problema, nel 35,5% dei casi la causa è femminile, nel 15% di entrambi i partner e nel 13,2% è inspiegata.