Il prof. Fabbri dell’Università di Modena, autore del lavoro: “Le attuali linee guida vanno riviste per adeguarle alla complessità del paziente”. In Italia circa 3 milioni di pazienti
Modena, 31 agosto 2007 – La broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) non può più essere considerata solo una malattia polmonare. Si tratta di una patologia ben più complessa ed è necessario che i medici lo comprendano se vogliamo assicurare una ottimale assistenza ai pazienti. Sono queste le conclusioni di un importante studio pubblicato oggi nel numero speciale di Lancet di questa settimana dedicato proprio alla BPCO. Studio che vede protagonista l’italiano Leonardo Fabbri Professore di Malattie dell’Apparato Respiratorio all’ Università di Modena e Reggio Emilia e presidente eletto della European Respiratory Society. “I medici finora hanno sottovalutato le complicanze correlate a questa patologia, che rappresenta la quarta causa di cronicità nel nostro Paese e colpisce circa 3 milioni di persone, e indirettamente interessa i 10 milioni affetti da malattie croniche, in gran parte anziani. Il nostro obiettivo è invece metterle in evidenza, per modificare l’approccio assistenziale e le linee guida attuali – afferma il prof. Fabbri –. Per questo abbiamo proposto di aggiungere il termine Sindrome Infiammatoria Sistemica Cronica (Chronic Systemic Inflammatory Syndrome, CSIS) alla diagnosi di BPCO. Non si tratta di una sottigliezza semantica, ma è invece un modo concreto per richiamare maggiormente l’attenzione e stimolare la discussione fra i clinici sulle altre frequenti patologie croniche che spesso accompagnano la BPCO”.BPCO sta per BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva, un termine utilizzato per indicare due malattie molto diffuse, la bronchite cronica ed enfisema polmonare, che spesso coesistono nello stesso paziente. Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio. La BPCO causa disturbi respiratori come tosse, fiato corto (inizialmente solo sotto sforzo e poi, all’aggravarsi della malattia, anche a riposo), e frequenti bronchiti. Problemi che determinano una graduale riduzione dell’autonomia e, alla lunga, un’invalidità permanente. Le più frequenti patologie croniche che si accompagnano alla BPCO sono le alterazioni della muscolatura scheletrica, inclusi i muscoli respiratori, l’ipertensione arteriosa, il diabete, le arteropatie coronarica e periferica e lo scompenso cardiaco, le malattie vascolari del polmone, le infezioni broncopolmonari ed i tumori. “Queste comorbidità – afferma il prof. Fabbri – influenzano pesantemente l’evoluzione della BPCO, al punto che i pazienti in realtà muoiono e si aggravano più per le complicanze, quali malattie cardiovascolari e tumori, che per la stessa BPCO”. I ricercatori propongono 6 diversi parametri per effettuare la diagnosi di Sindrome infiammatoria Sistemica Cronica (CSIS): un’ età superiore ai 40 anni, un’abitudine al fumo superiore a di 10 pacchetti per anno, sintomi e/o alterazioni funzionali respiratorie compatibili con la BPCO, scompenso cardiaco cronico, sindrome metabolica, ed aumento della proteina C-reattiva circolante come marcatore di infiammazione. Si arriva a formulare una diagnosi di CSIS quando se ne rilevano almeno 3. “Le linee guida – aggiunge il prof. Fabbri – tendono ad ignorare o comunque a sottovalutare il fatto che la maggior parte dei pazienti affetti da una malattia cronica come la BPCO presenta molto spesso almeno una o più patologie croniche. Di conseguenza non forniscono adeguate raccomandazioni. La nostra proposta di adottare una terminologia più generale come Sindrome Infiammatoria Sistemica Cronica (CSIS) potrebbe essere utile per aumentare l’attenzione al problema delle comorbidità croniche e migliorare l’assistenza a questi pazienti, in particolare se anziani. I clinici quindi – conclude il professore – non solo dovranno sforzarsi di riconoscere e farsi carico del problema e del trattamento delle comorbidità, ma dovranno adeguarsi per fronteggiare l’emergenza costituita da questo problema”.