ISTITUTO REGINA ELENA: IL RITORNO DEI “CERVELLI IN FUGA”
Roma, 3 giugno 2004 – Partono con la speranza di tornare. Ma alla fine sono molti i ricercatori che si fermano all’estero dove trovano maggiori possibilità di realizzazione professionale e migliore trattamento economico. Oggi lentamente si sta cambiando rotta ma quello dei ‘cervelli in fuga’ è un problema ancora sentito nel nostro Paese che tra il 1996 ed il 1999 ha perso circa 2.300 professionisti. Chi vive a stretto contatto con il mondo della ricerca italiana sa che si tratta di un ambiente stimolante, con persone preparate, motivate e pronte a sacrificare gran parte della propria giornata al progresso della scienza. Un mondo però dove purtroppo questo ‘genio’ è spesso sprecato, penalizzato, frustrato. Dove molti giovani che vorrebbero passare la vita in un laboratorio sono costretti ancora a emigrare per trovare strutture che li accolgano, permettendo loro di mettere a frutto le proprie risorse. “Oggi – spiega il prof. Francesco Cognetti, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena di Roma – anche grazie al progetto ‘rientro dei cervelli’ voluto dal governo, le cose stanno cambiando. Il nostro Istituto sta facendo la sua parte: due ricercatori, provenienti da prestigiose Università degli Stati Uniti hanno raccolto la sfida e stanno muovendo i primi passi per trasferire la propria attività all’interno dei nostri laboratori: una soddisfazione per il nostro centro, e un segnale positivo per chi si occupa di ricerca”. È questo il tema di cui si parla oggi al Centro Congressi Bastianelli nel convegno “Regina Elena, polo di attrazione per i ‘cervelli’ che tornano”, che vede la partecipazione di alcuni ricercatori rientrati dall’estero e delle Istituzioni rappresentate dall’On. Francesco Storace (presidente della Regione Lazio), dell’On. Marco Verzaschi (Assessore alla Sanità – Regione Lazio), dell’On. Andrea Augello (Assessore al Bilancio – Regione Lazio) e del prof. Luigi Giusto Spagnoli (Commissario Straordinario dell’IFO).
“Il Nuovo Istituto Regina – spiega l’on. Storace – è stata la prima conquista della nostra amministrazione Regionale: una struttura nuova, moderna, con personale di grande professionalità e competenza, in grado non solo di far fronte alle esigenze dei malati ma anche di attirare l’attenzione di ricercatori e medici che hanno esercitato la loro professione all’estero”.
Non a caso il Regina Elena si sta imponendo come uno dei centri di eccellenza non solo in Italia ma in Europa. “Lo dimostrano – spiega il prof. Spagnoli – i solidi rapporti instaurati con i principali centri internazionali, lo confermano la validità dei risultati delle nostre ricerche, il numero delle pubblicazioni sulle principali riviste e i pazienti che ogni giorno vengono ricoverati nelle nostre Divisioni. Importanti e significativi sono i progetti in cantiere e già in fase di realizzazione. In primo luogo, i laboratori di ricerca, perno di un Istituto come il nostro a carattere scientifico. Laboratori che hanno reso il Regina Elena un polo di attrazione dei “cervelli” sparsi in ogni angolo del globo. E dove si fa una buona ricerca, si garantisce anche una buona assistenza al letto del malato”.
Tra i ‘rientrati’, una decina in questi ultimi mesi, c’è la dottoressa Anna Bagnato che torna al Regina Elena dopo anni passati al Dipartimento di Endocrinologia sperimentale del National Institute of Health (NIH) di Bethesda (Stati Uniti). In Italia porta la sua esperienza di studio di una nuova molecola, l’endotelina, una proteina chiave nei processi di sviluppo e diffusione di alcuni tumori.
“Gli italiani all’estero – sostiene il prof. Cognetti – si fanno onore e spiccano per le loro doti di creatività e flessibilità anche in contesti competitivi come le Università americane. Questo ci lusinga e ci fa rabbia allo stesso tempo: abbiamo infatti tutte le carte in regola per essere competitivi a livello internazionale e ottenere risultati di rilievo. La dottoressa Bagnato rappresenta uno dei tanti esempi di ricercatori dell’Istituto che in questi anni si sono formati presso importanti istituzioni estere e ora operano presso di noi. Il ritorno di questi ‘figli della ricerca’ è un risultato molto positivo a conferma che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Mancano strutture e i fondi, manca ancora un progetto organico che incentivi il ritorno di chi è stato costretto a partire, ma la strada è stata imboccata”.
L’IRE ha sviluppato una nuova figura di medico e ricercatore che promuove la ricerca ‘traslazionale’, una forma di collaborazione tra ricerca clinica e sperimentale. L’obiettivo è di applicare i dati ottenuti in laboratorio alla pratica clinica ma anche viceversa, per selezionare le condizioni migliori e ottenere la migliore risposta terapeutica .
“L’Istituto – aggiunge il prof. Cognetti – ha proseguito la sua attività nel campo della post-genomica, della chemioterapia sperimentale, della cancerogenesi virale, dei trattamenti integrati delle principali neoplasie ecc. Ma ha anche avviato la ricerca nel settore della diagnostica molecolare ed in campo clinico è stata dedicata attenzione alle problematiche relative alla qualità di vita del paziente oncologico. Le pubblicazioni scientifiche sono migliorate sotto il profilo qualitativo incrementando notevolmente il nostro impact factor. Il Regina Elena partecipa inoltre ad Alleanza contro il cancro che promuove la collaborazione tra i sette Istituti Nazionali Tumori italiani. Coordina 4 dei 16 progetti di ricerca comuni incentrati sulla classificazione molecolare dei tumori solidi e qualità di vita.