Uno studio appena pubblicato su Jama conferma: il numero di pazienti è in costante aumento
Milano, 13 giugno – Quattro italiani su dieci soffrono di ipertensione: il 37% della popolazione secondo uno studio pubblicato sul numero di Jama di aprile, realizzato in team da americani e europei e dall’Istituto Superiore di Sanità per l’Italia. Una percentuale altissima, ma comunque inferiore a quella europea, che si colloca al 44% e superiore a quella americana. I nuovi dati (che innalzano il dato di 12 milioni di pazienti ritenuti fino a poche settimane fa) sono stati comunicati dal prof. Ettore Ambrosioni, presidente della società Italiana dell’Ipertensione arteriosa nel corso della conferenza stampa di apertura del 13esimo Congresso europeo di ipertensione che si chiuderà il 17 giugno alla Fiera di Milano. Per 4 giorni, oltre quattromila delegati provenienti da tutto il continente discutono di ipertensione, di come prevenirla, di quali strategie affrontare per vincere il disturbo, responsabile dell’insorgenza delle malattie cardiovascolari, prima causa di morte – ha spiegato il presidente del congresso, il prof. Giuseppe Mancia – non solo nei Paesi occidentali, ma in tutto il pianeta.“E la situazione e’ ancora piu’ grave in Italia – ha sottolineato il prof. Mancia – se si pensa che solo la meta’ degli ipertesi sa di esserlo, che appena il 25% e’ trattato e che il 75% non assume farmaci secondo le prescrizioni mediche o non si cura affatto. In altre parole, il 70% almeno dei malati italiani sfugge al controllo”. E i risultati negativi non si fanno attendere: “Ogni anno contiamo 216 mila ictus, di cui 174 mila non fatali; l’invalidita’ che ne deriva costa allo Stato da 6,5 a 16 miliardi di euro, mentre per i medicinali anti-ipertensione se ne spendono solo 1,5”.
L’invito degli studiosi riuniti a congresso a Milano è dunque quello di spingere al massimo sulla prevenzione, (sempre validi gli stili di vita adeguati: fare attività fisica, non essere in sovrappeso, non fumare), porre attenzione a valori di pressione superiori a 140-80, o superiori a 130-85 per persone che hanno gia’ altri fattori di rischio, diabete o danni d’organo”. Quello che recitano le nuovissime linee guida elaborate dalla società europea di Ipertensione e dalla società europea di Cardiologia che vengono presentate a questo congresso, diverse da quelle diffuse dagli esperti americani il 15 maggio scorso.