Presentati i nuovi indirizzi delle tre società scientifiche di riferimento (Medicina Generale, Malattie infettive e Igiene) sulla terapia. Obiettivo: ridurre le complicanze
Firenze, 24 novembre 2006 – Si chiama “Wisconsin” ed arriverà in Italia a partire dai primi giorni di gennaio. È l’influenza 2006/2007, che, come ogni anno, metterà a letto milioni di italiani, con febbre, brividi, tosse, dolori muscolari e profonda astenia. E proprio all’influenza è dedicata una specifica sessione del Congresso della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), in corso a Firenze dal 23 al 26 novembre. L’arma vincente per prevenirla è la vaccinazione, quest’anno ulteriormente rafforzata con una capillare diffusione delle dosi di vaccino da parte del Ministero e delle Regioni. “Registriamo anche quest’anno – afferma il dott. Claudio Cricelli, presidente della SIMG – una eccellente messa a regime del sistema vaccinale, che dovrebbe raggiungere e superare gli 11/12 milioni di dosi distribuite e somministrate”. Gli ultrasessantacinquenni, le persone con malattie croniche dell’apparato respiratorio, i bambini con fibrosi cistica, i diabetici e i cardiopatici sono le categorie a cui la vaccinazione viene gratuitamente offerta dal Servizio Sanitario Nazionale. “È però necessario – spiega il prof. Pietro Crovari, medico igienista dell’Università di Genova e direttore della task-force antipandemia del Ministero della Salute – sottolineare un dato: se l’importanza della vaccinazione antinfluenzale è ormai parte integrante della cultura delle persone anziane, purtroppo i più giovani sono ancora poco sensibili rispetto a questi temi. Basti pensare che se il 70% degli anziani si vaccina, non più del 25% delle persone al di sotto dei 65 anni che invece ne avrebbero bisogno ricorre alla profilassi. È evidente che proprio a queste ultime categorie va indirizzata la campagna di informazione”. Negli ultimi anni si sono affacciate anche altre armi efficaci costituite dai farmaci antivirali, il cui ruolo è però da tener ben distinto da quello del vaccino. “Dobbiamo evitare – continua il prof. Crovari – pericolose confusioni: il vaccino va usato in queste settimane ed è l’arma cardine della prevenzione, i farmaci antivirali sono invece strumenti ulteriori a nostra disposizione da utilizzare in maniera corretta e integrata con la vaccinazione”.
Proprio per definire i corretti criteri di utilizzo dei farmaci antivirali, tre società scientifiche, la SIMG, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), e la Società Italiana di Igiene, per la prima volta hanno stilato un documento di indirizzo. “Si tratta – spiega il dott. Cricelli – di un testo importante che chiarisce esattamente quali sono le condizioni di appropriatezza nell’uso dei farmaci antivirali, in passato ritenuti utilizzabili solo in circostanze straordinarie ed estreme, di particolare gravità anche di tipo epidemiologico. Con questo documento si è colmata una lacuna. Sarà diffuso ai medici per ribadire definitivamente che l’impiego dei farmaci antivirali, soprattutto quelli orali e con indicazioni pediatrica, deve ormai essere considerato parte integrante del trattamento clinico dell’influenza, capace di ridurre il rischio di effetti collaterali pesanti e il numero di giorni di malattia. Pur restando la profilassi l’unico strumento in grado di prevenire, e quindi, di impedire la malattia, in alcune condizioni e per alcuni individui è utile la somministrazione di questi farmaci di tipo chemioterapico, in grado di combattere il virus e di diminuire la durata e la gravità dei sintomi”.
Il carico di lavoro per i medici di famiglia durante la stagione influenzale aumenta esponenzialmente. In Italia infatti la copertura vaccinale copre complessivamente solo il 16-17% della popolazione. “A seconda dell’intensità dell’epidemia, che non si può mai predeterminare, – conclude il dott. Cricelli – i carichi di lavoro aumentano fino al 100% e, in alcune condizioni di epidemia estesa e grave, anche del 200-300%. Ciò significa che il numero delle visite domiciliari dei medici di famiglia, da una media di 2-3 al giorno, può arrivare fino a 10. Noi insistiamo perché, oltre alla popolazione a rischio, siano vaccinate anche le persone cosiddette ‘non a rischio’”. Pur essendo una malattia di modesta gravità, l’influenza incide profondamente sul tessuto sociale e lavorativo in termini di ore di lavoro e studio perdute. Di qui l’impegno della SIMG per definire i corretti strumenti per la cura di una malattia che spesso colpisce non solo bambini e anziani, ma anche adulti in piena età produttiva.