Tra le novità all’ “anteprima” milanese dell’ISA2006 i nuovi marker che individuano il rischio di trombosi. Sotto i riflettori anche l’aspirina, su alcuni pazienti poco efficace
Milano, 16 giugno 2006 – E’ la capacità delle piastrine di formare nuove proteine, sia infiammatorie che protrombotiche, tra cui il temibile fattore tissutale (TF), ad aumentare il rischio di eventi cardiaci acuti o ictus cerebrali. L’attenzione dei ricercatori è perciò concentrata su questa proteina TF: riuscire a dosarla nel sangue, significa poter prevenire molti accidenti vascolari. E’ una delle principali novità di cui si parlerà oggi e sabato durante i lavori del simposio satellite milanese del Congresso ISA 2006, il mondiale sull’aterosclerosi che si aprirà domenica 18 giugno a Roma. I principali esperti riuniti a Milano all’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico dedicato complessivamente alle malattie di cuore e vasi, il Centro Cardiologico Monzino, fanno il punto sui rischi e nuovi approcci alla trombosi. “L’attenzione – spiega la prof.ssa Elena Tremoli, Direttore del Dipartimento di Scienze Farmacologiche dell’Università di Milano e responsabile del coordinamento della ricerca del Centro Cardiologico – è concentrata sulle piastrine e su farmaci come l’aspirina in grado di evitare la formazione di trombi. Oggi sappiamo molto di più sull’attività delle piastrine: pur essendo prive di nucleo, queste cellule hanno una sorta di ‘memoria biologica’ attraverso la quale possono inviare specifici segnali per produrre i trombi. Ora l’obiettivo è riuscire a dosare nel sangue questi segnali (in particolare il fattore tissutale o TF), per capire se c’è rischio d’infarto e iniziare precocemente una terapia appropriata e soprattutto personalizzata”.“Si è visto infatti che non in tutte le persone a rischio cardiovascolare l’aspirina produce l’effetto sperato – prosegue la prof.ssa Tremoli. Alcuni pazienti sono aspirino-resistenti e quindi gli effetti tipici del farmaco sul sangue, cioè la diminuzione della capacità di aggregazione delle piastrine, con conseguente minore predisposizione alla formazione di trombi, sono ridotti”. Proprio per questo motivo sono in corso presso il Centro Cardiologico studi di farmacogenetica e farmacogenomica con lo scopo di individuare identikit genetici responsabili della risposta individuale ai farmaci antipiastrinici.
Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora la principale causa di morte nel nostro paese essendo responsabili del 44% di tutti i decessi. In particolare, la cardiopatia ischemica è la prima causa di morte in Italia, rendendo conto del 28% di tutti i decessi, mentre gli accidenti cerebrovascolari sono al terzo posto con il 13%, dopo i tumori. Sulla base del Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità ogni anno in Italia si registrano 290.000 eventi coronarici negli uomini e 78.000 nelle donne.
La terapia antitrombotica è particolarmente importante in questi pazienti ed è in grado di prevenire una buona percentuale, circa il 30%, degli eventi. Nell’infarto miocardico acuto, dove il fattore tempo è estremamente critico, la rivascolarizzazione coronarica tramite angioplastica primaria è oggi la terapia fondamentale. E in questa attività il Centro Cardiologico Monzino è all’avanguardia: nel laboratorio di emodinamica nel 2005, infatti, sono stati trattati circa 3600 pazienti, con quasi 1800 angioplastiche.