L’intervento messo a punto dal prof. Rubino, pioniere della cardiologia intervenistica non è invasivo e non ha provocato alcun decesso. Già partito un trial internazionale
Napoli, 17 giugno 2004 – Un anno fa la tecnica era stata sperimentata con successo, ma in via preliminare su 4 pazienti. Oggi sono 50 gli infartuati che in Italia sono tornati a condurre una vita assolutamente normale dopo aver visto ‘vaporizzare’ il trombo attraverso l’utilizzo combinato del laser ad eccimeri e di uno stent. Senza interventi chirurgici, dolorosi e invasivi, senza effetti collaterali. Senza alcun decesso. Pioniere internazionale di questa rivoluzione nell’ambito della cardiologia interventistica è il prof. Paolo Rubino, responsabile del reparto di Cardiologia invasiva della clinica Montevergine di Mercogliano (Avellino), che illustrerà i nuovi eccezionali risultati nel corso del congresso Update on Cardiovascular Diseases, in programma a Napoli (Castel dell’Ovo) oggi e domani.
“Lo scorso anno – ricorda il prof. Rubino – la nostra relazione fece scalpore nel mondo scientifico. Presentammo un protocollo in cui si dimostrava che il laser, impiegato insieme ad uno stent a rilascio di farmaci, costituiva una valida soluzione all’infarto entro le prime sei ore dall’evento. L’infarto – spiega Rubino – è provocato dall’occlusione trombotica di una coronaria provocata dalla rottura della placca. Col laser ad eccimeri siamo riusciti a sciogliere il trombo e ad impedire la disseminazione di microemboli nel microcircolo coronarico”. Un risultato sensazionale, tanto che si decise di partire con uno studio mondiale, tuttora in corso, che coinvolge 10 tra i più importanti Istituti (americani, francesi, belgi, tedeschi e due italiani: la Clinica Montevergine e il San Raffaele di Milano) per valutare l’impatto su ampia scala di questa tecnica capace di riparare il cuore con il “fascio di luce”.L’utilizzo del laser ad eccimeri su 50 pazienti è diventato ormai una tecnica consolidata che dovrebbe a breve diventare uno dei nuovi standard di intervento per contrastare una patologia che nel nostro Paese colpisce 160.000 persone ogni anno e causa 70.000 decessi. Ma non è l’unico intervento possibile. “L’angioplastica – prosegue Rubino – rimane il trattamento di prima scelta. L’importante è che i pazienti colpiti da infarto acuto arrivino al centro specialistico nel più breve tempo possibile. Attualmente, infatti, il 30% degli infartuati muore entro la prima ora e il restante 70% viene trattato in modo inadeguato. Per questo dico che per risolvere la situazione sarebbe indispensabile l’attivazione di una rete territoriale di emergenza in grado di consentire ai noi medici di intervenire immediatamente riaprendo il vaso e riducendo considerevolmente la mortalità. Purtroppo in Campania siamo ancora lontani, al contrario di altre realtà, e non mi riferisco solo al Nord Italia. Al convegno, verranno presentati i risultati dell’esperienza di una media città polacca, come Cracovia: grazie ad una rete organizzata lo scorso anno sono state eseguite 1200 angioplastiche. La nostra casistica parla di 300 l’anno a fronte di una richiesta potenziale di 6.000”.
Al convegno, a cui è attesa la partecipazione di 600 tra i maggiori esperti nel campo della cardiologia, interverrà, tra gli altri, il premio Nobel per la medicina Luis Ignarro, il padre dell’ecocardiografia Harvey Feigenbaum e Martin Leon. Tra i temi più innovativi oltre alla nuova tecnica laser, anche l’istologia virtuale, considerata la nuova frontiera in campo cardiochirurgico, in cui la Clinica Montevergine è un centro di assoluta eccellenza. Novità assoluta, l’utilizzo della risonanza magnetica per la valutazione delle placche: il prof. Valentine Fuster spiegherà come nella sindrome coronarica acuta sarà possibile eseguire in pochi secondi un esame che offre un quadro chiaro della situazione: se cioè è presente stenosi critica, placca, occlusione. Si tratta di una metodica in studio soprattutto negli Stati Uniti e in Olanda, che dovrebbe consentire entro l’anno di utilizzare questa angiorisonanza non invasiva e poco costosa anche in molti centri italiani.
Il congresso si concluderà con la cerimonia di consegna del premio giornalistico le Anfore, assegnato a giornalisti scientifici che si sono distinti nel campo della divulgazione medica. Per il 2004 il riconoscimento è andato a Manuela Lucchini caporedattore del Tg1 Rai, Vito Pindozzi caporedattore centrale del Giornale Radio Rai e Adriana Bazzi inviato del Corriere della Sera.