Al Teatro Comunale, organizza la Cattedra di Cardiologia dell’Università di Ferrara, concerto della Mahler Chamber Orchestra diretta da Claudio Abbado
Ferrara, 17 febbraio 2003 – Venticinque cattedratici italiani e il Maestro Claudio Abbado; la prevenzione e la vitalità miocardica e i concerti per pianoforte di Beethoven. Il cuore e la musica di altissimo livello insieme in una giornata dedicata alla scienza e alla cultura. L’evento si terrà venerdì 20 febbraio a Ferrara, organizzato dalla Cattedra di Cardiologia dell’Università cittadina, diretta dal prof. Roberto Ferrari, in collaborazione con l’University of Southern California e Ferrara Musica. Il primo appuntamento è alle 17, al Ridotto del Teatro Comunale: 25 tra i massimi esperti della cardiologia italiana faranno il punto sullo stato dell’arte e sul futuro delle patologie del cuore. A sollecitare il dibattito di questo Meeting export a porte chiuse saranno il prof. Shahbudin Rahimtoola, cardiologo dell’ateneo californiano, e il prof. Rodolfo Paoletti, farmacologo dell’Università di Milano: il primo introdurrà il tema della vitalità miocardica, mentre il prof. Paoletti parlerà delle nuove strategie di prevenzione, attraverso l’utilizzo di sostanze che agiscono sul ricambio lipidico.Alle 18.30 nella sala Arazzi del Comune, farà capolino la musica. Paolo Cecchi, docente di Forme della Poesia per Musica presso il Dipartimento di Musica e Spettacolo (DAMS) dell’Università di Bologna, introdurrà il concerto della Mahler Chamber Orchestra, diretta da Claudio Abbado, e dei soliti Martha Argerich e Bruno Canino, come una sorta di breve viaggio attraverso le tre “stazioni” musicali che disegnano il programma: dal mondo del folklore ebraico di ambito newyorkese, da cui Prokof’ev trasse il materiale musicale della sua Ouverture op. 34 per clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi, scritta nel 1919, all’ambiente artistico-intellettuale della Germania durante la repubblica di Weimar, che vide nel 1922 la nascita della prima Kammermusik di Paul Hindemith, capolavoro di quell’estetica musicale – nata come reazione antiromantica e antiidealistica – sino al salto a ritroso nella Vienna del 1800, anno in cui Beethoven scrisse il suo Terzo concerto per pianoforte, composizione che assieme alla Seconda sinfonia costituì il primo grande traguardo della sua produzione orchestrale, prima della clamorosa svolta dell’Eroica.
L’illustrazione delle tre composizioni in programma unirà quindi ad un panorama dei diversi contesti storici entro cui esse furono concepite, brevi notazioni sulle loro caratteristiche stilistiche ed estetiche, esemplificate anche mediante alcuni ascolti discografici.
Alle 20 spazio agli strumenti della Mahler Chamber Orchestra, al Maestro Abbado e a due solisti d’eccezione: i pianisti Martha Argerich e Bruno Canino.
La presenza di Martha Argerich è da considerare un vero e proprio evento: le apparizioni nei concerti della musicista argentina sono infatti diventate sempre più rare, così come i suoi recital da solista. Nata a Buenos Aires nel 1941, la Argerich ha suonato per la prima volta il pianoforte a 3 anni. A 5 ha iniziato a prendere lezioni con Vincenzo Scaramazza e a 8 ha debuttato in un concerto a Buenos Aires eseguendo brani di Mozart, Beethoven e Bach. Nel 1955 si trasferì con la sua famiglia di diplomatici a Vienna dove ha proseguito lo studio del pianoforte con Fredrich Gulda, Arturo Benedetti Michelangeli, Nikita Magaloff e Stefan Askenase. Indimenticabili le sue interpretazioni della letteratura virtuosistica del XIX e XX secolo. All’inizio degli anni ’80 Argerich si è rivolta alla musica da camera, suonando con Nelson Freire, Stephen Bishop-Kovacevich, Gidon Kremer e Mischa Maisky.
Bruno Canino, nato a Napoli, ha studiato pianoforte e composizione al Conservatorio di Milano, dove ha poi insegnato per 24 anni pianoforte principale. Come solista e pianista da camera ha suonato nelle principali sale da concerto e festival europei, in America, Australia, Giappone, Cina. Da 40 anni suona in duo pianistico con Antonio Ballista e da quasi 30 anni fa parte del Trio di Milano. Collabora con illustri strumentisti come Accardo, Harrell, Ughi, Victoria Mullova, Itzhak Perlman. Canino si è dedicato anche alla musica contemporanea, lavorando fra gli altri con Pierre Boulez, Luciano Berio, Karl-Heinz Stockhausen, Georg Lieti, Bruno Maderna, Luigi Nono, Sylvano Bussotti e altri di cui spesso ha eseguito opere in prima esecuzione. Numerose le sue registrazioni discografiche: ricordiamo le Variazioni di Golberg di J.S. Bach, l’integrale pianistica di Casella e quella di Debussy.
Ma cosa c’entra la musica con il cuore? “I rapporti tra il cuore e la musica – spiega il prof. Ferrari – non riguardano solamente gli effetti soggettivi che l’esecuzione e l’ascolto di una composizione producono nell’interprete o nell’ascoltatore, effetti che – come tutti gli stimoli che riguardano la sfera emotiva – interferiscono in modo transitorio sull’attività cardiaca, ma vanno considerati anche secondo un elemento comune più sostanziale, più profondo: il ritmo. Va prima di tutto sottolineato – prosegue Ferrari – che recenti studi di psicologia della musica fanno risalire il senso ritmico innato dell’uomo principalmente al costante ascolto da parte del feto del battito del cuore della madre all’interno del grembo uterino. Inoltre, come ovvio, il ritmo del battito cardiaco regola incessantemente la nostra attività corporea e l’alternanza diastole/sistole della pompa cardiaca rappresenta l’elemento fondamentale, fisiologico, dell’esperienza ritmica. In musica tale alternanza si concretizza in una pulsazione regolare, basata su un elemento accentuato (tempo forte /diastole) e su un elemento “di riposo” (tempo debole, sistole), pulsazione sulla quale si fonda il ritmo, inteso con Platone come “l’ordine del movimento”, e da cui si generano le innumerevoli variazioni dei diversi schemi ritmici e metrici in campo musicale. Dunque il rimo, elemento fondativo della musica, è profondamente legato, nella sua essenzialità corporea, al dato sensibile del battito cardiaco, esperito durante la gestazione come una sorta di imprinting ritmico, e quindi presente incessantemente nel corpo di ognuno di noi, che batte-vive nel ciclo ritmico elementare della pulsazione del nostro cuore”.