I progressi ci sono, ma si deve soccorrere adeguatamente il paziente appena colpito. Migliora la qualità di vita di chi supera l’attacco. Ancora poche però le strutture ad hoc
Milano, 20 dicembre 2007 – Ogni 4 minuti in Italia una persona viene colpita da un ictus, 195.000 casi ogni anno. Una malattia con altissimi costi sociali: sul totale dei malati infatti circa un terzo muore entro il primo anno mentre un altro terzo resta invalido permanente con gravi conseguenze sulla sanità pubblica, sulle famiglie, sulla società. “Ma la miglior gestione dello stroke sta mostrando i primi risultati – afferma il prof. Gian Franco Gensini, titolare della Cattedra di Clinica medica e cardiologia – A.O. Careggi di Firenze – : in dieci anni sono calati del 10% i decessi e altrettanti sono i pazienti che superano l’evento con minore disabilità residua”. Il prof. Gensini è il coordinatore generale delle linee guida SPREAD (Stroke PRevention and Educational Awarness Diffusion) giunte alla quinta edizione e presentate oggi a Milano. “Ma molto rimane da fare, soprattutto sul fronte della prevenzione e dell’ottimale organizzazione dei percorsi assistenziali, dalla gestione dell’evento acuto alla riabilitazione. In particolare, è necessario potenziare le stroke unit, strutture dedicate a questa patologia, ancora insufficienti nel nostro Paese”.
L’ictus è un deficit neurologico che insorge improvvisamente in seguito ad un disturbo circolatorio cerebrale e si verifica quando un vaso sanguigno che alimenta il cervello si rompe o viene ostruito da un coagulo di sangue o da un embolo. “L’ictus cerebrale – aggiunge il prof. Augusto Zaninelli, vicecoordinatore generale delle linee guida SPREAD – si può considerare il paradigma di una patologia definita multidisciplinare o multiprofessionale. Medici di medicina generale, specialisti di molte aree, infermieri, fisioterapisti, logopedisti e altre figure non mediche partecipano al governo complessivo del problema: nella prevenzione, nella gestione della fase acuta, nella continuità dell’assistenza. Tutti questi professionisti sono stati coinvolti nella stesura delle linee guida, un documento che si propone di suggerire interventi di comprovata efficacia per la tutela della salute ma anche il migliore utilizzo delle risorse disponibili”. Questa patologia è più frequente all’avanzare dell’età, il 75% degli ictus colpisce dai 65 anni in poi, ma può verificarsi anche nei giovani: in Italia si stimano circa 12.000 casi l’anno negli under 45. Si tratta di una patologia molto grave ma che per fortuna sta diventando sempre meno fatale, soprattutto grazie all’intervento precoce. “Negli ultimi anni infatti – afferma il prof. Domenico Inzitari, Direttore della Clinica Neurologica III – Stroke Unit – di Careggi, Firenze e Presidente Eletto dell’Italian Stroke Forum Network – si sono affermate modalità assistenziali ed interventi terapeutici da applicarsi nella fase acuta della malattia che riescono a limitare in maniera consistente la mortalità e gli esiti gravi conseguenti. Il ricovero in stroke unit, aree di degenza dedicate alla diagnosi e cura dell’ictus in fase acuta, riesce a ridurre mortalità e disabilità grave residua di circa il 20%. Ma in Italia queste strutture sono ancora troppo poche, ad oggi meno di un centinaio, mentre ne servirebbe una ogni 200.000 abitanti”. Ma gli esperti avvertono: aumentare la consapevolezza della malattia e le possibilità di prevenirla resta il punto di partenza. “È fondamentale – afferma il dr. Roberto Sterzi, primario della U.O. di neurologia dell’ospedale Ca’Granda Niguarda di Milano – che la popolazione conosca la patologia, soprattutto i fattori di rischio che aumentano la probabilità di subire un attacco, e i segnali che ne annunciano lo sviluppo. La ricerca in quest’ambito dimostra che la diagnosi precoce, di ipertensione e di altri fattori di rischio cardiovascolari, potrebbe evitare molti attacchi ischemici.” Tra i nemici, in testa a tutti si trova il fumo, anche passivo. Altro fattore critico è l’eccesso di grasso, soprattutto sul girovita. Il sovrappeso inoltre si accompagna spesso a alta pressione del sangue, elevato livello di colesterolo e trigliceridi, diabete e malattie cardiache. Altro fattore predisponente per l’ictus è il consumo di bevande alcoliche e sostanze stupefacenti. Le raccomandazioni SPREAD rimangono, a 10 anni di distanza, l’unico esempio in Italia di Linee Guida condivise a livello clinico e scientifico ed integralmente adottate da molti enti istituzionali, Ministero della Salute e Assessorati Regionali in testa. “Merito dell’impegno di tutti i Colleghi – conclude il prof. Gensini – ma un sentito ringraziamento, va anche ai responsabili di Bayer-Schering Pharma, che hanno consentito in modo del tutto incondizionato al gruppo SPREAD di lavorare e di produrre i tangibili risultati che tutti oggi apprezzano”.