A Bologna 3mila esperti riuniti dal 25 al 28 maggio per la XIV edizione dell’ESCo
Bologna, 25 maggio 2005 – Lo slogan scelto “L’ictus agisce in fretta… e tu?” lo indica chiaramente: la tempestività nell’intervento è il fattore determinante per ridurre al minimo morti e disabilità conseguenti a un evento che colpisce ogni anno 195.000 persone nel nostro paese, più di 15 milioni nel mondo. Ne sono convinti i 3mila esperti riuniti per la European Stroke Conference, il più importante appuntamento continentale su questa patologia. “La via più promettente – spiega il prof. Gianluigi Lenzi, direttore della 1a Neurologia al Policlinico Umberto I di Roma e presidente del Congresso – è costituita dalla possibilità di curare alcuni pazienti ricoverati per ictus in fase acuta con una terapia che “scioglie” i trombi (responsabili dell’attacco nell’85% dei casi), limitando i danni cerebrali attraverso un rapido ripristino del flusso di sangue al cervello”. Per ottenere i migliori risultati il paziente dovrebbe giungere in ospedale nell’arco di tre ore dall’inizio dei primissimi sintomi. “Una consolidata esperienza europea ed evidenze provenienti dagli studi clinici – sottolinea il prof. Tommaso Sacquegna, direttore di Neurologia e della Stroke Unit dell’Ospedale Maggiore di Bologna e vicepresidente del Congresso – dimostrano che il ricovero in aree di degenza dedicate alla diagnosi e cura dell’ictus in fase acuta migliora la sopravvivenza, prevenendo un decesso ogni 33 pazienti trattati”.Anche il medico di famiglia può svolgere un ruolo di primo piano nel ridurre i danni di un attacco ischemico. “È spesso questo professionista – spiega il dott. Augusto Zaninelli, medico di medicina generale e rappresentante dell’Italian Stroke Forum – il primo ad essere consultato all’esordio della sintomatologia in fase acuta”. Ma non basta intervenire rapidamente per garantire al paziente colpito un buon recupero. Anche la riabilitazione e l’assistenza così come il trattamento a lungo termine con farmaci idonei, come gli antiaggreganti piastrinici si rivela fondamentale per prevenire la formazione di nuovi trombi. Non bisogna infatti dimenticare che di 195mila nuovi casi l’anno, ben 40mila sono recidive.
Ma gli esperti avvertono: aumentare la consapevolezza della malattia e le possibilità di prevenirla resta il punto di partenza. “È fondamentale – commenta il dottor Giuseppe D’Alessandro, Presidente di ALICE (Associazione Nazionale per la Lotta all’Ictus CErebrale) – che la popolazione conosca la patologia, soprattutto i fattori di rischio che aumentano la probabilità di subire un attacco, e i segnali che ne annunciano lo sviluppo. La ricerca in quest’ambito dimostra che la diagnosi precoce, di ipertensione e di altri fattori di rischio cardiovascolari, potrebbe evitare molti attacchi ischemici.”