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I DRG dei tumori coprono solo la metà delle spese e ogni regione propone la sua ‘ricetta’. Il presidente Boccardo: “Una ‘chiamata alle armi’ contro gli sprechi: atteniamoci alle linee guida”
Verona, 12 ottobre 2008 – In epoca di federalismo, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica lancia un alert: quello sanitario rischia di creare iniquità. Serve invece un intervento deciso dello Stato come garante delle regole per assicurare pari accesso alle terapie per tutte le persone colpite da tumore al di là del problema dei costi. Il rischio è che ogni Regione trovi la sua soluzione per contenere le spese, creando disuguaglianze. Gli esperti riuniti a Verona per il X congresso nazionale dell’AIOM concordano: la razionalizzazione e la lotta agli sprechi sono necessarie ma non è il farmaco il principale imputato. “Serve piuttosto una “chiamata alle armi” trasversale – afferma il presidente Francesco Boccardo – per responsabilizzare tutti gli attori del sistema. Anche molte indagini diagnostiche ad alto costo sono spesso utilizzate in maniera inappropriata. Una prima misura per contrastare gli sprechi o le prestazioni inappropriate è attenersi a linee guida basate sull’evidenza e produrne di nuove: questa è una delle priorità della nostra Società scientifica”. Contrariamente a quanto si pensa, il farmaco incide solo per il 25% sul complesso dei costi in oncologia, che i DRG coprono per il 50%. “Già nel 2007 noi oncologi denunciammo come l’attuale sistema dei DRG sia del tutto inadeguato: lo pensa il 95% dei nostri soci – commenta Marco Venturini, segretario nazionale Aiom – . Questa situazione rischia di trasformarsi di fatto in elemento di “selezione” impropria nelle cure”. Non è un mistero che la situazione di regione in regione sia molto differente e, per una volta, non si tratta di dualismo nord – sud: in Lombardia ad esempio un certo nuovo farmaco viene rimborsato a tutti mentre nel vicino Veneto restano esclusi gli ultra 65enni. Ed è noto il caso dell’Emilia Romagna che aveva vietato la rimborsabilità di una molecola ad alto costo, in deroga a quanto previsto a livello nazionale. “In Italia la situazione è stata ben gestita a livello centrale dall’AIFA che, anche grazie alla collaborazione con Aiom – ha saputo regolamentare in modo equo ed introdurre meccanismi virtuosi – afferma Carmelo Iacono, presidente eletto dell’Associazione -. Ma questa corretta impostazione rischia di essere compromessa da un sistema che prevede differenze regionali nell’ accesso alle prestazioni. Una situazione che il nostro “Libro Bianco” ha fotografato con chiarezza”. La soluzione, dicono gli oltre 3.000 esperti riuniti a Verona, non può che essere una condivisione di responsabilità e una garanzia delle regole, con l’introduzione di meccanismi di perequazione per rispondere ai diversi bisogni del nostro territorio e premiare i comportamenti virtuosi.Ogni anno in Italia si registrano circa 240 mila nuovi casi di tumore e 140 mila sono i decessi. Le persone affette da questa malattia sono circa un milione e mezzo, fra pazienti guariti, nuovi casi e quelli in trattamento. I dati relativi agli ultimi decenni hanno mostrato che l’incremento della mortalità rallenta rispetto all’incidenza. Questa tendenza è il risultato dell’aumento di sopravvivenza dei malati: in Italia è in media del 55% a 5 anni dalla diagnosi. “Una situazione pone nuovi scenari e dinamiche – commenta il segretario Venturini -, non solo dal punto di vista clinico ma anche strettamente amministrativo e organizzativo. Pensiamo ad esempio al follow up, che attualmente compete all’oncologo, ma che potrebbe invece vedere coinvolto direttamente il medico di famiglia, con un conseguente alleggerimento del lavoro dei reparti e un considerevole risparmio per le strutture. Ma per attivare questi percorsi è necessaria la massima collaborazione fra Società scientifiche – stiamo a questo proposito mettendo a punto un protocollo con la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) -, ma anche con le Istituzioni e gli amministratori regionali, con garanzia di uniformità su tutto il territorio”. Un rapporto che deve diventare sempre più fitto, che trova nel lavoro delle commissioni oncologiche regionali e nazionale una modalità per offrire funzioni di supporto tecnico-scientifico e consultivo ai decisori politici. Un processo che deve però vedere sempre come protagonista anche il paziente. “Il sottotitolo che abbiamo voluto dare al congresso è ‘Oncologia, medicina delle scelte’ – afferma il prof. Gian Luigi Cetto, presidente del congresso AIOM 2008 e direttore dell’oncologia medica dell’università e dell’azienda integrata di Verona -: una scelta condivisa secondo le preferenze e le necessità del malato. Nonostante le recenti limitazioni imposte, l’oncologia deve sempre più tenere in considerazione l’opportunità di un trattamento o la rinuncia sulla base di questa alleanza, con un’opportuna valutazione del contenimento dei costi e di un’equa allocazione delle risorse”. Una misura imprescindibile per la lotta agli sprechi è continuare ad investire in prevenzione: l’incidenza dei tumori è infatti in costante aumento, in gran parte a causa all’invecchiamento e all’allungamento della vita media, ma anche per la continua esposizione a fattori di rischio e a sostanze cancerogene, come il fumo di sigaretta. Si è calcolato che si potrebbe risparmiare un miliardo di euro l’anno solo modificando il 10% dei principali comportamenti “colpevoli” (fumo, alcol, ma anche poca attività fisica e obesità). “L’impegno di un’Associazione come la nostra – conclude Maria Teresa Ionta, tesoriere Aiom – deve essere massimo anche per favorire la conoscenza su fattori di rischio, fornire dati ed evidenze sul loro impatto e promuovere politiche e protocolli per contrastarli. Il tutto con il necessario coinvolgimento istituzionale e con la parallela promozione di screening e diagnosi precoce”.