Domani il ‘BPCO Day’, Giornata Mondiale della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva. L’Istat: dal 2004 al 2005 aumentano dell’1,6% i fumatori con meno di 14 anni.
Roma, 15 novembre 2005 – E’ sempre più allarme fumo nel nostro Paese. Nonostante il divieto di fumare nei luoghi pubblici, nonostante le campagne di educazione, la sigaretta continua ad essere ‘suadente’ con i giovanissimi, mettendo a rischio la loro salute per il resto della vita. Tra i pericoli, oltre al tumore al polmone, proprio la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) – 2 milioni e 600mila colpiti in Italia, quarta malattia cronica per diffusione dopo artrosi, ipertensione e allergie, terza per mortalità – alla quale l’OMS dedica domani, 16 novembre, la Giornata Mondiale. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2004 la percentuale dei fumatori maschi nella fascia d’età 11-14 anni in Italia era del 2,9, mentre nel 2005 sale al 4,5%. Non va meglio nemmeno nella fascia under 25. In un solo anno si è passati dal 19 al 20% circa. Anche le donne 11-14enni non si sottraggono alla sigaretta: 0,4% di incremento in soli 12 mesi. “Questi dati – spiega il prof. Leonardo Fabbri, vicepresidente della European Respiratory Society (ERS) e presidente del congresso di aggiornamento annuale delle linee guida per la BPCO che riunisce i massimi esperti nazionali e internazionali – sono davvero preoccupanti. È bene ricordare che nella fase di sviluppo dell’essere umano, tutto ciò che porta ad una riduzione della funzione respiratoria è poi fattore di rischio per la BPCO. E il fumo di sigaretta è il principale killer dei nostri polmoni, sia quello attivo che quello passivo. Uno studio condotto in Gran Bretagna su oltre 15mila persone e pubblicato sulla rivista Torax ha dimostrato che l’inizio del fumo nell’adolescenza non solo porta a fumare di più nella vita (chi inizia prima ha poi maggiori difficoltà a smettere) ma costituisce un fattore di rischio indipendente di sviluppo di malattie respiratorie, in particolare BPCO, soprattutto nella donna. E di BPCO non si guarisce. Si può controllare con terapie farmacologiche, ma la qualità di vita è compromessa per sempre: con l’avanzare dell’età diventa difficile salire le scale, camminare, a volte anche parlare, costringendo il malato all’isolamento sociale e impedendogli di svolgere il proprio lavoro e le normali attività quotidiani. Insomma, si può parlare a tutti gli effetti di invalidità”.
Non è un caso se la Giornata Mondiale di quest’anno, giunta alla sua quarta edizione, avrà come slogan un appello: SENZA FIATO, …MA NON SOLI!’, “un invito – spiega Mariadelaide Franchi, presidente dell’Associazione nazionale dei pazienti – a chi conosce un malato ad essergli vicino. Invitiamo chi ha un parente, un familiare, un amico, un vicino di casa che soffre a non lasciarlo solo, a regalargli un po’ del proprio tempo. Telefonategli, fategli compagnia, chiedetegli di uscire insieme, accompagnatelo a fare qualcosa che possa fargli piacere, preferibilmente in aree verdi meno inquinate dal traffico”. Oltre a questa iniziativa a fianco dei pazienti, sempre il 16 novembre, all’ospedale Forlanini di Roma si terrà il convegno ‘Prevenzione e Controllo della BPCO’ con i massimi esperti italiani.
Oggi in Italia vi sono 2,6 milioni di persone costrette a respirare male. Se non viene diagnosticata nè curata, la BPCO infatti può condannare alla bombola d’ossigeno e a frequenti ricoveri in ospedale.
“Dal 1965 al 1998 – spiega il dr. Salvatore D’Antonio, dirigente medico dell’azienda ospedaliera S. Camillo Forlanini e presidente regionale dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri del Lazio – secondo i dati americani tutte le malattie sono in diminuzione: coronaropatia –59%, infarto –64%, altre malattie cardiovascolari –35%, tutte le altre cause di morte –7%….. l’unica malattia che ha avuto incremento è la BPCO: +160% di mortalità. Un dato che dovrebbe far riflettere e attivare le istituzioni. Ogni anno in Italia finiscono in corsia 130mila italiani (18mila sono i morti ogni anno), per un totale di circa 1milione di giorni di degenza, con una durata media di circa 10 giorni. La spesa annuale per paziente è in media di 1.300 euro all’anno con punte, per le forme gravi, di 6mila euro. Ma l’impatto sociale della BPCO è determinato soprattutto dai costi indiretti, cioè della perdita di giornate di lavoro e dal coinvolgimento dei familiari. Non dimentichiamo che questa malattia è si più frequente con l’aumento dell’età, ma colpisce anche la fascia di popolazione che va dai 45 ai 60 anni, produttiva e socialmente attiva”. “È stato evidenziato da studi epidemiologici – precisa il prof. Lorenzo Corbetta dell’Università di Firenze – che la BPCO è un problema non trascurabile anche in età giovanile: il 10% dei giovani tra i 20 e i 44 anni presenta tosse ed espettorato senza ostruzione bronchiale (Stadio 0 a rischio) e il 3,6% presenta sintomi con ostruzione bronchiale (Stadio I-III). Inoltre nel 75% dei casi i malati di BPCO non sanno di esserlo, per cui giungono dal medico solo quando la malattia è grave”. Quest’anno chi ne soffre avrà un aiuto in più dalla giornata di sensibilizzazione. “Una iniziativa davvero necessaria – conclude il prof. Corbetta – anche perché la diagnosi è molto semplice: basta fare una spirometria, cioè la prova del respiro. Un esame semplice e non invasivo che dovrebbe essere eseguito almeno da chi è più a rischio, cioè fumatori o ex-fumatori, soprattutto se presentano sintomi anche banali come tosse e catarro o più fastidiosi come la mancanza di fiato”. Tutte le informazioni sulla malattia sono reperibili sul sito www.goldcopd.it