L’annuncio in occasione della quarta giornata mondiale della malattia
Roma, 15 novembre 2005 – Limitarsi alla cura della singola malattia non basta più, soprattutto se si parla di problematiche associate all’età. La BPCO (Broncopneumopatia Cronico Ostruttiva) rientra in questa “classe” anche se, grazie al miglioramento delle indagini e alla sensibilizzazione dei cittadini e dei medici, oggi viene identificata prima rispetto al passato. A confermare questa tendenza, due studi pubblicati recentemente su Jama e sul New England Journal of Medicine: entrambi mettono in luce la necessità di superare il limite delle linee guida per patologia, promuovendone altre che comprendano tutti gli aspetti associati all’età.
“Recentemente – spiega il spiega il prof. Leonardo Fabbri vicepresidente della European Respiratory Society (ERS) e Presidente del Congresso annuale di aggiornamento italiano delle Linee Guida sulla BPCO – oltre alle tipiche alterazioni presenti a livello polmonare, si sono osservate diverse alterazioni presenti a livello extrapolmonare, definite ‘effetti sistemici della BPCO’. Questi effetti vengono considerati di notevole rilievo poiché sono in grado di condizionare sia la prognosi che l’approccio terapeutico del paziente. In particolare – continua il prof. Fabbri – si è osservata la presenza di un’infiammazione sistemica, che risulta inversamente proporzionale all’entità della funzione respiratoria, e che si caratterizza principalmente per un aumento della proteina C reattiva, del fibrinogeno, dei leucociti totali, del Tumor Necrosis Factor-alpha, dell’interleuchina (IL)-8 e IL-6. Si osserva inoltre la presenza di alterazioni nutrizionali, che si associano alla comparsa di calo ponderale, alterazioni a carico dei muscoli scheletrici. Pertanto il trattamento di tali alterazioni extrapolmonari in corso di BPCO – in particolare in corso di riacutizzazione – costituisce un importante elemento nel trattamento di tale malattia. Una miglior conoscenza degli effetti sistemici in corso di BPCO può quindi permettere di utilizzare nuove strategie terapeutiche che possono migliorare la qualità di vita e possibilmente la prognosi di tali pazienti”.
In sostanza insieme alla BPCO troviamo molto spesso condizioni di ipertensione, malattie quali diabete, osteoporosi, artrite reumatoide. Vi è una quindi crescente incertezza nella comunità medica sulla utilità reale di linee guida specifiche per ogni singola malattia. “La prognosi della malattia infatti – spiega Fabbri – peggiora più per questi fenomeni che per il danno broncopolmonare. Il medico può riconoscere queste complicazioni e consigliare il trattamento nutrizionale, riabilitativo e farmacologico per risolverlo. E soprattutto può scoprire una BPCO prima che dia complicanze severe, Insomma è necessario tornare a vedere il paziente con BPCO nel suo complesso”.