Pordenone, 22 febbraio 2018 – Le 5 neoplasie più frequenti sono quelle del colon-retto (1.400), mammella (1.250), prostata (950), polmone (900) e melanoma (400). La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 61%. Il 40% delle diagnosi è evitabile con uno stile di vita sano, però pochi seguono le regole della prevenzione. Il 26% dei residenti fuma e il 31,2% è in sovrappeso
Nel 2017 in Friuli Venezia Giulia sono stati stimati 9.000 nuovi casi di tumore (4.750 uomini e 4.250 donne). Rispetto alla media annua rilevata dieci anni fa, si registra un andamento sostanzialmente stabile fra gli uomini (4.752 ogni anno nel triennio 2008-2010) e un incremento fra le donne (4.021). Le cinque neoplasie più frequenti nella Regione sono quelle del colon-retto (1.400 nuovi casi nel 2017), mammella (1.250), prostata (950), polmone (900) e melanoma (400). E il 61% dei residenti in Friuli Venezia Giulia (60,8% uomini e 61,4% donne) è vivo a cinque anni dalla diagnosi. È la fotografia dell’universo cancro in tempo reale raccolta nel volume “I numeri del cancro in Italia 2017” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dall’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e dalla Fondazione AIOM, e presentato oggi a Pordenone con l’intervento dell’Assessore alla Salute della Regione Friuli Venezia Giulia, Maria Sandra Telesca. “Anche a livello nazionale si osserva un aumento delle neoplasie fra le donne – afferma la dott.ssa Lucia Fratino del Dipartimento di Oncologia Clinica al CRO di Aviano e coordinatore AIOM Friuli Venezia Giulia –. Si stima che complessivamente ogni giorno nella nostra Regione si registrino 25 nuove diagnosi di tumore. Quello che veniva un tempo considerato un male incurabile è divenuto in moltissimi casi una patologia da cui si può guarire o con cui si può convivere a lungo con una buona qualità di vita. Oggi per combattere il cancro abbiamo a disposizione nuovi agenti efficaci, come l’immunoterapia e farmaci a bersaglio molecolare (target therapy) oltre che tecnologia d’avanguardia come la chirurgia robotica e la radioterapia a protoni che si aggiungono alla chemioterapia, chirurgia e radioterapia. Tutto questo, unito alle campagne di prevenzione promosse con forza anche da AIOM, si traduce nel costante incremento del numero di cittadini vivi dopo la diagnosi di neoplasia che nella nostra Regione ha superato i 77.000”. In Friuli Venezia Giulia si registrano alcuni dei valori più alti di adesione ai programmi di screening organizzati rispetto alla media nazionale (anno 2015): il 60,2% delle donne ha effettuato la mammografia per la diagnosi precoce del tumore della mammella (55% Italia), il 59,4% ha eseguito il Pap test per la prevenzione del tumore del collo dell’utero (39,8% Italia) e il 60,3% dei cittadini si è sottoposto al test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare in fase precoce il tumore del colon retto (43% Italia). L’adesione dei residenti in Friuli Venezia Giulia a questi fondamentali programmi di prevenzione è in costante crescita: la mammografia dal 2006 al 2015 è passata infatti dal 51,2% al 60,2%, il Pap test dal 2000 al 2015 è aumentato dal 42,8% al 59,4%, il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci dal 2008 al 2015 è cresciuto dal 36,4% al 60,3%.“I dati sull’adesione agli screening e quelli sulla sopravvivenza indicano l’ottimo livello delle cure garantito nella nostra Regione e sono merito del sistema complessivo di presa in carico regionale – sottolinea Maria Sandra Telesca, Assessore alla Salute della Regione Friuli Venezia Giulia -. Il nostro impegno istituzionale è di porre sempre il paziente al primo posto, ricordandoci che dietro la malattia c’è una persona. Il positivo aumento delle guarigioni comporta che nel percorso di un malato oncologico vi sia una vita prima, durante e dopo la patologia, che richiede l’attenzione e l’intervento di molte professionalità. È importante che sia completata quanto prima la costituzione della rete oncologica del Friuli Venezia Giulia, un elemento organizzativo fondamentale e non più procrastinabile nel sistema sanitario regionale. Per giungere a questo traguardo è necessario che i professionisti trovino le modalità per garantire un ampio spettro di specializzazioni in rete”. Nella Regione la sopravvivenza relativa per tutti i tumori a 5 anni dalla diagnosi è aumentata dal 46,4% per gli uomini e 55% per le donne con diagnosi tra il 1995 e il 1999, al 54,5% degli uomini e 58,3% delle donne con diagnosi 2000-2004, fino al 60,8% per gli uomini e al 61,4% per le donne con diagnosi 2007-2010. “Il Registro Tumori del Friuli Venezia Giulia è stato istituito nel 1998 quale importante strumento del Servizio Sanitario Regionale per la lotta contro le malattie neoplastiche – spiega il dott. Luigino Dal Maso, componente della Segreteria Nazionale AIRTUM -. Da allora, assolve al compito di misurare, attraverso la raccolta, l’analisi e la presentazione dei dati di incidenza, l’impatto dei tumori sulla salute pubblica. Da un lato, i confronti della sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi (effettuati tramite opportuni aggiustamenti nel libro ‘I numeri del cancro 2017’) collocano il Friuli Venezia Giulia alla pari con altre Regioni del Nord Italia e testimoniano che, anche in questa Regione, le diverse malattie tumorali, anche se in diversa misura, possono essere guarite, oltre che curate. Dall’altro lato, le criticità evidenziate dai dati costituiscono una spinta a migliorare il livello di prevenzione e assistenza nel territorio. Ciò deve avvenire per rispondere sempre meglio ai criteri di efficienza, efficacia ed equità che ispirano l’azione del sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo che gli approcci diagnostici e terapeutici siano sempre più tempestivi e standardizzati per tutti i cittadini in quanto parte della rete oncologica regionale”.
“Resta ancora molto da fare in Regione sul fronte degli stili di vita – continua il prof. Fabio Puglisi, Direttore della Struttura Operativa Complessa di Oncologia B del CRO di Aviano e Direttore della Scuola di Specializzazione in Oncologia Medica all’Università di Udine -. La conoscenza dei dati contenuti nel documento è molto utile per la definizione di programmi di prevenzione: sappiamo che oltre il 40% delle diagnosi è evitabile adottando uno stile di vita sano (non fumare, svolgere attività fisica costante, seguire una dieta corretta). È scientificamente provato che il cancro è la patologia cronica che risente più fortemente delle misure di prevenzione”. Non tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia però seguono questi consigli (PASSI 2013-2016): il 19,9% è sedentario, il 31,2% è in sovrappeso e il 10,5% obeso, percentuali comunque migliori o in linea con la media nazionale (rispettivamente pari al 32,5%, 31,7% e 10,5%). I fumatori sono il 26% della popolazione (26,4% in Italia). Preoccupa il consumo a maggior rischio di alcol che interessa il 28,6% della popolazione, nettamente superiore alla media italiana (16,9%).
“Da anni l’Istituto – commenta il Direttore Generale del CRO, Mario Tubertini – è impegnato nell’attuazione di politiche di prevenzione primaria. Particolare accento è stato posto sulla trasmissione di notizie scientificamente validate, quindi utili all’attuazione di stili di vita capaci di ridurre il rischio di sviluppare tumori. Al CRO esistono strutture dedicate a questo: l’Epidemiologia, in grado di realizzare studi scientifici importanti e la Biblioteca Scientifica e per Pazienti, presidio che trasmette con elevato grado di professionalità quanto disponibile dalla ricerca. Nel solco della prevenzione si inserisce infine l’accordo-quadro pluriennale sottoscritto con un player della distribuzione organizzata finalizzato all’adozione di corretti e sani stili di vita. Un’opportunità divulgativa molto importante, valorizzata dal ruolo di gestore oncologico unico nel Pordenonese, attribuito all’Istituto dalla riforma sanitaria regionale”.
“La lotta al cancro – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione – richiede sempre di più lo sviluppo e la definizione di un approccio integrato e multidisciplinare sia in termini di strategia di cura sia per garantire un’offerta adeguata di assistenza in continuità tra ospedale e territorio, vicino al domicilio, realizzando una presa in carico globale della persona nei suoi bisogni sanitari, sociali e relazionali, attraverso l’integrazione dei vari attori istituzionali e non istituzionali, delle famiglie e delle associazioni, con la loro forte capacità di ‘prendersi cura’”. In Friuli Venezia Giulia nel 2014 (ultimo dato ISTAT) sono stati 4.214 i decessi attribuibili a tumore: la neoplasia che ha fatto registrare il maggior numero di decessi è quella del polmone (730), seguita da colon retto (445), pancreas (335), seno (294) e fegato (236).
“Per i pazienti è essenziale disporre in tempi brevi delle terapie innovative – afferma Anselmo Rossi, rappresentante di Fondazione AIOM -. I vantaggi di questi trattamenti in termini di sopravvivenza e qualità di vita possono avere un impatto decisivo anche per il reinserimento sociale e lavorativo. Il bisogno di salute del paziente con una diagnosi di neoplasia è superiore a quello della popolazione generale. E persiste a lungo nel tempo, alla luce delle caratteristiche peculiari delle patologie oncologiche, dei loro effetti e delle specifiche risposte terapeutiche ed assistenziali. Guarire oggi non può voler dire solo aver vinto la personale battaglia contro la malattia. Si è guariti quando vengono ripristinate le condizioni di vita presenti prima dell’insorgenza della malattia e se vi è il pieno recupero del benessere fisico, psichico e sociale”.
“Sono oltre 3 milioni e trecentomila gli italiani che vivono dopo una diagnosi di cancro – conclude la dott.ssa Stefania Gori, Presidente Nazionale AIOM e Direttore Dipartimento Oncologico dell’Ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar-Verona -. È un numero importante che evidenzia il peso della patologia oncologica e lo sforzo continuo per migliorare la sopravvivenza dei pazienti non solo in termini quantitativi ma anche di qualità di vita. Oggi le due neoplasie più frequenti, quella della prostata negli uomini e della mammella nelle donne, presentano sopravvivenze a 5 anni pari a circa il 90%, con percentuali ancora più elevate quando la malattia è diagnosticata in stadio precoce. Risultati sicuramente incoraggianti, che ci spingono a impegnarci ancora di più sia sul fronte della ricerca che della prevenzione”.