mercoledì, 4 dicembre 2024
Medinews
18 Gennaio 2005

FECONDAZIONE, LA CICOGNA RIMANE SENZA LAVORO: IN DIECI MESI TRECENTO BAMBINI IN MENO NELLE CULLE

Napoli, 23 dicembre 2004 – Non nati per legge: sono 300 i bambini ‘persi’ a causa della nuova normativa sulla fecondazione: un 6% netto in meno rispetto allo scorso anno (la legge 40 è operativa da febbraio 2004). E’ questo il dato principale diffuso dalla Società Italiana della Riproduzione per voce del suo presidente, prof. Giuseppe De Placido, ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università Federico II di Napoli “La normativa – spiega De Placido – vietando la crioconservazione e la soppressione di embrioni in eccesso, limita di fatto a 3 gli ovociti che il medico può tentare di fecondare: è quindi plausibile che si arrivi al trasferimento in utero con meno di 3 embrioni, diminuendo così le probabilità di una gravidanza. Una serie di paletti che potevano dimezzare le nascite ma che, in questi 10 mesi, siamo riusciti a limitare grazie ad una gestione ottimale e ad un potenziamento delle risorse tecnologiche a disposizione. Stiamo insomma ‘aggirando’ i limiti della legge cercando strategie capaci di migliorare le potenzialità dell’impianto”.

Al centro di Sterilità della “Federico II” stanno infatti lavorando su nuove strategie, finalizzate a valutare se le caratteristiche dell’ambiente in cui l’ovocita è maturato, ossia il liquido follicolare, possano fornire informazioni utili ai fini della selezione ovocitaria. “In queste nostre indagini – prosegue De Placido – abbiamo per esempio scoperto una correlazione significativa tra tassi di fertilizzazione e livelli intrafollicolari di leptina, una molecola di recente scoperta che regola il metabolismo. Quando la leptina risulta al di sopra dei 20 ng/ml, i tassi di fertilizzazione raggiungono l’80%; al contrario, in presenza di livelli più bassi, la fertilizzazione avviene solo nel 20% dei casi. Presupposto fondamentale ai fini della valutazione della correlazione – continua il presidente della Società Italiana della Riproduzione – è l’esecuzione del prelievo ovocitario con una metodica “follicle by follicle”. L’obiettivo è, con una singola puntura dell’ovaio, di poter individuare e catalogare ogni singolo ovocita e il corrispondente liquido follicolare. A centro dell’attenzione ci sono anche i cosiddetti farmaci ricombinanti che ci offrono la possibilità di avere gonadotropine (FSH, LH) somministrate singolarmente. Significa che possiamo utilizzare gli ormoni a seconda delle necessità della donna. È una stimolazione personalizzata, con maggiore qualità degli ovociti, per una migliore risposta nella fecondazione.. I rischi per la puerpera sono decisamente diminuiti rispetto a quando si forzava molto la stimolazione”.
Prima della 40/2004, la possibilità di crioconservare gli ovociti limitava i rischi di ristimolazione e il successo al primo tentativo era più che probabile. “Oggi – spiega De Placido – questo non può più avvenire. Non a caso stiamo cercando di evitare la ripetizione del ciclo di stimolazione e anche i rischi di un nuovo intervento chirurgico di impianto, che, per quanto minimi, esistono. Inoltre è bene ricordare che i cicli non vengono mai ripetuti in tempi ravvicinati. Quindi oggi un fallimento può protrarre il disagio della donna per molti mesi. Con effetti non solo fisici ma anche psicologici”.
In Italia si calcola siano circa 60.000 le coppie che ogni anno chiedono una consulenza medica per problemi di infertilità o sterilità e circa 15.000 quelle che vengono sottoposte ad una fecondazione medicalmente assistita. Anche se la vita media è aumentata, diventare mamme dopo i 35 anni può creare problemi: l’ovaio invecchia e superato quel limite le possibilità declinano drammaticamente, anche nella fecondazione assistita. La probabilità di avere problemi di sterilità tra i 15 e i 24 anni è del 4.1%; del 13.1% tra i 25 e i 34 anni; del 21.4% tra i 35 e i 44 anni. Nei paesi industrializzati il fisiologico declino della fertilità è inoltre aggravato dall’impatto di abitudini di vita e fattori ambientali quali il fumo di sigaretta, il consumo esagerato di caffè, l’uso di stupefacenti e l’esposizione a pesticidi, solventi, gas di scarico e radiazioni.
Il malcontento per la nuova legge esiste, la donna sa esattamente le difficoltà che deve affrontare se decide di avere comunque un bambino: dal problema della crioconservazione, all’utilizzo di gameti eterologhi, all’emigrazione verso altri paesi Europei, dove queste restrizioni non esistono. Lo spartiacque tra il diventare genitori o meno è dunque una questione di reddito. Per questo il prof De Placido si augura che “i centri di riproduzione italiani ricevano un sostegno per evitare quantomeno lunghe liste d’attesa”. Giuliano D’Ambrosio
TORNA INDIETRO