Ad Alghero, i massimi esperti alla VI Conferenza nazionale dell’AIOM
Alghero, 31 marzo 2003 – Affamare il tumore, colpire tutte le fonti che lo alimentano. E dove non è possibile raggiungere l’obiettivo di ‘ucciderlo’, fare in modo di circoscrivere la massa tumorale: portarla cioè alla cronicizzazione. Un po’ come è successo per il diabete o per l’ipertensione. E come ormai si sta verificando per l’Aids. Contro il grande male si aprono dunque nuovi affascinanti scenari. Dopo le importanti vittorie ottenute nel secolo scorso, che hanno portato la sopravvivenza complessiva ad attestarsi al 50%, i ricercatori provano l’affondo da una strada fino ad ora inesplorata: fare terra bruciata tutt’intorno al tumore “Negli ultimi 20 anni – spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) – si è assistito ad un’esplosione delle conoscenze nel campo della biologia tumorale. Per la prima volta i ricercatori hanno avuto a disposizione una serie di tecniche sempre più sofisticate per studiare i geni, i loro prodotti proteici, i vari aspetti del ciclo cellulare. Grazie all’identificazione di molecole che interagiscono con un difetto specifico – prosegue Cognetti – l’approccio alla farmacologia antineoplastica è radicalmente cambiato, passando da una farmacologia basata sulla malattia ad una terapia trasversale guidata sul difetto molecolare. Capostipite di questa nuova famiglia di farmaci target oriented è stato il Glivec, che rimane un punto di riferimento”. Di queste nuove strategie terapeutiche ne discutono fino a domani, ad Alghero, i massimi esperti italiani di oncologia impegnati nella VI Conferenza nazionale dell’AIOM che ha per titolo “Bersagli molecolari e nuove terapie biologiche in oncologia”.Nel prossimo futuro il trattamento medico delle neoplasie diventerà sempre più specifico e selettivo, guidato dalle caratteristiche biologiche del tumore, con evidenti vantaggi in termini di attività antitumorale e di ridotti effetti collaterali. “I dati che arrivano dalla recente ricerca clinica – afferma il prof. Cognetti – mostrano la possibilità di impiegare un’ampia gamma di agenti indirizzati sui differenti bersagli molecolari: anticorpi monoclonali diretti al dominio extracellulare dei recettori per l’epidermal growth factor (EGFR) di tipo 1 e 2; composti quinazolinici specifici inibitori delle proteine tirosin-chinasi associate all’EGFR; agenti specifici per l’inibizione della tirosin-chinasi associata al recettore c-kit; inibitori della farnesilazione della oncoproteina Ras; oligonucleotidi antisenso che interferiscono con l’mRNA della Protein Kinasi C; modulatori della trascrizione che agiscono inibendo la deacetilazione degli istoni”. A tradurre questo piano d’intervento ci pensa il prof. Roberto Labianca, prossimo presidente dell’AIOM. “Anche se non mi piace utilizzare una terminologia oggi troppo spesso abusata – afferma – in questo caso si può veramente parlare di farmaci ‘intelligenti’, perché vanno a colpire selettivamente la mutazione che da origine a quello specifico tumore, risparmiando al contempo le cellule sane e riducendo sensibilmente la tossicità. Il primo in assoluto – prosegue Labianca – è stato il Glivec che ha di fatto rivoluzionato la terapia della leucemia mieloide cronica e dei tumori dello stroma gastrointestinale. Ma di questa famiglia fanno parte anche altre molecole che hanno aperto prospettive interessanti nella terapia di tumori ad altissima frequenza, come il cancro della mammella e del polmone. Per quanto riguarda la mammella un esempio è l’Herceptin, che agisce su una mutazione particolare, espressione dell’HER-2. Una mutazione che è presente tra l’altro non solo nel tumore del seno ma anche in quelli della vescica, del pancreas, del colon e dello stomaco, tanto che oggi sono in corso studi per valutare l’efficacia del farmaco in questi carcinomi. Per il polmone un farmaco interessante è l’Iressa, che ha dato risultati incoraggianti in pazienti pretrattati con la chemioterapia”. Sempre dalla sperimentazione clinica emergono alcuni aspetti che accomunano i nuovi farmaci: la modesta insorgenza di effetti indesiderati anche nel caso di impiego prolungato nel tempo, la possibilità, in alcuni casi, di essere somministrati per via orale, permettendo quindi al paziente di essere seguito in ambulatorio, e l’inibizione della crescita tumorale.
L’unico neo di tutto questo discorso potrebbe essere rappresentato dai costi. “Parlare di costi in sanità è sempre difficile – sostiene il prof. Francesco Di Costanzo, segretario nazionale dell’AIOM – Per questo, a mio avviso, il tema va affrontato in modo più articolato, dove il concetto di costo rientri in un piano complessivo di razionalizzazione, sia delle risorse che degli interventi terapeutici. Io sono fermamente convinto che il Servizio Sanitario Nazionale abbia il dovere, di fronte a risposte cliniche importanti, di rendere disponibili ai pazienti i nuovi farmaci. Detto questo va però anche ricordato, e spiegato al paziente, che non è necessario avere tutto, ma che basta avere i trattamenti giusti. L’AIOM ha investito molto in questi ultimi due anni nella comunicazione, in particolare nei confronti dei malati. Trasmettere ai pazienti una maggior conoscenza di alcuni aspetti e una maggior fiducia di quelle che sono le potenzialità che esistono attualmente nella cura del cancro, significa, da un lato creare un’alleanza importante tra il medico e il proprio assistito in funzione di un comune obiettivo, dall’altro, come dicevo prima, controllare la spesa. In questo contesto si colloca la newsletter mensile Aiom info società, inviata in 30.000 copie a tutti i centri di oncologia della penisola: una sorta di manualetto pratico, in cui il paziente e i suoi famigliari possono trovare notizie utili e di facile comprensione sui vari tumori. Credo che questa sia un’operazione veramente innovativa, sicuramente tra le prime esperienze in Europa. Quello che ci aspetta nei prossimi anni è sicuramente un cambiamento molto importante. Se riusciremo ad avere un sistema di comunicazione tale da far capire che i medici si muovono nell’interesse del paziente, potremo raggiungere i nostri obiettivi: in primo luogo la cura; secondo, utilizzare al meglio le nostre risorse”.