lunedì, 5 giugno 2023
Medinews
27 Ottobre 2006

ERRORI IN MEDICINA: 90 MORTI AL GIORNO. ONCOLOGI IN PRIMA LINEA PER RIDURRE IL RISCHIO

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“Il problema è grave, anche se nella lotta al cancro le controversie diminuiscono in Italia”. L’impegno dell’AIOM per migliorare la situazione a vantaggio dei pazienti

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Milano, 23 ottobre 2006 – Causano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori. In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o provocati dalla cattiva organizzazione dei servizi sono da bollettino di guerra: tra 14 e 50mila i decessi ogni anno, circa novanta al giorno, di cui il 50% evitabile, 320.000 le persone danneggiate, con costi pari all’1% del PIL, 10 miliardi di euro l’anno. Le fonti sono spesso discordi su questi numeri; per ottenere dati certi e uniformi le società scientifiche cominciano ad organizzarsi e a confrontarsi. L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), in collaborazione con Dompé Biotec, ha deciso di organizzare un convegno nazionale proprio su questo tema che si tiene oggi all’Istituto dei Tumori di Milano. “Il tema del rischio clinico – afferma il prof. Emilio Bajetta, presidente nazionale dell’AIOM – si propone come un argomento di grande attualità, con un forte impatto socio-sanitario. Lo scopo è migliorare la prestazione sanitaria e garantire la sicurezza del paziente oncologo”. Anche perché nella speciale classifica delle specialità dove si commettono maggiori errori stilata dal Tribunale del Malato, l’oncologia con un 13% si colloca al secondo posto, preceduta dall’ortopedia e traumatologia con il 16,5% di errori, seguita dall’ostetricia (10,8%) e dalla chirurgia (10,6%).
I dati nazionali disponibili sugli errori in sanità provengono da varie fonti (Anestesisti Ospedalieri, Assinform, Tribunale dei Diritti del Malato e altre) oppure sono proiezioni dalla letteratura internazionale (a partire dal rapporto Usa del 2000 ‘To err is human’) o ancora si riferiscono a studi e sperimentazioni condotti in grandi e piccoli centri di cura italiani. Queste ultime ricerche si concentrano però essenzialmente sul problema della tracciabilità e dell’erogazione di farmaci e dispositivi per evitare il tipico scambio di confezioni o la non applicazione dei protocolli, fattori che in oncologia – seconda area medica dove si registrano più eventi avversi dopo ortopedia – rappresentano il 40% degli errori secondo una recente indagine dell’Asl Roma C. “Quelli relativi al farmaco e alla corretta esecuzione dei protocolli terapeutici sono fra gli errori più frequenti in oncologia – spiega Bajetta -. Dagli ultimi studi internazionali risulta però che in oncologia le controversie per errori medici sono in diminuzione. Ciò però non deve sollevare in alcun modo il clinico dai propri doveri e responsabilità: una maggiore chiarezza nel comunicare i limiti della medicina e gli eventuali errori non può che giovare al rapporto col paziente. Per evitare gli eventi avversi è necessario, come in ogni settore, imparare da essi. In questo senso, l’aderenza alle linee guida evidence-based, diventate largamente disponibili in oncologia, è la salvaguardia migliore contro ogni errore”.
“I dati italiani – sottolinea il dott. Marco Venturini, consigliere nazionale AIOM – difettano: tuttavia quasi ogni oncologo medico conosce molto bene e da vicino gli errori o i quasi-errori medici che accadono nella propria pratica clinica, anche se la stima dei casi inosservati è elevata; specie in oncologia, dove i progressi registrati in termini di sopravvivenza (+ 7% negli ultimi 10 anni) non sono accompagnati da una sufficiente gestione del rischio nella diagnosi, nella terapia e nel follow-up. Secondo i dati disponibili raccolti nell’Atlante della Sanità Italiana, dal 1995 al 1997 i casi letali evitabili di malattie legate al sistema cardiocircolatorio si sono ridotti del 8,2% mentre quelle legate a tumori solo del 5,4%. L’organizzazione migliore della catena dei soccorsi, le unità coronariche, hanno dato risultati concreti e misurati. Non altrettanto è stato fatto in campo oncologico. “Gli eventi avversi possono derivare sia da errori terapeutici che da imperfezioni organizzative. Quelli relativi al farmaco – conclude Bajetta – sono fra gli errori più frequenti in oncologia; per limitarli serve una più accurata organizzazione della catena di dispensazione e somministrazione del farmaco. Una cospicua parte degli ‘errori’ imputati agli oncologi sono riconducibili alla diagnosi sbagliata o alla non effettuazione di interventi di diagnosi sufficientemente precoce, fattore attualmente determinate per sconfiggere i tumori. Ad esempio nel cancro della cervice per il quale muoiono ogni anno nel nostro Paese 1.500 donne. Decessi quasi tutti evitabili – non solo nel 50% dei casi come per altre patologie – perché il cervico-carcinoma invasivo può essere prevenuto con il Pap test. E’ necessario diffondere e comunicare l’utilità dell’esame a quante più donne in età a rischio possibile, investendo in programmi e campagne (regionali e nazionali) mirate”. Ma, assieme alle campagne più mirate sugli esami diagnostici e sulla prevenzione, è anche fondamentale una formazione adeguata degli operatori sanitari. Un aspetto sottolineato dalle Linee Guida italiane ed europee: per l’avvio e il successo di un programma di screening oncologico serve la formazione di base e quella continua di tutti gli operatori impegnati nello screening. Accanto ad errori ‘di sistema’, non riconducibili al fattore umano, vi è la casistica della ‘malpractice’. “Credo – spiega Bajetta – che due tendenze registrate in Italia debbano far riflettere: da una parte l’elevato numero di persone decedute o danneggiate a causa di errori medici e dall’altra l’aumento del numero di cause intentate contro i medici per malpractice, una tendenza al rialzo che ha comportato l’aumento dei premi richiesti dalle imprese assicuratrici agli Istituti di cura. Da un esame della recente letteratura internazionale si desume però che gli errori medici in oncologia raramente conducono alle controversie tra strutture sanitarie-medici-cittadini. Ma certamente ciò non deve sollevare nessun clinico dalle proprie responsabilità: i problemi etici legati alla comunicazione della prognosi ai malati, alla comunicazione di un eventuale errore, oltre all’aspetto profondamente doloroso e globale dell’esperienza della patologia, in oncologia assumono un’importanza superiore e determinante rispetto ad altri settori; aspetti che è necessario tener presente e discutere nell’ambito della tematica rischio in medicina. E’ certo che una maggiore chiarezza nel comunicare anche i limiti della pratica medica non può che giovare al rapporto medico-paziente, portando a una migliore distribuzione delle responsabilità; la fiducia fideistica nell’infallibilità della medicina deve essere sostituita da una fiducia realistica, più matura, fondata sulla chiarezza reciproca.
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