A Barcellona il 15° congresso di Neuropsicofarmacologia. Presentato lo studio ESEMED, il più completo mai realizzato al mondo. All’Italia un ruolo di primo piano. Ancora diagnosi scarse e cure non mirate contro ansia e depressione.
Barcellona, 9 ottobre 2002. E’ allarme nel vecchio continente: il 29% degli europei soffre di disturbi mentali, il 14% di depressione, il 16% di ansia. Solo una persona su quattro si rivolge a uno specialista, solo una su tre riceve un trattamento appropriato, sia farmacologico che di supporto psicologico.
In particolare, a preoccupare gli esperti sono due disturbi troppo spesso ancora sottodiagnosticati, l’ansia e la depressione, che possono peggiorare sensibilmente la qualità di vita del paziente. Sono questi i dati salienti che emergono dallo studio ESEMED (European Study of Epidemiology of Mental Disorders) presentato oggi a Barcellona nel corso del 15° Congresso Europeo di Neuropsicofarmacologia, il più importante appuntamento scientifico del settore che vede la partecipazione di oltre quattro mila delegati.“Si tratta del primo, più vasto e completo studio mai effettuato al mondo per valutare la diffusione di queste patologie, la qualità di vita dei pazienti e l’utilizzo delle strutture”, afferma il prof. Giovanni De Girolamo, responsabile per l’Italia dello studio ed ex coordinatore del progetto nazionale Salute Mentale dell’Istituto Superiore di Sanità.
L’indagine è stata realizzata da OMS e Unione Europea, in collaborazione con gli Enti Nazionali di Salute e GlaxoSmithKline. Dal 1999 al 2002 in sei paesi europei (Italia, Spagna, Belgio, Olanda, Francia e Germania) sono state esaminate 14.078 persone, attraverso una intervista-questionario, realizzata con un date base unico e una valutazione scientifica inattaccabile.
“Lo studio è stato voluto – spiega il Prof. Jordi Alonso, coordinatore generale – perché ansia e depressione rappresentano la prima causa di disabilità nei paesi sviluppati. Sono in costante aumento ma non esistono analisi e dati certi sul numero delle persone colpite, sul corso delle terapie, sull’utilizzo dei servizi sul territorio. Da qui l’esigenza di una ricerca i cui risultati hanno confermato purtroppo quanto ci si aspettava: questi disturbi sono diffusi, molte persone non si rivolgono ai centri e non utilizzano le terapie oggi a disposizione”.
“L’Italia – sottolinea il Prof. De Girolamo – ha svolto un lavoro di primo piano: 4500 sono state le persone coinvolte in tutta la penisola, 3200 i questionari accettati, un numero rilevante che rappresenta ben un quarto di tutti quelli valutati dallo studio”.
I risultati europei sono pienamente sovrapponibili a quelli italiani. “C’è però una particolarità – sottolinea De Girolamo –: nel nostro Paese la percentuale di pazienti in terapia è sensibilmente più bassa rispetto al resto d’Europa. Non solo: ancora troppe persone vengono trattate in modo inappropriato con benzodiazepine”.
La presentazione dello studio ESEMED ha suscitato grande interesse al Congresso di Barcellona. “Una volta analizzati i risultati – conclude De Girolamo – ci rivolgeremo alle autorità centrali e regionali del nostro Paese con l’obiettivo di fornire uno strumento utile per pianificare interventi in grado di affrontare – con la necessaria competenza scientifica – patologie che stanno diventando una vera e propria emergenza sanitaria”.