E’ in aumento. Molti anziani non sanno di averla finchè uno svenimento o la comparsa di affanno del respiro portano il paziente dal cardiochirurgo. Ma oggi una statina può evitare la sostituzione della valvola, a patto di assumerla precocemente
Bologna, 24 giugno 2007 – La stenosi aortica, cioè il restringimento della valvola che collega il cuore con l’arteria principale, l’aorta, è una malattia sotto-diagnosticata: ne sono colpiti dal 2 al 7% degli italiani dopo i 70 anni. Calcolando un valore medio del 4%, si stimano in Italia poco meno di 700mila anziani colpiti. La percentuale è variabile perché si tratta di una malattia subdola e sotto-diagnosticata che può rimanere silente anche per anni prima di presentarsi in forma così grave da richiedere l’intervento chirurgico, finora l’unico rimedio. Ma i risultati di una serie di studi presentati al XIX congresso dell’International Society for Heart Research (ISHR) che si è aperto ieri a Bologna alla presenza di 2.500 ricercatori, hanno dimostrato che il trattamento in fase precoce con una statina – gli studi più recenti riguardano la rosuvastatina -, se somministrata in pazienti con una forma non ancora severa di valvulopatia, è in grado di rallentare l’evoluzione della patologia. “Questo risultato ha ricadute di enorme importanza e dimensione dal punto di vista della salute e della sanità pubbliche –afferma il prof. Roberto Ferrari, presidente dell’ISHR e del congresso – La stenosi aortica riguarda infatti una parte molto ampia di popolazione e con l’aumento della vita media e la cronicizzazione di molte malattie dell’anziano, è in aumento ed è destinata ad aumentare ancora”. “La rosuvastatina si è dimostrata in grado di rallentare l’evoluzione della stenosi aortica – spiega il prof. Claudio Rapezzi della cardiologia dell’ospedale S. Orsola-Malpighi di Bologna – e di evitare, se somministrata ad uno stadio precoce della patologia, l’operazione chirurgica sulla valvola aortica, intervento che rappresenta tra la prima e la seconda causa di operazione cardiochirurgica nelle persone con più di 70 anni”. Al congresso ISHR sono molti i temi in discussione. “Faremo lo stato dell’arte della ricerca sulle cellule staminali – spiega il prof. Luigi Tavazzi, co-presidente del congresso – con 800 pazienti al mondo in cui sono state utilizzate; vengono poi discussi il disegno e le prospettive dello studio GISSI sullo scompenso e le ultime tecniche di visualizzazione della placca aterosclerotica”.La stenosi aortica è caratterizzata da una progressione costante di severità, il restringimento della valvola peggiora nell’arco di 4-5 anni, il rischio è lo scompenso o la morte improvvisa. C’è un notevole problema di mancato riconoscimento precoce, fino a quando la patologia giunge ad uno stadio di estrema severità che impone l’operazione chirurgica. “Per questo – spiega il prof. Rapezzi – è essenziale in chi ha rilievi anche generici come un soffio cardiaco comparso in età avanzata, recarsi dal medico di famiglia che indirizzerà, se del caso, il paziente alla visita specialistica. Nella fase avanzata i sintomi più caratteristici della stenosi aortica comprendono lo svenimento improvviso, l’affanno di respiro e l’angina pectoris. I risultati degli studi presentati all’ISHR – spiega il prof. Ferrari – si inseriscono in un filone di ricerca molto interessante che estendono la sfera d’azione delle statine dai vasi alle valvole, al muscolo cardiaco (terapia dello scompenso cardiaco) alle aritmie (prevenzione della fibrillazione atriale e della morte improvvisa). Un ulteriore passo avanti della ricerca farmacologia verso il miglioramento della condizione cardiovascolare, in particolare dell’anziano”.