5 Maggio 2009
CUORE, QUANDO IL SESSO FA LA DIFFERENZA. “I TRATTAMENTI MIGLIORI SONO RISERVATI AGLI UOMINI”
Ferrara, 30 gennaio 2009 – Ma le discriminazioni scompaiono se a indossare il camice bianco è una donna
Le donne con scompenso cardiaco sono curate peggio degli uomini. Non solo. A influenzare la qualità dei trattamenti è anche il sesso del medico: i camici bianchi maschi curano meglio i pazienti del proprio sesso, seguendo le direttive indicate dalle linee guida, discriminazione che invece non avviene quando a indossare il camice è una donna. È quanto emerge da uno studio, pubblicato sul “European Journal of Heart Failure”, condotto su 1857 pazienti arruolati in diversi centri tedeschi. Sono stati coinvolti 829 camici bianchi: medici di medicina generale (65%), internisti (27%), cardiologi (7%). “Potremmo cercare una spiegazione a questi risultati nel presunto timore di usare dosaggi di farmaci elevati nelle donne – spiega il prof. Roberto Ferrari, Presidente della Società Europea di Cardiologia (ESC) -. Ma dal punto di vista scientifico non è una giustificazione valida. Inoltre si è visto che, quando il medico è di sesso femminile, cura meglio anche i pazienti uomini rispetto ai colleghi maschi. Vanno quindi elogiate le donne medico. Credo che i risultati di questo studio condotto in Germania possano essere estesi anche al nostro Paese, anche se in Italia non disponiamo di dati così approfonditi”. È ancora lunga la strada da percorre per migliorare la cardiologia al femminile. “Da un alto – continua il prof. Ferrari – è importante attivare campagne di comunicazione perché le donne siano consapevoli di non essere immuni dalle malattie cardiovascolari. Se fino alla menopausa sono protette, superati i 60 anni hanno un livello di rischio cardiovascolare identico a quello degli uomini e oltre i 70 anni ancor più elevato. Va inoltre sottolineata la scarsa considerazione della comunità scientifica nei confronti delle donne malate. Per esempio i trial clinici sono eseguiti su pazienti di età compresa tra i 50-60 anni con malattie cardiovascolari, quindi in prevalenza uomini”. Per aumentare la sensibilità su questi temi, l’ESC ha promosso “A Woman’s Heart”, una campagna, ancora in corso, rivolta ai cardiologi per educarli a porre maggiore attenzione nei confronti delle donne. “E durante i nostri congressi – conclude il prof. Ferrari – si svolgono sempre simposi dedicati ai problemi cardiologici femminili e promuoviamo trial clinici che coinvolgano le donne”.