mercoledì, 11 settembre 2024
Medinews
23 Maggio 2007

COLESTEROLO E DONNE: NEMICO SOTTOVALUTATO. SOLO UNA ITALIANA SU 10 LO TEME

sez,467

Secondo un’indagine presentata a margine dell’ISA2006 ben il 30% del sesso femminile ignora i sintomi e non sa di essere già stato colpito da infarto o altre malattie di cuore

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Roma, 19 giugno 2006 – Le donne italiane non ritengono il colesterolo elevato fra i principali fattori di rischio per il cuore, ma sono comunque convinte che il suo valore vada controllato per evitare malattie cardiovascolari. Patologie che, tuttavia, non rientrano fra i principali timori del gentil sesso. I dati emergono da un’indagine condotta da Datanalysis – istituto di ricerca nell’area della salute – su un campione di mille donne, dai 50 anni in su, intervistate telefonicamente. L’indagine realizzata in occasione del XIV Simposio Internazionale sull’Aterosclerosi in corso alla Fiera di Roma dal 18 fino al 22 giugno ha confermato un dato già noto. “Le differenze fra uomo e donna esistono soprattutto in relazione ai sintomi, i cosiddetti ‘campanelli di allarme’ – aggiunge il prof. Cesare Sirtori, presidente del congresso – Il fatto è particolarmente preoccupante perchè spesso all’osservazione dello specialista arrivano donne con infarti mai diagnosticati o già affette da scompenso cardiaco”.

Più dell’infarto (ne ha paura solo il 12,7% delle intervistate, soprattutto nel Nord Italia), le donne over 50 sono preoccupate dal cancro della mammella che resta il timore principale per il 33,6% di esse, molte delle quali residenti nel Sud Italia e nelle isole. Seguono l’Aids-Hiv (12,3%) e l’ictus (12%, con prevalenza del Nord Italia). Quando poi si indaga da dove, a loro giudizio, vengano i rischi per il cuore, italiane non hanno dubbi: la causa primaria dei disturbi all’apparato cardiovascolare è da imputare inequivocabilmente alla pressione alta (49,7% delle intervistate). Risulta invece marginale il timore dal colesterolo elevato: solo il 10,5% lo reputa un fattore di pericolo. Più considerato il fumo (con il 20,%), meno l’alimentazione scorretta (9,7%). Due donne su tre, tuttavia, pensano che controllare periodicamente i valori del colesterolo contribuisca a prevenire sia infarto che ictus. Ma da chi ottengono informazioni sul tema le over50 italiane? In primo luogo il 33,1% delle intervistate, con uniforme distribuzione nazionale, apprende dal medico di fiducia tutto quello che c’è da sapere sul colesterolo. Seguono gli specialisti (20,9%), i quotidiani e le riviste (19,3%), i familiari e le amiche (20,5%). Per le donne italiane ascoltate da Datanalysis, i problemi legati al cuore restano, nonostante l’utilità dei controlli, un timore secondario. Aspetto che trova giustificazione nel fatto che il 51% del campione è dell’idea che queste patologie causino la morte più frequentemente negli uomini. Il 24,8% afferma, al contrario, che ciò avviene nelle donne, mentre, per il 20,3% non vi è alcuna differenza. Le differenze fra gli uomini e le donne esistono invece, per le intervistate, relativamente ai sintomi, ai cosiddetti campanelli di allarme. “Il fatto è particolarmente preoccupante – concorda il prof. Cesare Sirtori, presidente del XIV Symposium on Atherosclerosis – perchè per le donne i campanelli d’allarme – cioè i sintomi – sono meno avvertiti. Capita quindi allo specialista di vedere donne già colpite da infarto che rischiamo per questo motivo di andare incontro a scompenso o altri danni vascolari. Nel maschio il 20%, nelle donne il 30%.” Ma le conseguenze sono gravi. “Negli Stati Uniti la dr.Viola Vaccarino ha recentemente pubblicato sul New England Journal una ricerca che ha evidenziato che i medici, in generale ascoltano meno le descrizioni dei sintomi delle donne – continua il prof. Sirtori- e per questo il trattamento farmacologico prescritto loro è meno accurato. Le donne infatti vengono meno frequentemente sottoposte ad angiografia e altri esami per accertare le patologie”. L’indagine di Datanalysis, focalizza la percezione del rischio cardiovascolare dopo la menopausa. Correttamente, aumenta per oltre la metà del campione (51,3%); consistente però il gruppo di donne secondo le quali il pericolo, al contrario, diminuisce (il 10,7%), rimane uguale (25,8%), non sanno il 12,2%.
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