Il 70% dei pazienti nel Terzo mondo. Il 50% dei tumori potenzialmente prevenibili
Roma, 9 marzo 2004 – Nei prossimi 15 anni si stima che nel mondo si ammaleranno di cancro 20 milioni di persone. Ma il dato più allarmante è che il 70% di questi pazienti, 14 milioni di uomini e donne, vivrà nel terzo e nel quarto mondo, in Paesi che potranno disporre solamente del 5% delle risorse disponibili per il controllo della malattia. Non solo. Almeno il 50% dei nuovi casi di tumore si potrebbe addirittura prevenire: il 15% perché dovuto a infezioni e ben il 35% – vale a dire 3 milioni e mezzo di cittadini, gli abitanti di una metropoli – per il fumo di sigaretta. A rappresentare questo scenario è il prof. Francesco Cognetti, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena (IRE) di Roma durante il suo intervento al convegno “Un nuovo progetto contro il cancro”, tenutosi oggi al Centro Congressi Raffaele Bastianelli. Numeri a dir poco allarmanti, dunque, che non possono lasciare insensibili e soprattutto – come sostiene Cognetti – impongono alla comunità scientifica internazionale una presa in carico e la messa a punto di interventi mirati. Una strada che l’IRE ha già iniziato a percorrere. “Attraverso la Direzione generale delle Relazioni scientifiche e culturali del ministero degli Affari Esteri – spiega il prof. Cognetti – abbiamo già attivato collaborazioni con Tunisia, Israele e Corea del Sud. Nei prossimi mesi il progetto si allargherà anche a Brasile, Burkina Faso, Cina, Giordania, Iran, Libia, Nepal, Russia e Siria. L’obiettivo è di condividere le esperienze in settori scientifici di formazione, incentivare lo scambio di studenti, dottorandi, ricercatori e docenti, organizzare periodi di studio, stage e work-shop bilaterali”.Contemporaneamente, per chiudere questo circolo virtuoso di acquisizione di conoscenze e traduzione immediata al letto del paziente, negli ultimi due anni 9 giovani ricercatori clinici dell’Istituto sono stati inviati per lunghi periodi di stage (almeno 1 anno) in prestigiosi centri di eccellenza internazionali, per favorire la loro formazione sulla ricerca traslazionale. “L’acquisizione da parte dell’Istituto di figure che abbiano la doppia valenza di clinici e di ricercatori sperimentali – sostiene infatti il direttore scientifico dell’IRE – rappresenta probabilmente il più sicuro investimento, al fine di attuare attività in questo settore e di accelerare il passaggio alla clinica delle acquisizioni della ricerca sperimentale”.
Si tratta di una filosofia e di un progetto di lavoro che l’IRE sta portando avanti ormai da tempo, come dimostrano i dati delle attività dell’ultimo triennio. “L’Istituto Regina Elena (IRE) – afferma il prof. Cognetti – è il motore di alcuni tra i maggiori progetti di ricerca nazionali e internazionali ed è punto di riferimento di un network di centri di eccellenza, network che al momento rappresenta l’unica forma di organizzazione della ricerca nel settore dell’Oncologia capace di fornire risultati tangibili e fruibili in tempi ragionevolmente brevi da parte della comunità dei pazienti. Solo lo scorso anno sono stati attivati 148 protocolli clinici in cui sono stati arruolati 1296 pazienti. Nel 2003 l’IRE è stato ed è coordinatore nell’ambito di sperimentazioni multicentriche di 22 studi clinici. I progetti finanziati dalla Comunità Europea hanno raggiunto nel corso degli ultimi tre anni livelli di eccellenza scientifica tali da ottenere la riconferma dei finanziamenti nel VI Progetto Quadro ed il finanziamento di un altro progetto, partito il primo gennaio 2004”.
L’avanzamento delle conoscenze della biologia molecolare dei tumori ha inoltre portato all’identificazione di diverse molecole correlate con la diagnosi e la prognosi di molte neoplasie. Questo dato è confermato dall’aumento della produttività della linea di ricerca rivolta all’identificazione degli indicatori molecolari di nuova generazione ed a convalidare il ruolo prognostico di marcatori biopatologici, il cui valore non è ancora chiaramente definito dai risultati della letteratura. “Questi studi, spesso accompagnati da uno screening sulla popolazione – spiega ancora il prof. Cognetti – sono indirizzati da una parte all‘individuazione, soprattutto nei tumori a prognosi peggiore (polmone, melanoma, tumori cerebrali, colon, fegato), di nuovi marcatori molecolari e plasmatici per ottenere un possibile miglioramento della diagnosi precoce e dall’altra alla validazione di fattori prognostici o predittivi di risposta alla terapia (angiogenetici, biologici, molecolari)”. Gli studi, condotti presso l’Istituto Regina Elena, in una stretta collaborazione tra ricercatori clinici e sperimentali, hanno portato a risultati di notevole interesse, che hanno trovato il loro sbocco naturale nel nuovo progetto di siero-proteomica finanziato dai fondi Italia-USA a cui l’IRE partecipa svolgendo un ruolo di primo piano.
“Per quanto riguarda l’attività clinico-terapeutica – conclude il direttore scientifico – l’Istituto ha partecipato a numerosi trial internazionali, disegnati per rispondere a importanti quesiti sul trattamento di diverse neoplasie. In particolare dall’Istituto è scaturito il disegno dello studio che recentemente ha dimostrato il beneficio in termini di sopravvivenza dell’associazione chemio-radioterapia rispetto alla sola radioterapia in pazienti con neoplasia della testa e collo localmente avanzata, già trattati con chirurgia. Inoltre, l’Istituto ha dato un ampio contributo allo studio mondiale di ormonoterapia adiuvante (circa 9.300 le pazienti affette da carcinoma mammario operato coinvolte), studio che ha definito la superiorità di un inibitore dell’aromatasi rispetto al classico tamoxifene. Per quel che riguarda i nuovi agenti antitumorali, prevalentemente diretti verso bersagli specifici, sono in corso di sperimentazione in fase II o III 14 nuovi farmaci antitumorali in 20 studi clinici. L’IRE ha istituito un Laboratorio di Farmacocinetica per l’avvio di studi di fase I, mirati cioè alla definizione della dose da utilizzare e alla valutazione della tossicità di prodotti introdotti per la prima volta nella sperimentazione clinica”.
“Grande impegno – sottolinea il prof. Luigi Giusto Spagnoli, Commissario Straordinario degli IFO (Istituti Fisioterapici Ospedalieri: Regina Elena e San Gallicano) – viene dedicato ovviamente anche all’assistenza al malato e all’umanizzazione del servizio. Tutte le possibili forme di continuità assistenziale, oltre a fornire un servizio completo al paziente e alla sua famiglia, sono un’occasione per estendere la ricerca traslazionale anche ai campi meno esplorati delle terapie palliative e di controllo del dolore a favore dei malati terminali. In tal senso va anche la programmata realizzazione di un Hospice: in proposito è stata presentata al Ministero della Salute una nuova richiesta di finanziamento. Il piano di sviluppo dell’Istituto – conclude il prof. Spagnoli – se condiviso ed adeguatamente sostenuto dalle Istituzioni di Riferimento, consentirà all’IRE di posizionarsi e caratterizzarsi strategicamente quale Istituto Oncologico di alta specializzazione e quindi di riferimento scientifico e clinico regionale, nazionale ed internazionale”.