I dati diffusi oggi a Verona al 9° Congresso “Asma Bronchiale e BPCO: Obiettivi, Rimedi, Strategie”
Verona, 19 gennaio 2006 – Oltre 1 milione di giornate di degenza all’anno: è il prezzo che pazienti e sistema sanitario devono pagare per il diffondersi della BPCO, malattia responsabile del 50% delle cause di morte per motivo respiratorio. Patologia invalidante, destinata, secondo l’OMS, a costituire la terza causa di morte e la quinta di disabilità entro il 2020, la BPCO ha un impatto socio economico rilevante dai costi altissimi. Se ne è parlato oggi in occasione del 9° Congresso “Asma Bronchiale e BPCO: Obiettivi, Rimedi, Strategie” in corso a Verona e coordinato dal prof. Roberto W. Dal Negro, direttore della Pneumologia dell’ospedale di Bussolengo. “Un paziente – spiega il professore – costa in media 1261,25 euro, (2100 nel Veneto) all’anno e i ¾ di questi sono imputabili a ricoveri ospedalieri per complicanze o riacutizzazioni. E il costo lievita all’aggravarsi della patologia fino a raggiungere i 7mila euro all’anno nelle forme più gravi (3911,70 nel Veneto)”. Cifre da capogiro, in un contesto dove gli accertamenti diagnostici pesano un irrisorio 17% sul bilancio di gestione totale. Non è solo la BPCO a risultare “cara” per il servizio sanitario pubblico, anche l’asma ha un forte impatto economico e sociale. “Il costo medio di un paziente asmatico – aggiunge Dal Negro – è di 1005 euro l’anno e può arrivare a 2457,30 nelle forme più gravi. Se i costi diretti superano il 70%, quelli indiretti e quelli relativi alla sola assenza dal lavoro (un asmatico perde in media 22 giorni lavorativi all’anno per la malattia) ammontano al 20%”. Sono numeri su cui riflettere, alla luce degli studi che evidenziano ogni giorno di più come queste patologie possano essere tenute sotto controllo. “A una condizione però – specifica Dal Negro – che vengano gestite tempestivamente con strategia appropriata. E su quel fronte siamo ancora lontani anni luce: è stato calcolato che solo nel Veneto sono necessari 5-7 anni prima che un malato effettui un test funzionale a scopo diagnostico, tempi epocali ed inaccettabili”.L’effetto più evidente della tendenza a sottodiagnosticare le malattie del respiro è il mancato controllo della patologia e il conseguente aumento delle ospedalizzazioni e dei costi sanitari in generale: “Da uno studio condotto nel Triveneto e pubblicato su Monaldi Arch. Chest Dis. nel 2002 – è emersa infatti una correlazione diretta tra terapie farmacologiche adeguate e minori costi sanitari: un mancato controllo comporta quindi una lievitazione dei ricoveri e dei costi diretti, che nel Veneto costituiscono oltre il 70% del bilancio totale di gestione di un paziente con BPCO, che ammonta a 280 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i 207 milioni necessari per curare l’altra malattia respiratoria per eccellenza, l’asma”. Risulta qundi che le due patologie determinano una spesa di quasi mezzo miliardo di euro ogni anno. A questi costi diretti vanno aggiunti quelli indiretti, come le giornate di lavoro perso e il forte impatto della malattia sulla qualità di vita del paziente.
Le ragioni di questa mancata attenzione nei confronti delle patologie respiratorie vanno ricercate in una scarsa attenzione e investimento nella pneumologia. “Oggi – commenta il prof. Dal Negro – le malattie del respiro, soprattutto la BPCO, si confermano le “cenerentole” della programmazione sanitaria e solo poche regioni hanno programmato azioni coordinate e finalizzate al contenimento della patologia”.
Per l’occasione saranno presentati anche nuovi modelli economici per la valutazione della convenienza delle scelte gestionali e terapeutiche.