Modena, esperti a convegno per aggiornare le linee guida sulla malattia
Modena, 31 marzo 2004 – Il fumo passivo favorisce la comparsa di sintomi da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), anche in presenza di una ostruzione modesta. Non soltanto i fumatori attivi quindi, ma anche chi vive e lavora in ambienti dove si fuma abitualmente, correrebbe il rischio di manifestare tosse, espettorato, senso di ostruzione delle vie respiratorie. È quanto è emerso dal congresso internazionale che si è tenuto nei giorni scorsi a Modena dove i maggiori esperti mondiali si sono riuniti per aggiornare le linee guida di BPCO, asma e rinite allergica. È stata inoltre ribadita l’importanza di promuovere la spirometria semplice, esame non invasivo capace di evidenziare eventuali deficit di respiro di tipo ostruttivo, come esame di screening in tutte le persone a rischio, in particolare incrementandone l’uso da parte del medico di famiglia.Gli esperti hanno messo in luce come le malattie respiratorie, BPCO in testa, si confermino tra le emergenze sanitarie del futuro. A pagare il prezzo di inquinamento ed esposizione al fumo di sigaretta, attivo e passivo, sono soprattutto le donne. “Entro il 2015 – ha spiegato il professor Leonardo Fabbri, direttore della Clinica di Malattie Respiratorie dell’Università di Modena, unico italiano tra i 10 esperti del comitato scientifico internazionale di GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease) – è stato infatti stimato che la broncopneumopatia cronica ostruttiva registrerà il 50% di casi in più negli uomini Il dato più sconfortante riguarda però il sesso femminile: la prevalenza della BPCO nelle donne entro 15 anni è destinata infatti ad aumentare del 130%”. Responsabili di questa preoccupante accelerazione non soltanto l’inquinamento industriale e urbano ma anche la diffusione del vizio del fumo tra le donne.
Senza opportuni interventi, la patologia è destinata a diventare una delle maggiori emergenze sanitarie a livello mondiale. La necessità di interventi efficaci spiega l’importanza assegnata alla diffusione della spirometria come strategia di prima linea per tenere sotto controllo la malattia, obiettivo fondamentale nella lotta alla BPCO.
Secondo stime recenti, ottenute in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono ormai 4 milioni gli italiani costretti a convivere con la broncopneumopatia cronica ostruttiva e 18.000 le persone decedute ogni anno a causa della malattia. La BPCO è inoltre l’unica malattia per cui sia stata registrata una riduzione della aspettativa di vita: se i decessi per coronaropatie sono infatti diminuiti del 59%, per infarto del 64% e per altre malattie cardiovascolari del 35%, le morti per BPCO sono aumentate del 163%. .
Le novità riguardano anche le terapie: gli esperti riuniti a Modena hanno raccomandato il ricorso ai broncodilatatori di lunga durata di azione nei pazienti con broncostruzione scarsamente reversibile e di limitare l’uso della teofillina ai soli casi di riacutizzazione. Gli steroidi sono stati confermati come trattamento preferenziale nei casi di ostruzione grave e frequenti riacutizzazioni.
Ma l’ ‘allarme respiro’ non riguarda solo la BPCO. L’asma è ormai un problema di salute pubblica non solo nei paesi industrializzati ma anche in quelli in via di sviluppo. La patologia, che tende a colpire in giovane età condiziona anche pesantemente la vita di chi ne è colpito. La qualità di vita degli asmatici dipende in larga misura dal livello di controllo della malattia. L’asma appare ancora oggi sottodiagnosticata e la compliance da parte del paziente è spesso limitata, riducendo i benefici delle cure. “Il GINA – spiega il professor Maurizio Vignola, pneumologo dell’università di Palermo e responsabile del programma italiano di GINA – è un programma rivolto al miglioramento e alla standardizzazione della diagnosi e della terapia dell’asma”. In particolare è importante educare il paziente, e il ruolo del medico di famiglia strategico per una buona compliance, per tenere sotto controllo i fattori di rischio, stabilire piani terapeutici personalizzati e piani di azione per le emergenze.
La società industrializzata è ritenuta responsabile dell’aumento dei casi non solo di asma ma anche di rinite allergica. Questa patologia colpisce il 10-25% della popolazione mondiale e la prevalenza è aumentata del 10-12% parallelamente al diffondersi di urbanizzazione e industrializzazione. Il dato appare anche più preoccupante in considerazione del legame tra questa affezione respiratoria e l’insorgenza della più grave bronchite asmatica. Per quanto riguarda questa patologia i convenuti al convegno hanno puntualizzato in particolare l’importanza di aggiornare periodicamente non tanto i medici quanto il farmacista sulle terapie più efficaci contro la rinite. È stato dimostrato infatti come l’utente si rivolga quasi esclusivamente a questo operatore sanitario per curarsi.