Leonardo Santi: “E’ importante stabilire regole precise per la conservazione e l’accesso al patrimonio custodito nelle biobanche, proteggendo la privacy”
Genova, 1 luglio 2004 – Sono vere e proprie banche. Non conservano denaro però, ma micro-organismi, cellule umane e parti replicabili da utilizzare per la ricerca e la cura delle principali malattie di origine genetica, dei tumori e delle malattie cardiovascolari. Stiamo parlando delle biobanche, strutture di conservazione del patrimonio genetico della popolazione. Per regolare questo settore in forte crescita, affrontare al meglio le problematiche relative ai test genetici e ai criteri di certificazione, la Scuola Superiore di Oncologia e Scienze Biotecnologiche, il Centro Nazionale per le Risorse Biologiche e l’Ospedale Galliera di Genova hanno organizzato il primo corso nazionale sui criteri per una certificazione di qualità del materiale biologico. L’iniziativa avrà luogo a Genova, all’Ospedale Galliera, il 2 luglio, ed è rivolto a ricercatori che curano la conservazione di questo prezioso materiale biologico (microrganismi, genomi, plasmidi, DNA, cellule e tessuti di origine umana e animale) insieme a informazioni molecolari come databases utilizzabili in ambito bioinformatico per elaborare e mettere a disposizione informazioni collegate all’ereditarietà e al finanziamento di sistemi biologici. Il corso sarà svolto dai responsabili delle principali banche che svolgono la loro attività in Italia con la partecipazione del Prof. Louis Rechaussat dell’INSERM di Parigi che è attualmente il coordinatore del progetto OCSE per realizzare un Centro internazionale di riferimento per queste attività.Il rapido avanzamento degli studi sul genoma umano, sulle proteine e sulle funzioni dei geni nello sviluppo di importanti patologie, ha comportato peraltro una proliferazione incontrollata delle raccolte di materiale biologico umano, vegetale ed animale per cui si sono costituite in modo non programmato raccolte di vario materiale biologico in ospedali, cliniche e dipartimenti universitari, Istituti di ricerca e cura ed anche Centri privati. Da una prima indagine compiuta dall’Osservatorio Collnet è stato possibile rilevare l’esistenza di oltre 1.000 biobanche nella maggior parte dei casi di piccola entità, senza che esistano regole uniformi. “Per ovviare a questa assenza di regole – commenta il prof. Leonardo Santi, presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie – sono state delineate specifiche linee guida europee che hanno lo scopo di regolamentare normative, metodiche, l’impiego dei test, gli screening genetici sulla popolazione, i criteri di certificazione e la distribuzione dei campioni. Affrontano inoltre un’altra questione fondamentale, quella della privacy”.
Le biotecnologie, l’utilizzo in modo programmato di organismi interi, singole cellule o loro componenti molecolari (enzimi), costituiscono certamente una delle nuove frontiere nel campo della ricerca scientifica applicabile alla medicina. Per sfruttarle al meglio è necessario promuovere centri di raccolta efficienti, le biobanche, dove il materiale biologico dal quale estrarre il DNA che compone il genoma umano viene conservato e organizzano in modo da collegarlo ai dati anagrafici, clinici e genealogici degli individui donatori.
E’ quindi indispensabile provvedere a costituire una rete di alta qualità, mettendo a punto misure di sicurezza per la conservazione di queste preziose collezioni, e per stabilire criteri di accreditamento e certificazione a garanzia della qualità del materiale conservato che dovrà poi essere utilizzato per ottenere validi risultati nello studio, la diagnosi e la ricerca di numerose e gravi malattie.
“È importante impegnarsi – sottolinea il prof. – perché vengano create reti a livello europeo che colleghino i diversi centri e rendano disponibili in breve i materiali e i dati conservati. E proprio per promuovere la ricerca e lo scambio di queste informazioni è nato anche il Centro Nazionale per le Risorse Biologiche (CNRB), che riunisce diversi enti dediti al biotech e si pone come obiettivo lo sviluppo di studi e ricerche nel settore delle biotecnologie e la realizzazione di programmi di promozione del trasferimento tecnologico, la nascita e il collegamento di reti e tra il mondo della ricerca e quello industriale, di piattaforme e metodologie nel settore delle scienze della vita”.
Il Centro e il suo ruolo hanno ottenuto riconoscimento attraverso il contributo fornito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e tramite la convenzione siglata con il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie per l’analisi dei dati inerenti le banche biologiche internazionali e la messa a punto di procedure uniformi. È stato infine concesso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Genova e Imperia un contributo per lo sviluppo dell’Osservatorio regionale sulle Biotecnologie e sulle Risorse Biologiche, un network informatico per la gestione delle conoscenze e competenze nel settore.