martedì, 10 settembre 2024
Medinews
24 Gennaio 2003

ASMA, PIU’ CASI AL SUD RISPETTO AL NORD ITALIA AL VIA UN OSSERVATORIO NAZIONALE

Per la prima volta fotografata la situazione della penisola
La denuncia dei pazienti: siamo stati dimenticati dal nuovo prontuario

Verona, 24 gennaio 2003 – Sottovalutata, poco trattata, con pesanti conseguenze per i pazienti e i costi sociali. Per la prima volta è stata misurata in modo scientifico la diffusione dell’asma nel nostro Paese. Uno studio condotto dal professor Roberto De Marco, epidemiologo dell’Università di Verona, sta suscitando grande attenzione nella comunità scientifica. La ricerca ha coinvolto 20.000 pazienti e 9 centri (Verona, Torino, Pisa, Sassari, Siracusa, Sassuolo, Udine, Pavia e Livorno) allo scopo di valutare la diffusione della malattia, la qualità del trattamento e i costi nei pazienti giovani con asma (dai 20 ai 40 anni). Nel Nord Italia si registra il 4% di diffusione della malattia, nel Sud il 5,3% con una media nazionale che si attesta sul 4,5%.

“Un dato che non ci aspettavamo – spiega il professor Giovanni Viegi, epidemiologo dell’Università di Pisa che ha preso parte allo studio – ma che viene confermato anche dal fatto che Sicilia e Sardegna sono le Regioni della Penisola con i tassi più alti di asma tra i giovani. Probabilmente – spiega l’epidemiologo – il clima favorisce lo sviluppo di allergeni, alla base dell’insorgenza dell’asma”. Dallo studio emerge che solo un paziente su cinque viene curato secondo le linee guida internazionali, il 60% non è tenuto sotto controllo, un altro 20% viene seguito in modo inadeguato. E le conseguenze sono pesanti: ben il 20% degli asmatici italiani trascorre una settimana al mese fortemente menomato nella vita di relazione e lavorativa; il 63% afferma di non poter più svolgere con regolarità attività fisica.
A questi dati si affiancheranno entro breve quelli che il dr. Roberto Dal Negro, primario della divisione di pneumologia dell’ospedale “Orlandi” di Bussolengo, sta raccogliendo per l’Osservatorio dell’Asma voluto dall’Unione Italiana Pneumologia. “Il progetto – spiega Dal Negro – è basato in particolare sul fatto che non esiste oggi in Italia un punto di vista affidabile, obiettivo e aggiornato sulle malattie pneumologiche e che, data la forte incidenza delle patologie respiratorie, si sente la necessità di avere a disposizione indici epidemiologici certi. Non dimentichiamo – conclude Dal Negro – che gli asmatici diagnosticati in Italia sono oltre 6 milioni e che lo scorso anno i decessi accertati per malattie dell’apparato respiratorio sono stati 17 mila” .
“Un dato su cui riflettere – afferma il professor Giuseppe Girbino, pneumologo dell’Università di Messina –. L’asma non è una sindrome ma una malattia su base organica caratterizzata da una infiammazione verso la quale la persona asmatica è costituzionalmente predisposta. Il ruolo dello specialista, quindi, è di diffondere un nuovo modo di considerare la malattia per cambiare l’atteggiamento mentale a tutti i livelli medici e dei pazienti. Nonostante le importanti campagne di informazione condotte dalle associazioni, infatti, sono ancora molti gli asmatici che si dimenticano di essere tali nei periodi, spesso anche lunghi, in cui stanno bene”. E le associazioni dei pazienti, in questo senso, stanno scendendo in campo non solo con campagne di informazione ma coinvolgendo gli stessi malati in iniziative e sondaggi per far emergere le vere esigenze degli oltre 6 milioni di italiani che quotidianamente devono fare i conti con questa patologia. L’iniziativa più recente e innovativa è stata condotta dall’Unione Nazionale Asmatici (UNA) che ha voluto mettere in evidenza le aspettative e le esigenze del paziente non inteso solo che malato al quale va somministrata una cura ma come cittadino quindi inserito in un contesto sociale. “Consapevoli del nostro ruolo – afferma la dottoressa Paola Turco vicepresidente nazionale UNA – abbiamo deciso di dare vita ad un processo conoscitivo nel mondo del paziente respiratorio, capace di indagare, oltre al suo vissuto di paziente, anche il suo vissuto socio economico e, soprattutto, le sue aspettative nei confronti del mondo delle Istituzioni. Abbiamo condotto un’indagine su un campione di 994 pazienti adulti distribuiti su tutto il territorio nazionale con storia clinica di asma bronchiale da almeno due anni. Ne è emerso un quadro del tutto nuovo. Il paziente ha dimostrato di sapere cosa vuole; tutti, si dicono soddisfatti della cura che, secondo le linee guida più attuali prevede una terapia regolare basata sull’uso di broncodilatatori e antifiammatori e di fronte ad un obbligo di risparmio (circostanza imposta da una legge restrittiva), all’unanimità, si dichiarano non disponibili a vedere decurtato il loro attuale stato di benessere”. E a proposito di risparmio sulla spesa farmaceutica il dottor Antonino Mangiacavallo vicepresidente della UIP e ex sottosegretario di stato al Ministero della Salute ritiene che pazienti, medici e farmacisti, debbano giocare un ruolo importante al tavolo delle trattative: “Se a livello politico al tavolo della concertazione devono sedere da una parte il governo e dall’altra le aziende farmaceutiche, afferma – in ambito sociale è indispensabile reimpostare i ruoli del cittadino paziente, del medico di famiglia e del farmacista che dovrebbe rivendicare un ruolo diverso da quello attuale. Per quanto riguarda la pneumologia, in qualità di specialista – conclude – non posso che disapprovare il nuovo prontuario che penalizza enormemente gli asmatici rispetto ad altre categorie con disturbi non meno importanti, certo, ma che forse hanno un impatto sociale meno significativo anche dal punto di vista economico”.
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