Scoperti i geni che predispongono alla malattia che colpisce 150 milioni di persone. Domani si celebra la Giornata Mondiale promossa da GINA-Global Initiative for Asthma.
Roma, 3 maggio 2004 – La predisposizione all’asma si può leggere già nel feto materno e tra pochi anni sarà possibile intervenire geneticamente per correggere il difetto che condanna questi bambini a sviluppare la malattia. “Un numero crescente di studi – spiega il prof. Maurizio Vignola, dell’Istituto di Medicina Generale e Pneumologia dell’Università degli Studi di Palermo e responsabile della sezione di Immunopatologia e Farmacologia dell’Istituto IBIM-CNR di Palermo – ha messo in evidenza come l’interazione tra madre e feto rivesta un ruolo particolare nella successiva comparsa dell’asma. A livello fetale si realizza cioè una sorta di ‘programmazione’ che predispone alla comparsa del difetto respiratorio. Si è visto infatti che esposti a determinati fattori ambientali alcuni geni vengono soppressi mentre altri, in questo caso quelli ad attività pro-asmatica, vengono attivati. “L’individuazione di questi meccanismi – aggiunge il prof. Vignola – dovrebbe portare entro quattro o cinque anni a intervenire su questa ‘programmazione in utero’ per sviluppare una reale prevenzione primaria della malattia”. In questo campo l’Italia è all’avanguardia: tre centri – Palermo, Genova e Roma – sono impegnati nel Ga2len, il progetto più importante mai realizzato in Europa, che coinvolge 15 paesi e mira ad indagare le cause genetiche della malattia per prevenirla. “I geni coinvolti nella malattia – dice il prof. Sergio Bonini, dell’ Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare, CNR, Roma e direttore scientifico del San Raffaele H, Tosinvest Sanità – potranno essere studiati grazie ad un sistema di microarrays (in grado di studiare fino a 38.000 geni) presente in dotazione al San Raffaele, Tosinvest Sanità e reso disponibile come Service e Centro di Addestramento per tutte le Unità di Ricerca del progetto”. “I ricercatori italiani – aggiunge il prof Walter Canonica, direttore della Clinica di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Genova – studieranno in particolare i meccanismi alla base dell’infiammazione tipica dell’asma ma si concentreranno anche su altri aspetti, quali la nutrizione, la sensibilizzazione agli allergeni e i fattori ambientali, soprattutto inquinamento, interno ed esterno, e fumo di sigaretta”.
Sono quasi 150 milioni, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli asmatici nel mondo, 5 milioni solo nel nostro Paese. Il sensibile e costante aumento di nuovi casi è riconducibile in larga misura allo stile di vita occidentale, tanto che l’OMS ha previsto che entro il 2020 l’asma, insieme alle altre malattie respiratorie, costituirà la terza causa di morte nel mondo: una vera e propria emergenza. Da qui l’importanza per i ricercatori di prevenire l’insorgere dell’asma il prima possibile. Un intervento precoce giustificato anche dalla forte predisposizione genetica che accompagna la malattia. È stato calcolato infatti che se entrambi i genitori sono asmatici, il figlio avrà una probabilità del 70% di sviluppare l’asma. Se solo la mamma o il papà è asmatico, la probabilità scende al 40%. Da qui l’idea dei ricercatori di combattere l’asma su un nuovo campo di battaglia: l’utero della futura mamma.
Come detto, i risultati delle ricerche sono attesi entro pochi anni. Nel frattempo è importante concentrarsi sull’immediato, cercando di risolvere un problema importante: il controllo dell’asma. In molti casi la malattia rimane infatti sottodiagnosticata e sottotrattata. “Molti pazienti non seguono però la terapia di fondo, altri fanno spesso affidamento solo a quella sintomatica. – sottolinea il dott. Filippo Tesi, presidente di Federasma – Il 64% dei malati ignora gli obiettivi del trattamento antinfiammatorio e più del 40% non sa individuare i farmaci antinfiammatori tra quelli che assume normalmente. Sottovalutare e sottostimare la malattia – aggiunge il dott. Tesi – porta inevitabilmente ad altissimi costi personali e sociali: danni persistenti e progressivi, cronicità, frequenti e gravi riacutizzazioni, rischio di morte. Tra i costi sociali si possono individuare quelli diretti: prestazioni sanitarie, farmaci, assistenze, indiretti, come la mancata produttività”.
Le cause di questa scarsa compliance dipendono in parte dalla complessità dei trattamenti, in parte da lacune sul piano informativo e da pregiudizi. Queste ultime portano molti asmatici ad autoemarginarsi, con gravi ripercussioni sulla qualità di vita. “È importante tuttavia sfatare alcuni preconcetti, come l’opinione diffusa che chi soffre di asma o allergie non possa esercitare attività sportive. – dichiara il prof. Bonini – In realtà molte volte è vero il contrario: lo sport ha un effetto protettivo e preventivo per chi è a rischio di queste patologie respiratorie. Gli asmatici possono quindi tranquillamente soddisfare il loro desiderio di mantenere il corpo allenato, anche ad alto livello”.
Per affrontare il problema dell’aderenza e del controllo della malattia l’Oms ha indetto la giornata mondiale dell’asma che avrà luogo domani 4 maggio. In Italia la giornata si celebra con l’attivazione del primo numero verde sulla malattia (800.585.558), aperto dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 17. “L’iniziativa, promossa dall’UIP – spiega il prof. Vincenzo Fogliani, primario pneumologo presso l’Ospedale di Milazzo e presidente dell’Unione Italiana per la Pneumologia – consentirà agli utenti di ottenere preziose informazioni sull’asma, sulle terapie, sui centri pneumologici dove sottoporsi ad esami di controllo. Questo numero verde va inoltre ad aggiungersi a quello sulla BPCO, che da metà gennaio ad oggi ha ricevuto più di 1500 telefonate. Sempre in quest’ambito di divulgazione e informazione è stato inoltre ideato uno spot sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva che andrà in onda sulle principali reti nazionali entro poche settimane”. Attività come queste permetteranno di combattere la malattia su più fronti. Solo così sarà possibile fermare una patologia destinata altrimenti ad un inesorabile e progressivo aumento con una ripercussione importante sia sulla salute dei cittadini che sui bilanci sanitari degli Stati occidentali.