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29 Ottobre 2016

AIOM: “COL FONDO POSSIAMO CURARE MEGLIO I NOSTRI PAZIENTI IL PATTO CONTRO IL CANCRO SIGLI L’ALLEANZA FRA CLINICI E ISTITUZIONI”

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Roma, 28 ottobre 2016 – Il presidente Carmine Pinto: “Ottima la decisione del Governo di destinare 500 milioni per le terapie innovative. Ora vogliamo dar vita a un progetto più ampio per modificare l’assistenza a 360 gradi: dalla prevenzione alla diagnosi precoce fino alla riabilitazione”

Sono 7 i farmaci anticancro realmente innovativi che potranno essere resi subito disponibili ai pazienti grazie al Fondo di 500 milioni di euro istituito dal Governo. Si tratta da un lato di molecole completamente nuove, dall’altro di trattamenti già in uso e rimborsabili ma che hanno ricevuto dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) un’estensione delle indicazioni. La recente decisione del Governo può cambiare la vita di milioni di cittadini colpiti dalla malattia, perché queste armi possono allungare in maniera significativa la sopravvivenza garantendo una buona qualità di vita. Gli oncologi italiani ora chiedono un passo in avanti ulteriore, decisivo per cambiare i criteri dell’assistenza nel nostro Paese, un “Patto contro il cancro” che garantisca una strategia unitaria contro la malattia. È la proposta che 3.000 clinici faranno al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che domenica 30 ottobre alle 9.30 interverrà a Roma al XVIII Congresso nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica). “Ringraziamo il Premier e il Governo per aver istituito per la prima volta in Italia un Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci anticancro innovativi – spiega oggi nella conferenza di apertura del Congresso il prof. Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. In particolate questi 7 nuovi farmaci includono i trattamenti immuno-oncologici che rafforzano il sistema immunitario contro il cancro e le molecole ‘target’ che colpiscono precisi bersagli delle cellule tumorali. Una decisione importantissima, un primo passo nella direzione di un progetto più ampio, il ‘Patto contro il cancro’, in grado di incidere a 360 gradi sul modello di assistenza e sulla vita di milioni di pazienti”. “Solo così – continua il prof. Pinto – potremo curarli garantendo loro le cure migliori, con un’unica regia che vada dalla ricerca, alla prevenzione primaria, alla diagnosi precoce, alla riabilitazione, fino alle fasi terminali di malattia. Senza trascurare gli aspetti legati al reinserimento sociale e lavorativo”. “È chiaro che avere le terapie giuste al momento giusto è l’unica soluzione per rispondere in modo adeguato alla domanda di cure efficaci – continua la dott.ssa Stefania Gori, presidente eletto AIOM -. Ma serve una visione più ampia e strutturale che parta proprio dal Fondo. Altri Paesi si sono attivati da tempo, ad esempio negli Stati Uniti nel 1971 Presidente Richard Nixon firmò il National Cancer Act, sulla stessa linea nel 2015 il Presidente Barack Obama ha lanciato la Precision Medicine Initiative e a giugno 2016 il vicepresidente Joe Biden ha rilanciato la sfida contro il cancro con il progetto Cancer Moonshot. L’obiettivo è definire un nuovo modo di affrontare la malattia con un approccio a 360 gradi”. Nel 2016 nel nostro Paese si stima un aumento delle nuove diagnosi fra le donne (176.200) e una diminuzione fra gli uomini (189.600). “L’accelerazione dei tempi di accesso alle terapie deve rientrare in una visione più ampia e il ‘Patto contro il cancro’ potrà dar voce anche a altre richieste dei pazienti – conclude il prof. Pinto -. Il ritorno a una vita come prima implica la considerazione di molti aspetti, spesso sottovalutati. Ad esempio i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza non includono la riabilitazione oncologica. Il cancro determina bisogni riabilitativi specifici, non assimilabili alle altre malattie. Si tratta di una omissione particolarmente penalizzante per i pazienti, perché gli esiti dei trattamenti possono causare difficoltà non solo fisiche ma anche cognitive, psicologiche, nutrizionali, sessuali, sociali e lavorative. Senza la previsione specifica della riabilitazione oncologica nei LEA, le disparità territoriali nell’accesso alle prestazioni e ai servizi rischiano di aumentare”.

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