Facile, poco costoso e senza effetti collaterali, l’intervento viene praticato ancora su una percentuale irrisoria di pazienti con conseguenze socioeconomiche pesanti
Napoli, 24 novembre 2005 – Ogni anno 180mila persone solo negli Stati Uniti subiscono l’amputazione di un arto per una stenosi periferica. Una angio-plastica, intervento di facile esecuzione e gravato da effetti collaterali praticamente nulli, salverebbe l’arto all’85% di loro. In Italia la situazione appare ancora più critica. È emerso infatti che solo un 1 decimo dei pazienti con arteropatie periferiche viene curato o con angioplastica o con intervento chirurgico. Non solo, anche il 30% degli stroke causati dall’occlusione della arteria carotidea, potrebbero essere evitati grazie a questa tecnica ancora troppo poco diffusa nel nostro paese. “Non si tratta di un intervento difficile – spiega il prof Paolo Rubino, responsabile della Chirurgia Invasiva della Clinica Montevergine di Mercogliano – Al contrario l’angioplastica risulta ad oggi di facile esecuzione, poco costosa e senza complicanze. L’unico limite alla sua diffusione nei centri ospedalieri è la mancanza di una cultura adeguata”. Per rispondere a questa carenza è stata creata “ENDO-SCHOOL”, una scuola in itinere sulle tecniche interventistiche periferiche che coinvolgerà i 3 centri partecipanti di Mercogliano, Cotignola (Ravenna) e Mirano (Venezia). Di questa iniziativa e delle principali tecniche cardiologiche invasive si parla durante il corso di aggiornamento di interventistica periferica che si tiene oggi all’Hotel de Ville di Avellino a partire dalle 9. Verranno discusse e direttamente applicate tutte le tecniche possibili: il laser ad eccimeri per la ricostruzione delle arterie, la crioplastica e lo stent riassorbibile, ancora in fase sperimentale.L’aterosclerosi è la più comune delle disfunzioni a carico delle arterie e la principale responsabile delle malattie cardiovascolari, soprattutto infarto, angina, ictus. Questo restringimento può riguardare non solo le coronarie ma anche le carotidi e le arterie periferiche. Ne consegue un disturbo chiamato arteriopatia obliterante periferica, dovuta proprio al restringimento o all’ostruzione di arterie provocati dalla placca aterosclerotica. “I costi di queste malattie – commenta il prof Rubino – sono elevatissimi, prima di tutto dal punto di vista sociale: il paziente che sopravvive a un attacco cardiaco o a un ictus perde in molti casi la propria autonomia e richiede terapie continue per tutta la vita. L’assistenza di questi pazienti pesa anche sulle casse della Sanità: è stato calcolato infatti che i cardiopatici “costano” 855 milioni di euro all’anno.
L’aterosclerosi è curabile. “Per disostruire queste arterie – sottolinea Rubino – basta ricorrere a una tecnica, l’angioplastica, che consiste nell’inserire un catetere con palloncino gonfiabile all’interno dell’arteria ostruita. Quando il palloncino viene gonfiato si espande contro la parete dell’arteria ostruita riducendo il restringimento fino a ripristinare il flusso sanguigno. Il catetere viene poi sgonfiato e rimosso dall’arteria”. La tecnica è utile contro stenosi delle carotidi, delle succlavie, delle arterie renali, delle iliache, femorali e arterie sotto il ginocchio.
In Italia però assistiamo a un paradosso: l’angioplastica, nonostante la sua semplicità e utilità, fatica a entrare nella pratica medica comune. Proprio per diffondere la cultura di intervento preventivo si è decisa l’istituzione di una scuola molto particolare, la ENDOSCHOOL. “E’ rivolta – spiega Rubino – a 12 cardiologi invasivi già formati e prevede una parte teorica e una pratica. Le lezioni e la parte esecutiva vengono tenute nei 3 centri partecipanti di Mercogliano, Cotignola e Mirano. La novità è costituita dal simulatore. Si tratta di un macchinario innovativo che permette al cardiologo-allievo di mimare un intervento chirurgico, inserendo veri cateteri e stent. In questo modo i partecipanti beneficiano di una doppia esperienza, con il simulatore e con le attività dei 3 centri. “Si spera – conclude il prof Rubino – che con la scuola e i corsi di approfondimento come quello in corso oggi, si possa instaurare una vera cultura interventista che prevenga le peggiori malattie cardiovascolari e non si limiti a riparare i danni”.