Più di un milione di valvole impiantate senza alcun danno strutturale. Il prof. Ottavio Alfieri: “È un esempio che può favorire il cambiamento di mentalità in tutto il Paese”
Milano, 6 settembre 2006 – Ha cinquant’anni ma non li dimostra. Ha da sempre nel suo DNA la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie. Impiega circa 4600 dipendenti nel mondo ed è presente con le proprie terapie in più di 80 Paesi per servire oltre 5000 centri sanitari sia pubblici che privati. Dal 1977 ha prodotto più di un milione di valvole senza aver registrato alcuna rottura o malfunzionamento. È Sorin, la più grande azienda europea e tra le prime al mondo nel campo delle tecnologie biomediche cardiovascolari, che proprio quest’anno festeggia il cinquantennale. “Nacque nel 1956 – spiega il prof. Umberto Rosa, tra i fondatori del gruppo – grazie all’iniziativa dei due più importanti ‘colossi’ industriali dell’epoca, Fiat e Montedison, per affrontare il problema della produzione di energia a base nucleare. Sorin è infatti l’acronimo di Società Ricerche Impianti Nucleari. Negli anni ’60, di fronte alla prospettiva di chiusura dell’azienda per il processo di nazionalizzazione dell’energia elettrica, il know-how tecnologico già acquisito in tutti i settori della scienza venne trasferito nel campo biomedico. Da questa ‘conversione’ è nata Sorin Biomedica”. Enorme fu la ricaduta d’immagine in Italia e in Europa: è stata infatti l’unica società europea di ricerca in ambito nucleare ad essere trasformata in società industriale, con un forte contenuto di tipo tecnologico. Oggi la multinazionale è leader mondiale nelle tecnologie medicali per cardiochirurgia ed offre terapie innovative per il trattamento dei disturbi del ritmo cardiaco, nella cardiologia interventistica e nella cura delle patologie renali croniche. Innovazione, qualità e ricerca tecnologica sono gli elementi su cui si è sviluppata la sua crescita. “Un’azienda leader nel mondo come Sorin – afferma il prof. Ottavio Alfieri, titolare della cattedra di Cardiochirurgia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – può essere trainante per tutto il Paese: dispone delle tecnologie, di ottimi ricercatori e sa mettere a punto progetti. L’industria infatti deve essere in grado di interpretare le spinte al cambiamento, investendo in ricerca tecnologica, dei materiali e nell’assemblaggio delle varie tecniche”.
Fra i pochi esempi in Italia di collaborazione tra pubblico e privato, Sorin ha offerto ed offre un contributo essenziale allo sviluppo della conoscenza scientifica. “L’attività industriale da intendere come promotrice della ricerca – afferma il prof. Mario Condorelli, membro del Consiglio d’Amministrazione della multinazionale – in altre nazioni è la regola, nel nostro Paese invece l’eccezione. È indispensabile che avvenga un cambio di mentalità, creando grandi intese tra i giovani ricercatori europei e le industrie. Solo così potrà nascere una vera coscienza europea in grado di concorrere con il Giappone, gli Stati Uniti e con Paesi emergenti come l’India e la Cina”.
Sorin è cresciuta negli anni sviluppando proprie tecnologie ed integrando aziende acquisite negli Stati Uniti (basta citare Carbomedics), in Germania, in Francia ed in Italia. Grazie alla leva della Ricerca e Sviluppo interna, è in grado di progettare e sviluppare prodotti tecnologicamente innovativi e sicuri. La gamma dei dispositivi per il trattamento delle malattie cardiovascolari è il settore principale e comprende: pacemakers, defibrillatori, resincronizzatori, stent coronarici e periferici, valvole cardiache meccaniche e biologiche e sistemi per circolazione extracorporea ed autotrasfusione. Ecco alcuni dei prodotti sviluppati: Ovatio, il defibrillatore impiantabile più piccolo al mondo, pensato per rispettare la stimolazione fisiologica del cuore; S5, una macchina cuore-polmone di quinta generazione, rivoluzionaria per dimensioni e sistemi di allarme; Chrono, uno stent coronarico ricoperto di Carbofilm che ha dato risultati clinici straordinari. “Siamo stati i primi – afferma l’ing. Franco Vallana, Chief Scientific Officer del gruppo – ad usare il pericardio di bovino per produrre valvole biologiche (quando tutti usavano quelle di maiale) per ottenere valvole virtualmente identiche a quelle native; siamo stati i primi a sviluppare la stimolazione cardiaca biventricolare per il trattamento dello scompenso cardiaco, terapia oggi molto diffusa; abbiamo portato la emodiafiltrazione, cioè la dialisi, nel mondo. Prima ancora abbiamo capito che il carbonio pirolitico, la tecnologia da noi sviluppata per isolare l’atomo e renderlo inerte, era una tecnologia utilissima nel campo medico per le sue caratteristiche di emocompatibilità e biocompatibilità”. Un solo dato per comprendere l’eccellenza raggiunta: più di un milione di valvole meccaniche impiantate dal 1977 senza aver registrato alcun danno strutturale. È una cifra ancor più importante se si considera che oggi l’età media dei pazienti in ambito cardiochirurgico sta aumentando. “Le caratteristiche delle persone da curare – continua il prof. Alfieri – sono molto diverse rispetto al passato: oggi circa il 40% dei pazienti ha più di 70 anni al momento dell’intervento. E l’età avanzata implica il coinvolgimento di altri organi e apparati oltre al cuore”. Ma quali sono le prospettive di un’azienda come Sorin? “A fronte di un fatturato di 753 milioni di euro – conclude il dott. Drago Cerchiari, Amministratore Delegato del gruppo – la cardiochirurgia costituisce ancora il nostro settore principale, rappresentando il 56% del totale, seguito dal settore della stimolazione cardiaca con il 25%, da quello renale con il 14% e dal vascolare con il 5%. L’Europa è per noi il mercato prevalente con il 61% del totale, il Nord America segue con il 23%, il Giappone conta per il 7%, mentre il restante 9% è da attribuirsi al resto del mondo. Nei prossimi cinque anni pensiamo di continuare a crescere soprattutto grazie alla nostra capacità di innovare”.