Comitato scientifico editoriale: Giuseppe Aprile, Paolo Carlini, Massimo Di Maio, Domenica Lorusso, Silvia Novello, Giuseppe Procopio, Daniele Santini Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini
Oggi in Oncologia
Variations in Oncologist Recommendations for Chemotherapy for Stage IV Lung Cancer: What Is the Role of Performance Status?
Chemotherapy prolongs survival in patients with advanced non–small-cell lung cancer. However, few studies have included patients with poor performance status. This study examined rates of oncologists’ recommendations for chemotherapy by patient performance status and symptoms and how physician characteristics influence chemotherapy recommendations. We surveyed medical oncologists involved in the care of a population-based cohort of patients with lung cancer from the CanCORS (Cancer Care Outcomes Research and Surveillance) study. Physicians were queried about their likelihood … (leggi tutto)
Nell’era della terapia personalizzata e della biologia molecolare, il 70% circa dei pazienti affetti da carcinoma polmonare in stadio avanzato riceve ancora un’indicazione terapeutica sulla base di criteri prettamente clinici, con una notevole importanza per il performance status. Questa pubblicazione evidenzia come sia “facile” ed omogenea l’indicazione trasversale da più medici per quei pazienti con un buon performance status e quanto sia invece complicata e disomogenea qualora il paziente si presenti in condizioni generali scadute. In questo senso, potranno sicuramente venire in aiuto del clinico i PRO, che inevitabilmente affineranno la definizione del performance status soprattutto in quei casi borderline o francamente non indicativi di una condizione consona per un trattamento citotossico.
Outcomes following complete surgical metastasectomy for patients with metastatic renal cell carcinoma: a systematic review and meta-analysis
The benefit of complete surgical metastasectomy (CM) for patients with metastatic renal cell carcinoma (mRCC) remains controversial due to limited outcome data. Here, we performed a systematic review and meta-analysis to determine whether CM confers a survival benefit compared to incomplete or no metastasectomy (no-CM) for patients with mRCC. Ovid Embase, Medline, and Cochrane as well as Scopus databases were searched for studies evaluating CM in mRCC through 1/19/2016. Only comparative studies reporting adjusted hazard ratios (aHRs) for all-cause mortality of … (leggi tutto)
La storia naturale del carcinoma del rene è caratterizzata, non di rado, da un comportamento lentamente evolutivo. Questo ha supportato il ricorso nella pratica clinica, in particolare nella malattia oligometastatica, a procedure terapeutiche loco-regionali. Le evidenze scientifiche al riguardo sono costituite essenzialmente da dati retrospettivi in popolazioni eterogenee per sedi e numero di metastasi. Zaid et al. hanno condotto una meta-analisi con revisione sistematica della letteratura sul ruolo della metastasectomia radicale nel carcinoma renale. Otto gli studi di coorte esaminati per un totale di oltre 2.200 pazienti. Pur con tutti i limiti metodologici, la considerazione più rilevante che emerge è che la metastasectomia se radicale ha un impatto favorevole sull’outcome. In generale, possiamo sintetizzare come l’ottenimento della radicalità chirurgica, il numero di lesioni, non superiori a 3, la sede, in particolare quella polmonare o pancreatica, un lungo intervallo dalla nefrectomia, superiore ad 1 anno, ed un buon performance status sono elementi a supporto della metastasectomia nel ‘decision making clinico’. In ultimo, non del tutto chiarito rimane il ruolo del trattamento multimodale della malattia localmente avanzata e/o metastatica. Alcuni studi prospettici, come SURTIME (NCT01099423), CARMENA (NCT00930033), RESORT (NCT01444807), TARIBO (NCT02535351), due dei quali italiani, potranno rispondere in maniera più dettagliata sull’integrazione tra chirurgia e targeted therapies.
The Intratumoral Balance between Metabolic and Immunologic Gene Expression is Associated with Anti-PD-1 Response in Patients with Renal Cell Carcinoma
Pretreatment tumor PD-L1 expression has been shown to correlate with response to anti-PD-1/PD-L1 therapies. Yet, most patients with PD-L1+ tumors do not respond to treatment. The current study was undertaken to investigate mechanisms underlying the failure of PD-1-targeted therapies in patients with advanced renal cell carcinoma (RCC) whose tumors express PD-L1. Formalin-fixed, paraffin-embedded pretreatment tumor biopsies expressing PD-L1 were derived from 13 RCC patients. RNA was isolated from PD-L1+ regions and subjected to whole genome microarray and multiplex … (leggi tutto)
Studio retrospettivo condotto su 13 pazienti affetti da mRCC trattati con nivolumab. Obiettivo dello studio era l’identificazione dei meccanismi alla base del fallimento degli anti PD-1 in pazienti il cui tumore iperesprimeva PD-L1 (≥ 5%). Le analisi genomiche sono state condotte, prima di iniziare il trattamento, su biopsie tumorali paraffinate e hanno mostrato un’iperespressione di geni correlati con ‘pathways’ metaboliche (ad es. trasporto di soluti e nutrienti come il glucosio o processi quali la glucuronidazione epatica) in pazienti con mRCC resistenti a terapia con anti-PD-1. In particolare, è stata evidenziata un’iperespressione di geni coinvolti nel trasporto cellulare di soluti, quali UGT1A6 la cui principale funzione è promuovere la clearance di tossine e sostanze chimiche lipofiliche dalle cellule. Al contrario, i tumori di pazienti che rispondevano a nivolumab iperesprimevano markers immunologici come ad esempio BACH2 (regolatore della differenziazione dei linfociti T CD4+) e CCL3 (coinvolto nella migrazione leucocitaria). I risultati di questo studio, seppur retrospettivo e condotto su un numero esiguo di pazienti, suggeriscono che fattori metabolici intrinseci alle cellule tumorali possono contribuire alla resistenza al trattamento di RCC e possono fungere da fattori predittivi di risposta a tali agenti anti-tumorali.
Bevacizumab plus paclitaxel versus bevacizumab plus capecitabine as first-line treatment for HER2-negative metastatic breast cancer (TURANDOT): primary endpoint results of a randomised, open-label, non-inferiority, phase 3 trial
The randomised phase 3 TURANDOT trial compared two approved bevacizumab-containing regimens for HER2-negative metastatic breast cancer in terms of efficacy, safety, and quality of life. The interim analysis did not confirm non-inferior overall survival (stratified hazard ratio [HR] 1·04; 97·5% repeated CI [RCI] –∞ to 1·69). Here we report final results of our study aiming to show non-inferior overall survival with first-line bevacizumab plus capecitabine versus bevacizumab plus paclitaxel for locally recurrent or metastatic breast cancer. In this multinational, open-label, randomised phase 3 TURANDOT … (leggi tutto)
Is there room for bevacizumab in metastatic breast cancer?
Exciting advances in the therapy of metastatic breast cancer have occurred over the past decade. For example, median overall survival from first-line therapy in Her2-positive metastatic breast cancer exceeded 56 months in a recent trial of pertuzumab, traztuzumab, and docetaxel as first-line therapy. Additionally, median progression-free survival of oestrogen receptor-positive metastatic breast cancer now exceeds 24 months when letrozole and palbociclib is given as first-line therapy. Several novel compounds are currently being tested, with some, such as entinostat (a histone deacetylase inhibitor) and … (leggi tutto)
Le linee guida AIOM per il trattamento del carcinoma della mammella metastatico (edizione 2015), con raccomandazione positiva debole, suggeriscono che il bevacizumab può essere utilizzato in associazione alla chemioterapia di prima linea nelle donne con carcinoma mammario metastatico HER2 negativo. Le linee guida sottolineano però che, sulla base dei risultati degli studi randomizzati e delle metanalisi esistenti, a fronte di un beneficio modesto in sopravvivenza libera da progressione, esiste la presenza di effetti collaterali non trascurabili e non sono stati evidenziati vantaggi statisticamente significativi in sopravvivenza globale. In questo scenario, vanno inseriti i risultati dello studio TURANDOT, che mirava a dimostrare la non inferiorità della combinazione di bevacizumab e capecitabina rispetto alla combinazione di bevacizumab e paclitaxel. Il “delta” scelto per la dimostrazione della non inferiorità era pari al limite superiore dell’intervallo di confidenza dell’Hazard Ratio 1,33, criterio formalmente “rispettato” nel modello di Cox stratificato, ma non rispettato nel modello di Cox non stratificato. Va sottolineato che la combinazione di bevacizumab e capecitabina risultava inferiore rispetto alla combinazione con paclitaxel in termini di sopravvivenza libera da progressione e risultava associata a minore neutropenia, minore neuropatia e maggiore tossicità “hand-foot”. L’editoriale di Brufsky, che accompagna la pubblicazione dello studio TURANDOT, è possibilista sul ruolo di bevacizumab nel trattamento di prima linea del carcinoma mammario metastatico. Rimangono in ogni caso considerazioni critiche sull’assenza di fattori predittivi per l’efficacia del bevacizumab e, nello specifico dello studio TURANDOT, sul disegno di non inferiorità scelto per la conduzione dello studio.
Pillole dall’Aifa
16 settembre 2016 – Carenza Fludrocortisone acetato – modalità di richiesta d’importazione dall’estero
12 settembre 2016 – Indisponibilità di medicinali: amministrazioni e associazioni di settore sottoscrivono documento condiviso per risolvere problematica
DALLA CAPECITABINA AL TAS 102 Cosa cambia nelle fluoropirimidine orali nel trattamento del carcinoma del colon-retto metastatico
Milano, 29 settembre 2016 Ai primi 15 oncologi che invieranno la scheda di adesione ad Anna Delia di AIOM Servizi (fax 02/59610555 – e-mail: anna.delia@aiomservizi.it) saranno offerti iscrizione, viaggio ed eventuale soggiorno. Vi preghiamo di verificare se rientrate nei primi 15 iscritti telefonando alla Segreteria Organizzativa al numero 02.26683129
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